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Giovanni Boccaccio Comedia delle ninfe fiorentine IntraText CT - Lettura del testo |
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[XXVIII] Mentre che la giovane ninfa co' lunghi ragionamenti si tira il tempo dietro, Ameto con occhio ladro riguarda l'aperte bellezze di tutte quante. E mentre che egli fisamente rimira l'una, quella in sé più che l'altre giudica bella; poi, gli occhi rimossi da questa, mirandone un'altra, loda più l'altra e danna il parer primo; e quinci alla terza tanto quanto la guarda, tanto tutte l'altre men belle consente. E così di ciascuna dice in sé medesimo; e tutte insieme tenendole mente, non conosce a quale apponga alcuna cosa che guasti la sua bellezza, e vie meno conosce da dire quale sia più bella. Egli, mirandole effettuosamente con ardente disio, in sé medesimo fa diverse imaginazioni concordevoli a' suoi disii. Egli alcuna volta imagina d'essere stretto dalle braccia dell'una e dell'altra strignere il candido collo, e quasi come se d'alcuna sentisse i dolci baci, cotale gusta la saporita saliva; e tenente alquanto la bocca aperta, nulla altra cosa prende che le vane aure. Poi, più innanzi con la imaginazione procedendo, si pensa dovere ad alcuna scovrire i suoi disii e tremebundo diventa. E già nel pensiero non conosce come essere possa che gliele possa dire, ma pure, parendogli quasi averne sopra la verde erba con parole convertita alcuna, d'allegrezza fatto caldissimo, sé tutto di sudore bagnato dimostra; e più una volta che un'altra divenuto vermiglio, dà nel viso segnali dell'ansia mente, e così similmente con occhio ridente mostra quando senta cosa che graziosa li sia. Egli non intende cosa che vi si dica, anzi tiene l'anima con tutte le forze legata nelle dilicate braccia e ne' candidi seni delle donne; e così dimora come se non vi fosse. Ma la ferma imaginativa di lui, vagante per le segrete parti di quelle, delle quali alcuna non s'avedeva, sì stavano attente ad ascoltar la parlante, da una di loro fu rivocata a' luoghi suoi, avendo già compiuto la bella ninfa il suo cantare, acciò che esso, poco intendente alle dette cose, imponesse ad un'altra l'usato peso. Onde, alla voce di quella in sé tornato, si riscosse non altrimenti che Acchille facesse, svegliandosi, trasportato ne' nuovi regni dalla sua madre; e vergognatosi un poco, si mirò intorno e alla ninfa di bianco vestita impuose il ragionare. La quale, come piacque ad Ameto, sanza mettere in mezzo alcuno spazio, così cominciò: |
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