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Giovanni Boccaccio Comedia delle ninfe fiorentine IntraText CT - Lettura del testo |
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[XIX] Pallade, nata del superno Giove nel ciel mostrante più del suo valore, qua giù ne spande quanto vuolsi e dove; ond'ella lui con perpetuo onore, come benigno padre e come degno, ha 'n riverenza con sincero amore, mostrando qui a noi com'al suo regno salir si debba per etterna pace, lasciando ogni altro sollecito ingegno; e con la industria sua ancor ne face di grazia più che ne mostra 'l fuggire da' fiumi stigii ove ogni ben si tace; e come qui, posposto ogni disire de' ben fallaci, si debbia virtute, per ben di sé, da ciaschedun seguire. Per costei le province hanno salute, reggono i re, e a' casi emergenti riparo dan le sue leggi dovute. Costei cortese tututti i viventi con alta voce chiama alli suoi doni, sol che' chiamati al prender sien ferventi. Costei l'antiche e nuove condizioni con occhio chiaro memora e discerne e le future con giuste ragioni. Costei ancor con le bellezze etterne del viso suo più bello a riguardare che altra vista mai fra le superne, co' suoi effetti si sforza a purgare ciascuna nebbia delli cor mondani, sol che 'l turbato la lasci operare, rendendo quinci gl'intelletti sani così a' beni perpetui focosi come eran prima ad acquistare i vani; e fa i suoi fra gli altri gloriosi, piacevoli, gentili e ben parlanti, solleciti, benigni e graziosi. Oh quanto son cotali effetti santi, e come sé tra gli altri esser beati si posson dir di quelli i disianti, ben che sien pochi, e molti gli abbagliati.
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