[XLV]
O anima felice, o più beata
ch'altra che spiri en la luce presente,
o graziosa vie più ch'altra nata,
come di noi ciascuna qui lucente
di chiaro lume vedi, tanto bella
quanto null'altra al mondo oggi vivente,
così nel ciel ciascuna appare stella
lucida e chiara di tanto sereno
quanto Titàn en la stagion novella.
E ne' dì primi dentro al divin seno,
per vertù vera del suo primo amore
di somma beninanza sempre pieno,
nascemmo, a dar del suo alto valore
chiarezza vera al mondo che dovea
avvilupparsi dentro al cieco errore.
E così belle, ciascheduna dèa,
innamorate sempre a' tuoi piaceri,
(de' raggi ardiam dell'alma Citerea),
come ne vedi, siamo: adunque i veri
effetti della mente tutti quanti
disponi a noi co' suoi giusti pensieri;
e mirandoci, pensa a quali amanti
saremmo degne di donar diletto,
se piegar ci potesser tutti i canti;
e sì li nostri visi nel tuo petto
forma, che senti l'etterna dolcezza
che donar puote, e dà, il nostro aspetto,
acciò che quindi pigli alta fermezza
a sostenere i già piaciuti amori
per cui ora cercavi in te fortezza.
Li qua' se tu da te non fai di fori
con fatti biechi, mai non se 'n giranno,
ma sempre acresceranno i loro ardori,
di te purgando ciò che puote inganno
(alla vita presente gravitate)
porger con briga noiosa o con danno.
L'ora già tarda alle nostre contrate
sollecita ne chiama; onde partire
quinci convienci, ove, l'ombre passate,
concedendolo Iddio, potrén reddire
e te contento far del nostro viso
per lo qual ardi con caldo disire.
E così come il cor non è diviso
di noi da te, benché non siam presenti,
così da noi il tuo non sia deciso
fin che del buon voler, che ora senti,
ti meritiam, trasportandoti in loco
dove si dànno interi godimenti,
faccendo l'uom felice dentro al foco.
|