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Giovanni Boccaccio Comedia delle ninfe fiorentine IntraText CT - Lettura del testo |
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[XII] Non era ancora di Teogapen finito il dolce canto, quando Lia con le due bellissime lì venute, con atto piacevole si levarono in piede ad onorare due altre, che quivi, o forse il caldo fuggendo o tratte con istudioso passo al nuovo suono o seguenti forse le prime, di loro compagne, liete venieno. Le quali poi che da esse con accoglienze festevoli e con parole amorose furono ricevute, Ameto, che non dormia, a più mirabile vista alzò la testa: e già non in terra ma in cielo riputava di stare, riguardando e le venute prima e le seconde con non minor maraviglia, le quali non umane pensava ma dèe. E di quelle l'una, posto in terra l'arco, la faretra e le saette sopra i fiori e l'erbe, nel più alto luogo, a lei più volte profferto e quasi a forza donato dall'altre, si puose a sedere. E il candido viso di lucenti sintille per lo caldo rigato, con sottilissimo velo e con vezzosa mano levate di quello, tale nello aspetto rimase quale nella aurora freschissima rosa si manifesta. L'altra, quelle medesime armi disposte e i sopravenuti sudori seccati con bianca benda, ravolta in uno sottile mantello, dall'altre onorata, s'asettò con la prima; e il già cantante Teogapen con orecchia sollecita ascoltano come l'altre. Ma Ameto, il quale non meno l'occhio che l'audito diletta d'exercitare, quello che puote prende della canzone, sanza dalle nuovamente venute levare la vista. Egli rimira la prima, la quale, e non immerito, pensava Diana nel suo avvento; e di quella i biondi capelli, a qualunque chiarezza degni d'assomigliare, sanza niuno maesterio, lunghissimi, parte ravolti alla testa nella sommità di quella, con nodo piacevole d'essi stessi, vede raccolti; e altri più corti, o in quello non compresi, fra le verdi frondi della laurea ghirlanda più belli sparti vede e raggirati; e altri dati all'aure, ventilati da quelle, quali sopra le candide tempie e quali sopra il dilicato collo ricadendo, più la fanno cianciosa. A quelli con intero animo Ameto pensando, conosce i lunghi, biondi e copiosi capelli essere della donna speziale bellezza; de' quali se essa Citerea, amata nel cielo, nata nell'onde e nutricata in quelle, bene che d'ogni altra grazia piena, si vegga di quelli nudata, appena potrà al suo Marte piacere. Adunque tanta estima la degnità de' capelli alle femine quanta, se, qualunque si sia, di preziose veste, di ricche pietre, di rilucenti gemme e di caro oro circundata proceda, sanza quelli in dovuto ordine posti, non possa ornata parere; ma in costei essi, disordinati, più graziosa la rendono negli occhi d'Ameto. Egli, sotto la ghirlanda dell'alloro, di molte frondi intorno, con sottilissimo velo e purpureo, faccente al chiaro viso graziosa ombra, vede per prosunzione la nascosa fronte per bellezza maravigliosa; e, quasi con la ghirlanda, le circulate ciglia estreme e disgiunte riguarda, nere non meno che quelle degli Etiopi, sotto le quali due occhi chiarissimi come matutine stelle sintillanti rimira; né quiventro nascosi, né superbi fuori del loro luogo si stendevano, ma gravi e lunghi di color bruno più amorosa davano la lor luce. Il naso e le vermiglie guance, non tumefatte né per magrezza rigide, di convenevole spazio contento, ne' suoi luoghi sotto i belli occhi festevoli si mostravano; la bocca della quale, non distesa in isconcia grandezza, piccioletta, nelle sue labbra somigliava vermiglia rosa, e, rimirandola, avea forza di fare desiderare altrui i dolci baci. E il candido collo, non cavato ma pari, e la dilicata gola, sopra li equali omeri ottimamente sedenti, nella loro bellezza cupidi di spessi abbracciamenti si faceano. E ella, di statura grande e ne' membri formosa, e tanto bene proporzionata quanto altra mai, vestita di sottilissimo drappo sanguigno seminato di piccioli uccelletti d'oro, composto dalle mani turchie, sedendosi, mostrava il candido petto, del quale, mercé del vestimento cortese nella sua scollatura, gran parte se ne apriva a' riguardanti; egli non toglieva alla vista la forma de' tondi pomi, li quali con sottile copritura ascondendo, resistenti pareano che volessero mostrarsi malgrado del vestimento, bene che uno purpureo mantello, del quale parte il sinistro omero, e di sotto al destro braccio un lembo, passante, ne ritornasse sopra il sinistro, cadente l'altro con doppia piega sopra le ginocchia di quella, alquanto dell'uno s'ingegnasse di torli. Egli poi rimira le braccia e le bellissime mani non isdicevoli al formoso busto, e lei cinta d'uliva considera, e in ogni parte mirando, ove potesse entrare la sottile vista, di passare s'argomenta. Così fatte bellezze li fanno migliori sperare le nascose e in sé o l'uso o la