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Giovanni Boccaccio
Comedia delle ninfe fiorentine

IntraText CT - Lettura del testo

  • [XLIII]
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[XLIII]

O care mie sorelle, per le quali

le vie a' regni miei son manifeste

a chi salire a quei vuol metter ali,

l'opere vostre licite e oneste,

diritte, buone, sante e virtuose,

di loda degne, semplici e modeste,

svelin le luci oscure e nebulose

d'Ameto, acciò che diventi possente

a veder le bellezze mie gioiose,

acciò che e', quanto all'umana gente

è licito vederne, sappia dire

tra' suoi compagni poi, di me ardente.

Vedete lui che tutto nel disire

di ciò ch'io parlo si dimostra acceso,

e per temenza nol sa discovrire,

sì dal terren tremore ancora offeso.




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