[VI]
Legato con nuovo legame si tornò Ameto alla sua casa; e solo
alla bella ninfa pensando consuma i tempi suoi: le notti per adietro parute
corte alle gravi fatiche da Ameto prese negli alti boschi, ora da' focosi disii
lunghissime son reputate. Ameto, da non conosciute cure da lui sollecitato,
maladice le troppo lunghe ombre, né prima la luce entra ne' vegghianti occhi,
che egli, levato, con li suoi cani ricerca le selve e in quelle o va caendo o
truova o aspetta le belle ninfe; le quali ritrovate, lieto alle cominciate
cacce le séguita e con intento animo nelle cose loro graziose sapute da lui
volonteroso le serve: niuno affanno gli pare grave, niuno pericolo gli mette
paura. Egli, quasi più presto che i suoi cani divenuto, vedendolo Lia, con le
propie mani prende i più fieri animali. Egli tende loro le reti e quelle stende
e quelle ne porta, e quasi nulla pare che alcuna cosa adoperi nella caccia
altri che Ameto; il quale poi con loro nelle calde ore, ne' freschi prati
posandosi sotto le grate ombre, allato alla chiara riva del fiumicello, con
consolazione d'animo somma si contenta d'essere stato ardito, però che di
quelle tutte si vede familiare e a Lia massimamente caro.
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