[XII]
Non era ancora di Teogapen finito il dolce canto, quando Lia
con le due bellissime lì venute, con atto piacevole si levarono in piede ad
onorare due altre, che quivi, o forse il caldo fuggendo o tratte con istudioso
passo al nuovo suono o seguenti forse le prime, di loro compagne, liete
venieno. Le quali poi che da esse con accoglienze festevoli e con parole
amorose furono ricevute, Ameto, che non dormia, a più mirabile vista alzò la
testa: e già non in terra ma in cielo riputava di stare, riguardando e le
venute prima e le seconde con non minor maraviglia, le quali non umane pensava
ma dèe. E di quelle l'una, posto in terra l'arco, la faretra e le saette sopra
i fiori e l'erbe, nel più alto luogo, a lei più volte profferto e quasi a forza
donato dall'altre, si puose a sedere. E il candido viso di lucenti sintille per
lo caldo rigato, con sottilissimo velo e con vezzosa mano levate di quello,
tale nello aspetto rimase quale nella aurora freschissima rosa si manifesta.
L'altra, quelle medesime armi disposte e i sopravenuti sudori seccati con
bianca benda, ravolta in uno sottile mantello, dall'altre onorata, s'asettò con
la prima; e il già cantante Teogapen con orecchia sollecita ascoltano come l'altre.
Ma Ameto, il quale non meno l'occhio che l'audito diletta d'exercitare, quello
che puote prende della canzone, sanza dalle nuovamente venute levare la vista.
Egli rimira la prima, la quale, e non immerito, pensava Diana nel suo avvento;
e di quella i biondi capelli, a qualunque chiarezza degni d'assomigliare, sanza
niuno maesterio, lunghissimi, parte ravolti alla testa nella sommità di quella,
con nodo piacevole d'essi stessi, vede raccolti; e altri più corti, o in quello
non compresi, fra le verdi frondi della laurea ghirlanda più belli sparti vede
e raggirati; e altri dati all'aure, ventilati da quelle, quali sopra le candide
tempie e quali sopra il dilicato collo ricadendo, più la fanno cianciosa. A
quelli con intero animo Ameto pensando, conosce i lunghi, biondi e copiosi
capelli essere della donna speziale bellezza; de' quali se essa Citerea, amata
nel cielo, nata nell'onde e nutricata in quelle, bene che d'ogni altra grazia
piena, si vegga di quelli nudata, appena potrà al suo Marte piacere. Adunque
tanta estima la degnità de' capelli alle femine quanta, se, qualunque si sia,
di preziose veste, di ricche pietre, di rilucenti gemme e di caro oro
circundata proceda, sanza quelli in dovuto ordine posti, non possa ornata
parere; ma in costei essi, disordinati, più graziosa la rendono negli occhi
d'Ameto.
Egli, sotto la ghirlanda dell'alloro, di molte frondi
intorno, con sottilissimo velo e purpureo, faccente al chiaro viso graziosa
ombra, vede per prosunzione la nascosa fronte per bellezza maravigliosa; e,
quasi con la ghirlanda, le circulate ciglia estreme e disgiunte riguarda, nere
non meno che quelle degli Etiopi, sotto le quali due occhi chiarissimi come
matutine stelle sintillanti rimira; né quiventro nascosi, né superbi fuori del
loro luogo si stendevano, ma gravi e lunghi di color bruno più amorosa davano
la lor luce. Il naso e le vermiglie guance, non tumefatte né per magrezza
rigide, di convenevole spazio contento, ne' suoi luoghi sotto i belli occhi
festevoli si mostravano; la bocca della quale, non distesa in isconcia
grandezza, piccioletta, nelle sue labbra somigliava vermiglia rosa, e,
rimirandola, avea forza di fare desiderare altrui i dolci baci. E il candido
collo, non cavato ma pari, e la dilicata gola, sopra li equali omeri ottimamente
sedenti, nella loro bellezza cupidi di spessi abbracciamenti si faceano. E
ella, di statura grande e ne' membri formosa, e tanto bene proporzionata quanto
altra mai, vestita di sottilissimo drappo sanguigno seminato di piccioli
uccelletti d'oro, composto dalle mani turchie, sedendosi, mostrava il candido
petto, del quale, mercé del vestimento cortese nella sua scollatura, gran parte
se ne apriva a' riguardanti; egli non toglieva alla vista la forma de' tondi
pomi, li quali con sottile copritura ascondendo, resistenti pareano che
volessero mostrarsi malgrado del vestimento, bene che uno purpureo mantello,
del quale parte il sinistro omero, e di sotto al destro braccio un lembo,
passante, ne ritornasse sopra il sinistro, cadente l'altro con doppia piega sopra
le ginocchia di quella, alquanto dell'uno s'ingegnasse di torli. Egli poi
rimira le braccia e le bellissime mani non isdicevoli al formoso busto, e lei
cinta d'uliva considera, e in ogni parte mirando, ove potesse entrare la
sottile vista, di passare s'argomenta. Così fatte bellezze li fanno migliori
sperare le nascose e in sé o l'uso o la vista di quelle con più focoso appetito
cercare. Egli si pensa che cotale apparisse Danne agli occhi di Febo o Medea a