vista di quelle con più focoso appetito cercare. Egli si pensa che cotale apparisse Danne agli occhi di Febo o Medea a que' di Giansone, e più volte dice fra sé: - O felice colui a cui è data sì nobile cosa a possedere! - E quinci all'altra salta con lo 'ntelletto e lei, come stupefatto, per lungo spazio rimira, lodando l'abito, le maniere e la bellezza di quella, simile a qualunque dèa; e se quivi la sua Lia non vedesse, quasi essa essere estimerebbe. Egli vede costei, di verde vestita, tanto vezzosa con una saetta in mano sedere quanto alcuna ne vedesse giammai; e particularmente come l'altre mirandola, vede i suoi capelli a' quali appena comparazione di biondezza puote in sé trovare; e di quelli grandissima parte, sovra ciascuna orecchia ravolti in lunga forma con maestrevole mano, riguarda; e degli altri ampissime trecce composte vede sopra l'estremità del collo ricadere; e quindi, l'una verso la destra parte e l'altra verso la sinistra incrocicchiate, risalire al colmo del biondo capo; i quali ancora avanzati ritornando in giù, in quel medesimo modo nascondere vede le loro estremità sotto le prime salite; e quelle con fregio d'oro lucente e caro di margherite istrette stanno ne' posti luoghi. Né d'alcuna parte un solo capello fuori del comandato ordine vede partire; sopra li quali uno velo sottilissimo si distende, ventilato dalle sottili aure con piacevole moto, il quale non d'un solo capello occupa la veduta al riguardante. E sopr'esse di molte frondi, di vermiglie rose e di bianche e d'altri fiori adornate, legate con rilucente oro, vede una ghirlanda la quale non meno spazio a' raggi toglieva che facciano a' Danai i loro capelli. E quella, da lei, sotto l'ombre posta a sedere, alquanto più su mandata, libera lascia la candida fronte mirare ad Ameto, il quale, nella sua sommità, degli aurei crini con nero nastro, ponente all'una e agli altri dovuti confini, terminata conosce e di debita ampiezza la loda; e nell'infima parte d'essa vede surgere in giro, non d'altro color che le tenebre, due tenuissime ciglia, divise da candido mezzo in lieto spazio; e sotto quelle appena ardito di riguardare, vede due occhi vaghi e ladri ne' loro movimenti, la luce de' quali bellissimi appena gli lascia comprendere la loro essenza o chi in essi dimori, che non altrimenti lo spaventa che colui cui vide in prima in que' di Lia; e per paura da quelli levando i suoi, alquanto più basso tirandoli, il non gimbuto naso riguarda, né patulo il vede né basso, ma, di quella misura che in bel viso si chiede, mirandolo, se n'allegra; e le guance, non d'altro colore che latte sopra il quale nuovamente vivo sangue caduto sia, lauda sanza fine, avvegna che quello colore, a lei nel viso dal caldo sospinto, riposata, partitosi, la rendesse d'essenza d'oriental perla, quale a donna non fuori misura si chiede. Egli appresso, la vermigliuzza bocca mirando, così in sé l'estima a vedere quale fra bianchissimi gigli vermiglie rose si veggiono; e oltre modo i baci di quella reputa graziosi. E il mento, non tirato in fuori ma ritondo e concavo in mezzo, merita grazia negli occhi d'Ameto; e similmente la candida e diritta gola e il morbido collo dal verde mantello coperto, il quale però non toglie alcuna parte del petto, dal vestire consentita, agli occhi di colui che ardendo rimira; il quale iguali e di carne pieno, ben rispondente agli omeri, degni d'essere sovente d'amorosi pesi premuti, con avido sguardo è da Ameto mirato. E poi ch'egli con sottili avvedimenti ha le scoperte parti guardate, alle coperte più lo 'ntelletto che l'occhio dispone. Egli non guari di sotto la scollatura discerne le rilevate parti in picciola altezza e con l'occhio mentale trapassa dentro a' vestimenti e con diletto vede chi di quello rilievo porga cagione, non meno dolci sentendole ch'elle siano. Egli le bene fatte braccia, in istrettissima manica dall'omero infino alla mano aperta, e in alcune parti con isforzate affibbiature congiunta, in sé le loda con le mani bellissime, ornate di molte anella; e i vestimenti, come quelle, dalle latora aperti di sotto alle braccia infino alla cintura, con simile affibbiamento ristretti, commenda, però che intera mostrano di colei la grossezza. E per quelle apriture mettendo l'occhio, di vedere s'argomenta ciò che uno bianchissimo vestimento, al verde dimorante di sotto, gli nega, e ben conosce che il frutto di ciò c'ha veduto e' riposto nelle parti nascose; il quale non altri che Giove reputa degno di possedere. Egli, miratola in una parte e in altra più volte, tanto di pregio in sé le dona quanto acquistasse la bella Ciprigna nel cospetto de' popoli suoi; e in sé piange la rozza vita, per adietro ne' boschi menata, dolendosi che sì lunga stagione sì alte delizie agli occhi suoi apparite non erano.
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