SCENA TERZA.
Enea,
Acate, Meronte, Ippanto, Clissandro ed altri Troiani. Ascanio
condotto dalla nutrice si ferma presso al buffet nel fondo della sala. I
suddetti.
Enea. Eccoci, illustre Dido, ai piedi
tuoi (si inchina davanti a Didone).
Didone. Alzatevi, illustre troiano... Non
vi prenda soggezione... non facciamo complimenti fra noi... (da sè) Per
Giove! non so più quello che io mi dica...
Enea. Proseguite, o regina...
Did. Se i giornali della sera non
hanno mentito, voi dovete essere quel nobile rampollo della regale famiglia di
Anchise...
Enea (con voce acutissima). E
qual è dunque la diva che può leggere nel libro del mio cuore e penetrare di un
solo sguardo nei reconditi abissi della mia genealogia?... Voi l'avete detto:
io sono pur troppo uno dei cinquanta sventurati che si chiamarono figliuoli del
non mai giovane Anchise.
Anna. Cinquanta figliuoli!... Dunque...
l'illustre vostro padre?...
Enea. Sì, gentildonna... Il mio inclito
padre (o chi per lui) si è compiaciuto di metter al mondo una cinquantina di
rampolli...
Did. Perdonate alla mia curiosità di
donna: nascevano tutti da una sola madre quei vostri quarantanove fratelli?
Enea. Tutti, o regina.
Did. Il caso è abbastanza singolare,
Nei vostri paesi, le donne debbono avere una costituzione di ferro.
Enea. E gli uomini dei muscoli di
acciaio...
Did. (sottovoce). Muscoli di
acciaio!... Qual differenza col mio Sichéo!... (a voce alta) Non potete
immaginare quanto mi interessino questi gloriosi particolari della vostra
origine... Ma, dove sono i vostri quarantanove fratelli? Voglio ben sperare che
essi facciano parte del vostro numeroso seguito.
Enea. I miei fratelli!... i miei sessanta
fratelli... Orrendo sovvenire!... Essi perirono tutti quanti nell'incendio che
consumò la mia misera patria... Di questi settanta fratelli non me ne resta che
un solo.... il minore di tutti... (volgendosi ad Ascanio) Dove sei,
Ascaniuccio?.... Avvicinati.... Ah! Lo vedete... egli non può staccarsi dal buffet
(avvicinandosi ad Ascanio e traendolo per un orecchio presso i gradini del
trono) Vergogna! Leccare il piattello delle confetture!... Fa il tuo dovere
colla regina... (sottovoce) non dimenticare di consegnarle il
bigliettino...
Ascanio (saltando sulle ginocchia di
Didone). Oh la cara, la bella signora!...
Did. (accarezzando Ascanio).
S'è mai veduto il più leggiadro fanciullo?.... Che bella capigliatura!... che
tinta rosea!... sembra un amore..... Ah!... (la regina mette un grido e
porta la mano al seno).
Asc. (staccandosi da Didone e
correndo verso Enea). Ti pare, papà, che io abbia fatto il mio colpo per
benino?...
Anna (alle vicine). Quel bricconcello
ha introdotto un bigliettino nel corsetto di mia sorella. Senza dubbio una
dichiarazione...
Enea (sottovoce ad Ascanio).
Bravissimo! A suo tempo ti comprerò le caramelle... (Ascanio percorre i vari
gruppi. Anna, Clivia, Rubinia e le altre donne se lo prendono fra le braccia,
ed egli porta in giro e distribuisce biglietti d'amore).
Did. (da sè). Quel fanciullo mi
ha messo l'incendio nel petto... (ad Enea) Ma... a proposito di
incendio... sareste voi tanto cortese... sareste voi tanto amabile... o re dei
Troiani... da voler raccontare per filo e per segno... o se meglio vi pare, per
segno e per filo...
Enea (da sè). Questa donna non
ha più testa... (a voce alta) Ah! voi sareste tanto buona.... - che
dico? - tanto paziente, da porgere orecchio alla istoria luttuosa della mia
misera patria?...
Did. Credo che questo mio desiderio
sia vivamente condiviso dalle mie dame, dai miei onorevoli ministri, da quanti
si trovano qui presenti - non è vero?... (rumori diversi) Compiacetevi
di sedere, o illustre Enea (additandogli il tabouret che sta nel mezzo della
sala); quello sgabello è destinato a voi... I vostri non meno illustri
compagni scelgano il posto che loro torna più comodo...
Troiani. Avviciniamoci al buffet.
(Si formano varii gruppi. Enea
siede nel messo della scena, volgendo la fronte alla Regina. I Troiani vanno
nel fondo della sala, presso il buffet. Ascanio continua a girare fra le dame
che a loro volta gli consegnano dei bigliettini da trasmettersi a questi o a
quelli).
Enea (solleva colla mano i capelli,
si percuote la fronte per adunare le proprie reminiscenze, indi prorompe con
enfasi). Infandum, regina, jubes renovare dolorem.
