[XIII]
Mentre che Ameto riguarda, examina, distingue e conferma in
sé delle venute ninfe la mira bellezza, Teogapen, contentate le donne, finisce
la sua canzone; al quale Lia ringraziandolo disse:
- Meritino gl'iddii sì alta fatica a te grazioso, il quale
sì accettevole il tuo verso hai pórto ne' nostri orecchi, quale a' faticati si
presta sopra le verdi erbe il leno sonno, o le chiare fontane e frigide agli
assetati. -
Non rispose contra Teogapen; ma, intento alle risse
incominciate quivi tra' sopravenuti pastori in merito del suo canto, addomandò
che le donne ascoltassero le loro quistioni. E quivi Acaten, d'Academia venuto,
vantantesi di più magisterio ch'altro nelle sue gregge, come in versi mostrare
intendeva contro Alcesto d'Arcadia che con lui in quelli medesimi si confidava
nelle sue parole di vincerlo, fece venire avanti e nel suo cospetto puose
l'apparecchiato Alcesto. E disposti amenduni di tenere per sentenzia ciò che
per le donne ascoltanti si giudicasse, Teogapen proferse a' versi loro l'aiuto
della sua sampogna e per guiderdone del vincitore apparecchiò ghirlande. E alla
incerata canna con gonfiata gola e tumultuose gote largo fiato donando, quello
risoluto in suono, con preste dita ora aprendo ora chiudendo i fatti fori, dava
piacente nota; e comandò con segni che ad Alcesto, cominciante co' suoi versi
cantando, Acaten rispondesse. Per la qual cosa Alcesto, e quelli appresso, così
cominciò:
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