[VII]
Continua nella incominciata opera Ameto e sospinto da focosi
disii séguita i caldi amori con petto non sano; ma il lagrimoso verno, nemico
ai suoi piaceri, avendo spogliate di frondi le selve e l'alte spalle de' monti
eccelsi coperte di bianca vesta, con lunga dimoranza turba le vaghe cacce. Egli
alcuna volta, uscendo delle sue case, il mondo biancheggiante riguarda; e vede
li rivi, per adietro chiari e correnti con soave mormorio, ora torbidissimi,
con ispumosi ravolgimenti e con veloce corso tirandosi dietro grandissime
pietre degli alti monti, con romore spiacevole gli ascoltanti infestando,
discendere, o quelli tutti in pietra per lo strignente freddo essere tornati
pigri; e i prati, altra volta bellissimi, ora ignudi, mostrare dolenti aspetti
riguarda, e li spaziosi campi, s'alcuno sanza neve ne truova, con vedovi solchi
soli può rimirare. Né le voci d'alcuno uccello sente, che le sue orecchie con
dolcezza solleciti, né alcuna piaggia conosce che tenga o pecore o pastore; e
il cielo già stato ridente e chiaro, e promettente con la sua luce letizia,
vede spesso chiudersi di nuvoli stigii li quali, con la terra congiunti, hanno
potenzia di fare profonda notte del mezzo giorno; e da quelli crepitanti alcuna
volta prima con sùbita luce e poi con terribile suono è spaventato; e per le
regnanti Pliade a' venti ogni legge essere tolta conosce; onde essi,
discorrenti con soffiamento impetuoso, agli alberi e all'alte torri, non che
agli uomini, minacciano ruina, sovente diradicando li robusti cerri de' luoghi
loro; e la terra, guazzosa per le versate piove dal cielo, spiacevole si rende
a' viandanti: per le quali cose ciascuno volentieri guarda le propie case. E
quinci Ameto non piccolo spazio di tempo della sua ninfa perde la chiara vista,
e con ragione, da dolore costretto, i suoi lunghi ozii e le spiacevoli
dimoranze del verno maladice, a' suoi occhi imponendo la legge che serva il
cielo. Ma acciò che il male grazioso tempo non passi perduto, in acconciare
reti, in rimpennare saette, in aguzzare li spuntati ferri e in risarcire li
faticati archi e le loro corde lo spende. Egli ancora ammaestra cani e con
sollecitudine continua rapaci uccelli apparecchia alle celestiali risse, questi
per sé e quelli serbando per la sua Lia.
Ma poi che Febo, venuto nel Monton frisseo, rendé alla terra
il piacevole vestimento di fiori innumerabili colorato, a lei dal noioso
autunno suto per adietro spogliato, e gli alberi, di graziose fronde e di fiori
ricoperti, sostennero i lieti uccelli, e le occulte caverne renderono a' prati
gli amorosi animali, e i campi l'ascosta Cerere fêr palese, e l'allodole,
imitanti l'umane cetere col lor canto, gaie, cominciarono a riprendere il
cielo, e tutta la terra, dipinta, da argentali onde rigata, si mostrò lieta, e
a Zeffiro soavissimo fra le nuove foglie sanza sturbo furono rendute le fresche
vie, e il cielo igualmente porgeva segno di grazioso bene, Ameto i già tepidi
amori con la vista del nuovo tempo, il quale ottima speranza gli porge di Lia,
riscalda con più acceso animo; e, incominciando a visitare i boschi, con le
voci propie, col corno e co' cani li fa risonare, acciò che, agli altri per lo
suo andare accendendosene il disio, Lia, vedendolo, più tosto a ciò si muova: e
in ciò gl'iddii gli sono favorevoli. Ella, le sue armi racconce a tal guerra
utili, vedendo il giovane tempo, cerca le selve e il ritrovato Ameto contenta
della sua vista. E ciascun giorno, ritrovandola, egli séguita le sue cacce; e
nella calda ora, i prati freschi fra l'alte erbe e fra' colorati fiori, sotto
le graziose ombre de' giovani alberi, allato a' chiari rivi prendono piacevoli
riposi. La quale, se avviene che alcuna volta da Ameto ritrovata non sia, in
questi luoghi da lui è sovente aspettata infino alla sua venuta, sì come in
luoghi di quella fedelissimi renditori. Egli, molto faticato, un giorno lei
cercando, non avendola potuta trovare, ad aspettarla nelli usati prati era
disceso; dove, acciò che la fatica sentisse minore, disteso il corpo sopra il
verdeggiante prato, difeso da' raggi solari da piacevoli ombre, così cominciò a
cantare:
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