Did. Illustre Enea.... perdonatemi...
ma questo linguaggio mi riesce un po' duro.
Enea. Compatite... Senza avvedermene...
io adoperava una lingua a voi affatto straniera... la lingua dell'avvenire...
Did. Preferisco il vostro facile e
melodioso dialetto.
Enea. Voi già avrete letto nei
giornali, o illustre regina, come dopo dieci anni di assedio, i perfidi greci,
sotto pretesto di offrire a' miei concittadini un pegno di conciliazione, per
una breccia praticata nelle mura, introducessero in Troia un cavallo di legno,
nel cui ventre smisurato stavano rinchiusi non meno di mille individui armati
ed equipaggiati di tutto punto.
Voci
diverse. Bam! boum!
piff! puff!
Enea (da sè, trasalendo).
L'avrei forse sparata troppo grossa?
Did., le
donne. In un ventre
mille armati!
Uomini (l'uno all'altro sottovoce).
Ti te credet? - Hin tutt ball! (a
Enea)
Va pur là - cúntela ai frati,
La tua storia del cavall!
Enea (alzandosi).
Se continua il mormorio,
Troncherò la narrazione...
Did. (colla massima vivacità)
Fermi... olà... silenzio... o
ch'io...
Pref. Non avete educazione...
Quest. L'orator non disturbate...
Donne. Proseguite... terminate!...
Uomini (ad Enea ironicamente)
Séttet giò - fa minga el ciall!...
Tira innanz con i tò ball!
Enea (torna a sedere e ripiglia la
narrazione). A quale scopo venisse dai nostri nemici introdotto nella città
un cavallo così smisurato... e capace di contenere nel suo grembo non meno
di... quattrocento guerrieri armati dal capo alle piante, è cosa assai facile a
indovinarsi...
Uomini. Quattrocento!... e non erano
mille?
Enea. Ciò che a voi tutti recherà
maggiore meraviglia gli è che nessuno de' miei intelligenti e astuti
concittadini si avvide del pericolo, nessuno ebbe sospetto della trama, e un
povero diavolo di giornalista, il quale si era permesso spargere sul conto dei
nostri nemici qualche insinuazione maligna, venne accolto a fischiate e più
tardi fatto in pezzi dalla moltitudine. Dietro un tale esempio, la stampa
indipendente ed onesta di Troia non ebbe che una voce per approvare ed
encomiare l'operato dei Greci.
Pref. (da sè a mezza voce).
Conosco il sistema della stampa onesta e indipendente...
Enea (volgendosi al Prefetto).
In tutti i paesi si assomiglia. Stampa indipendente e onesta è quella che non
si vende, ma viceversa poi, si lascia comperare da chi le offre il miglior
partito.
Did. Proseguite senza interruzioni, nobile
troiano. La vostra facondia mi commuove...
Enea. I duecento traditori, rinchiusi
nell'enorme ventraja...
Coro.
Dapprima erano mille...
Poi, furon quattrocento...
Ed or - nuovo miracolo!
Divennero duecento...
Did. Zitti! silenzio... o ch'io...
Pref. Dov'è l'educazione?...
Enea (alzandosi)
Con questo mormorìo
Non posso proseguir.
Questore (minaccioso)
Se più lo disturbate...
Did. (a Enea)
Da bravo, terminate...
Coro.
Enea; fa minga el ciall!
Va innanz con i tò ball!
Enea (sedendo). Come dunque vi dicevo,
i cento cinquanta Danai rinchiusi nel cavallo attendevano le tenebre per dare
effetto al loro scellerato stratagemma. Al sorgere della notte...
(squillo di trombe)
Tutti. Qual fragore! che sarà?...
Minacciata è la città...
Voci
lontane.
Viva Jarba imperator...
La sua barba fa terror...
Did. (alzandosi vivamente)
Accorrete... accorrete... Questi lugubri suoni annunziano l'arrivo del feroce
imperatore, che, superbo della sua lunga barba e del suo immenso potere, osò
concepire l'assurdo pensiero di rendermi spergiura alle ceneri del mio defunto
Sichéo... Muovetegli incontro; arrestate, se è possibile, la sua marcia
impetuosa... Ditegli che due lunghi giorni di vedovanza non hanno ancora
cancellata dal mio cuore la imagine cara di un uomo, il quale, se non era il
più giovane e il più ardente dei mariti, era pur sempre il più mite e il più
condiscendente dei re costituzionali.
(Tutti escono dalla sala, ad
eccezione dei Troiani, i quali sembrano esitare ad allontanarsi dal buffet).
Enea. Acate... miei fidi Troiani....
non avete udito gli ordini della regina?.... Uscite.... Accorrete incontro allo
sconsigliato filibustiere che ardisce disturbare la pace della vostra e mia
regina... Ordinategli di prender tosto il cammino di viceversa, e in caso che
egli resista... fate uso moderato e prudente delle vostre armi di precisione.
