[XXXIX]
O voi ch'avete chiari gl'intelletti,
le menti giuste e negli animi amore,
temperati voleri e fermi petti,
speranti di salire a quello onore
del qual più là non può cercar disire,
se ben si mira con intero core,
deh, rivolgetevi alquanto ad udire
il mio parlare e attenti notate
il ver ch'ascoso cerca discovrire.
Le cose a me da Cibelè mostrate
veder non puote natural ragione
né altra industria exìl che voi abbiate,
se dentro alla divina regione
con fermo creder non passa la mente,
sanza cercar del come la cagione,
dentro la qual io dimoro sovente;
e ciò che certo credo intra' mondani,
quivi il discerno visibelemente.
Io conosco che li ben sovrani
e gl'infimi qua giù furon creati
interi, e ben, dalle divine mani,
e 'nnanzi a' nuovi secoli formati
essere in tre persone e una essenza
etterno il sommo ben da cui siàn dati;
e sanza alcuna natural potenza
nel virgineo ventre esser discesa
superna prole a purgar la fallenza
che nelle man di Pluto diede presa
la stirpe prometea, e che sì nacque
che la virginità non fu offesa;
similemente ancor come nell'acque
giordane prese quel santo lavacro
dalle man di colui che più gli piacque,
dando principio a quel misterio sacro
per lo qual rinasciam, gittando via
delli primi parenti il peccare acro;
ancora insieme orribile e pia
la morte pórta dal gravoso legno
così per pace altrui come per mia;
e dopo questa il rilevarsi degno
poi la spogliata Dite e il tornare
al padre suo con triunfal segno,
con quanto intorno a questa raccontare
al leone e al bue e all'uccello
piacque, e all'uom che scrisse sanza errare,
o qualunque altro che prima o poi d'ello
iscrisse, da costor non deviante,
con intelletto, o forse con pennello.
E lui ancora attendo ritornante
quando risurgerem tutti presuri
per sé ciascun com'e' fu operante;
e simile che 'l santo ardor che' duri
e' lieti casi, spirando del petto
de' sommi vati, ne disse venturi,
col genitore e 'l genito, uno effetto
dall'uno e l'altro igualmente spirando,
e con loro uno, è etterno e perfetto.
E una esser la chiesa militando
qui de' fedeli, dalla qual di fuori
alcuno a' cieli non sal triunfando;
e legittimi e giusti ancor gli amori
del matrimonio tengo, e il pentere
col confessar rimedio a' peccatori.
Così nel sacrificio è da tenere
in Cerere e in Bacco il divin cibo
s'asconda a noi per debole vedere,
sol ch'operato sia degno carribo
a così alti effetti, e che colui
ch'opera questo sia di degno tribo,
e quanto ancor dimostra ad altrui
cantando o predicando quella diva,
non se ne salva nullo fuor di cui.
E se nella presente vita attiva
d'Aristotile avesser gli alti ingegni
inteso con tal fede operativa,
chi dubita che egli i lieti regni
ora terrebbe con gli altri seguaci
ch'alla vita moral fur giusti segni,
sì come Moisé co' suoi veraci,
del mondo annullator rivolti a Dio,
come si dêe, sanza passi fallaci?
Al qual, credendo, ho tutto il mio disio
levato, e fermo ne' suoi regni il tengo,
lui conservando dentro al petto mio;
e col suo operar sì mi convengo
che parte alcuna di quel non s'inforsa
in me, ma tutto aperto lui sostengo;
e tanto seguirò dietro a quest'orsa
con mente pronta, lucida e sicura
che d'esta vita finirò la corsa,
l'anima a lui rendendo netta e pura;
con la mia Cibelè bella e discreta
mi rivedrò con etterna figura,
sempre con lei ne' cieli stando lieta.
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