que' di Giansone, e più volte dice fra sé: - O felice colui a cui è data sì
nobile cosa a possedere! -
E quinci all'altra salta con lo 'ntelletto e lei, come
stupefatto, per lungo spazio rimira, lodando l'abito, le maniere e la bellezza
di quella, simile a qualunque dèa; e se quivi la sua Lia non vedesse, quasi
essa essere estimerebbe. Egli vede costei, di verde vestita, tanto vezzosa con
una saetta in mano sedere quanto alcuna ne vedesse giammai; e particularmente
come l'altre mirandola, vede i suoi capelli a' quali appena comparazione di
biondezza puote in sé trovare; e di quelli grandissima parte, sovra ciascuna
orecchia ravolti in lunga forma con maestrevole mano, riguarda; e degli altri
ampissime trecce composte vede sopra l'estremità del collo ricadere; e quindi,
l'una verso la destra parte e l'altra verso la sinistra incrocicchiate,
risalire al colmo del biondo capo; i quali ancora avanzati ritornando in giù,
in quel medesimo modo nascondere vede le loro estremità sotto le prime salite;
e quelle con fregio d'oro lucente e caro di margherite istrette stanno ne'
posti luoghi. Né d'alcuna parte un solo capello fuori del comandato ordine vede
partire; sopra li quali uno velo sottilissimo si distende, ventilato dalle
sottili aure con piacevole moto, il quale non d'un solo capello occupa la
veduta al riguardante. E sopr'esse di molte frondi, di vermiglie rose e di
bianche e d'altri fiori adornate, legate con rilucente oro, vede una ghirlanda
la quale non meno spazio a' raggi toglieva che facciano a' Danai i loro
capelli. E quella, da lei, sotto l'ombre posta a sedere, alquanto più su
mandata, libera lascia la candida fronte mirare ad Ameto, il quale, nella sua
sommità, degli aurei crini con nero nastro, ponente all'una e agli altri dovuti
confini, terminata conosce e di debita ampiezza la loda; e nell'infima parte
d'essa vede surgere in giro, non d'altro color che le tenebre, due tenuissime
ciglia, divise da candido mezzo in lieto spazio; e sotto quelle appena ardito
di riguardare, vede due occhi vaghi e ladri ne' loro movimenti, la luce de'
quali bellissimi appena gli lascia comprendere la loro essenza o chi in essi
dimori, che non altrimenti lo spaventa che colui cui vide in prima in que' di
Lia; e per paura da quelli levando i suoi, alquanto più basso tirandoli, il non
gimbuto naso riguarda, né patulo il vede né basso, ma, di quella misura che in
bel viso si chiede, mirandolo, se n'allegra; e le guance, non d'altro colore
che latte sopra il quale nuovamente vivo sangue caduto sia, lauda sanza fine,
avvegna che quello colore, a lei nel viso dal caldo sospinto, riposata,
partitosi, la rendesse d'essenza d'oriental perla, quale a donna non fuori
misura si chiede. Egli appresso, la vermigliuzza bocca mirando, così in sé
l'estima a vedere quale fra bianchissimi gigli vermiglie rose si veggiono; e
oltre modo i baci di quella reputa graziosi. E il mento, non tirato in fuori ma
ritondo e concavo in mezzo, merita grazia negli occhi d'Ameto; e similmente la
candida e diritta gola e il morbido collo dal verde mantello coperto, il quale
però non toglie alcuna parte del petto, dal vestire consentita, agli occhi di
colui che ardendo rimira; il quale iguali e di carne pieno, ben rispondente
agli omeri, degni d'essere sovente d'amorosi pesi premuti, con avido sguardo è
da Ameto mirato. E poi ch'egli con sottili avvedimenti ha le scoperte parti
guardate, alle coperte più lo 'ntelletto che l'occhio dispone. Egli non guari
di sotto la scollatura discerne le rilevate parti in picciola altezza e con
l'occhio mentale trapassa dentro a' vestimenti e con diletto vede chi di quello
rilievo porga cagione, non meno dolci sentendole ch'elle siano. Egli le bene
fatte braccia, in istrettissima manica dall'omero infino alla mano aperta, e in
alcune parti con isforzate affibbiature congiunta, in sé le loda con le mani
bellissime, ornate di molte anella; e i vestimenti, come quelle, dalle latora
aperti di sotto alle braccia infino alla cintura, con simile affibbiamento
ristretti, commenda, però che intera mostrano di colei la grossezza. E per
quelle apriture mettendo l'occhio, di vedere s'argomenta ciò che uno
bianchissimo vestimento, al verde dimorante di sotto, gli nega, e ben conosce
che il frutto di ciò c'ha veduto e' riposto nelle parti nascose; il quale non
altri che Giove reputa degno di possedere. Egli, miratola in una parte e in
altra più volte, tanto di pregio in sé le dona quanto acquistasse la bella
Ciprigna nel cospetto de' popoli suoi; e in sé piange la rozza vita, per
adietro ne' boschi menata, dolendosi che sì lunga stagione sì alte delizie agli
occhi suoi apparite non erano.
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