(Enea spinge i Troiani ad uscire
e quindi si arresta in disparte).
Did. Tutti sono partiti... Profittiamo
della solitudine per leggere questo biglietto incendiario che il bel troiano mi
ha insinuato tra il corsetto e la ciccia a mezzo del suo intelligente
fratellino.
(Cava dal corsetto un biglietto
e legge).
«Io vi amo, regina.... fissatemi un
luogo... un'ora... dove io possa trovarmi da solo a sola con voi... (è spiccio
questo troiano!) Gli Dei hanno stabilito che io debba andare pellegrinando
sulla terra e sui mari, finchè non abbia trovato un punto geografico qualunque
per piantarvi l'Italia. - Voi non avete che a proferire una parola, ed io,
coll'aiuto vostro, pianterò l'Italia in questa medesima reggia, sui gradini del
vostro trono. Spero di essermi spiegato abbastanza, od almeno mi lusingo che
voi mi abbiate compreso. Attendo un cenno della M. V., della quale mi dichiaro
fin d'ora: devotissimo suddito e impazientissimo amante
Enea degli Anchisi
Emigrato
troiano e Re d'Italia in aspettativa.»
(baciando il biglietto) Se
questo non è il linguaggio della passione... Ah! nessuno... nemmeno il mio
primo innamorato.... il parrucchiere della regina madre.... seppe mai
indirizzarmi parole così acute e penetranti... Tutto ben considerato, sarebbe
una follia perdere il tempo... Enea... mio caro... mio amatissimo Enea....
abbiti questi baci in anticipazione... (baciando più volte il biglietto)
e il rimanente... al più presto possibile.
Enea (accorrendo e gettandosi ai
piedi della regina) E debbo... e posso credere?...
Did. (vivamente). Alzatevi,
sciagurato! Voi meritereste...
Enea. Didone... bella Didone... Se i
miei occhi non mi hanno ingannato... io vi ho veduta baciare con trasporto quel
biglietto...
Did. (severamente) E
oseresti... supporre!... (da sè) Venere santa... gli ho dato del tu
senza avvedermene.... Ed ora come si rimedia?
Enea (stringendo i piedi di Didone
che vorrebbe alzarsi e obbligandola a trattenersi sul trono) Oramai la parola
ti è sfuggita. Io ho sentito dalle tue belle labbra scoccare quel tu,
che simile al turacciolo progettato da una bottiglia di birra, rappresenta la
fermentazione irrepressibile di un cuore innamorato...
Voci (più vicine) Viva Jarba
imperator!
Did. Enea: vuoi tu lasciar in pace i
miei stivaletti?... Non odi quelle voci... il fragor di quelle trombe?...
Enea. No, non ti lascio... Esalerò la
mia anima su questi odorosi sandaletti di bulgaro, a meno che io non ti oda
proferire quella desiderata parola...
Voci (più vicine). La sua barba
fa terror!
Did. (colla più viva agitazione)
Alzati... Ebbene: sì, scellerato - sì, troiano birbone - io ti amo... io ti
adoro... Ma ora, come faremo noi a disfarci di questo stupido e prepotente
signore dei Mori che ha giurato, o viva o morta, di possedermi?
Enea. Amore ci darà le armi per
combatterlo... Noi... lo ammazzeremo...
Did. Ammazzarlo! quale imprudenza!...
No... Enea.... io non permetterò giammai che dentro la mia reggia venga sparso
del sangue.
Enea. E credi tu, regina, che per
ammazzare un uomo, sia proprio necessario di ricorrere al salasso? Lasciami
fare, Didone.... Avvi un'arma invisibile ad occhio nudo ma più potente delle
catapulte e delle freccie avvelenate.... Un'arma.... che serve? Quando io
l'avrò nominata, non tarderai un istante a comprendere ciò che essa possa
operare di micidiale, senza lasciare veruna traccia. Tu hai già capito, o
regina, che l'arma cui voglio alludere, è quella del ridicolo. Sei tu disposta
ad assecondarmi?
Did. Il ridicolo!... ma io...
Enea. Innanzi tutto tu devi accogliere
quello stupido imperatore coi segni della più glaciale indifferenza...
Did. Nulla di più facile: e poi?...
Enea. Non rivolgergli mai una parola...
non degnarlo di uno sguardo...
Did. Anche questo è facilissimo. E
poi?
Enea. E poi.... Al resto penserò io,
mia gatta... (baciandole con passione l'avambraccio).
Did. Mia gatta!... non ti capisco....
Che vuoi tu dire con questa bizzarra espressione?
Enea. Gli è un vezzeggiativo d'amore
che si usa fra noi troiani... Ma silenzio!... riprendiamo la nostra posa
solenne. L'imperatore si avanza - fingiamo di non vederlo.
(Enea si pone a sedere, come
poco dianzi, nel mezzo della scena).
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