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Antonio Ghislanzoni
Libro segreto

IntraText CT - Lettura del testo

  • Didone abbandonata   OSSIA   LA FONDAZIONE D'ITALIA   Commedia-Opera-Ballo
    • ATTO SECONDO.
      • SCENA QUARTA.   Tutti i personaggi che erano nella sala al principio della scena precedente, rientrano e introducono Jarba re dei Mori, accompagnato da numeroso seguito. Il Prefetto indica a Jarba il trono che sorge dirimpetto a quello della Regina. - Orbech distribuisce delle svanziche ai Cartaginesi ed ai Troiani. Jarba, nel salire i gradini del trono, si trova impacciato dalla sua lunga barba, che gli viene più volte sotto i piedi.
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SCENA QUARTA.

 

Tutti i personaggi che erano nella sala al principio della scena precedente, rientrano e introducono Jarba re dei Mori, accompagnato da numeroso seguito. Il Prefetto indica a Jarba il trono che sorge dirimpetto a quello della Regina. - Orbech distribuisce delle svanziche ai Cartaginesi ed ai Troiani. Jarba, nel salire i gradini del trono, si trova impacciato dalla sua lunga barba, che gli viene più volte sotto i piedi.

 

Coro.

Al sommo Jarba - gloria ed onore...

Quanta ricchezza! quanto splendore!

Miglior marito - bella Didone,

Prence più nobile - di lui non v'ha.

Ah! se tu perdi quest'occasione...

La truppa e il popolo - insorgerà.

Did. (ad Enea, dopo aver rivolto a Jarba un freddo saluto) Tu dicevi dunque... voi dicevate... mio nobile degli Anchisi... Voi dicevate che i perfidi Greci, dopo aver introdotto nella città un colossale cavallo...

Enea. Attendevano, rinchiusi nella enorme ventraia, di dar esecuzione col favor delle tenebre al loro iniquo disegno. Infatti, non appena i Troiani si furono ritirati nelle loro case per riposarsi dalle fatiche del giorno; quando la notte ebbe steso sui palazzi superbi e sugli umili tugurii il suo nero mantello, quegli infami sbucarono tacitamente dal nascondiglio, e spargendosi nelle vie, appiccarono il fuoco, senza che alcuno s'avvedesse, ai principali stabilimenti della città...

Jarba (ridendo forte). Ah! Ah!... Mi affér letto questa istoria... Ah! Ah!...

Enea (volgendosi bruscamente a Jarba). Chi ardisce ridere quando io favello?... ah... siete voi... Maestà!... Perdonate alla mia franchezza; ma mi pare che, malgrado l'origine principesca dei vostri natali, malgrado il titolo Imperatore che portate, non so quanto legittimamente, dovreste aver letto nel Galateo che l'interrompere chi parla, e ciò ch'è peggio, ridere sguaiatamente per un serio racconto, è atto villano, scortese e temerario.

Jarba (ridendo a crepapelle). Ah! ah! Ti foler mi star serio!... E ti mi foler far cretere che ti notte troiana non fedér fuoco?...

Did Avanti, Illustre Enea!...

Tutti (gridando confusamente).

No! no! ci spieghi un poco...

Come fra quelle tenebre

Nessuno ha visto il fuoco?

Il caso è inverosimile...

Qui c'è contraddizione...

Enea è un imbroglione...

Enea (alzandosi impetuosamente).

Tutto vi spiegherò...

Did. La vostra narrazione

Compite...

Tutti. Basta! no!...

(Tumulto, grida generali; Didone, Enea e Jarba, ciascuno a loro volta, fanno dei gesti per imporre silenzio all'adunanza. Alla fine, calmato il baccano, Enea si asside e ripiglia il discorso).

Enea. Oggimai, poichè le cose sono giunte a tale che l'autorità della mia parola non basta a rassicurare pienamente gli animi irritati dalle gare e dalle passioni di partito; e vedendo altresì che i dubbi suscitati (additando Jarba che non cessa di ridere) dall'augusto monarca qui presente, non derivano che dall'ignoranza completa dei meccanismi stupendi, pei quali ai nostri si può creare la luce; non mi resta, per convincervi d'un solo tratto, che a mostrarvi questo involto (cava dalla giberna una scatoletta di zolfanelli), dove stanno rinchiusi non meno di duecento fiammiferi fulminanti. (Levando uno zolfanello dalla scatola). Vedete voi questo fuscellino di legno, quasi impercettibile all'occhio, e leggiero come una pagliuzza?... Ebbene: non avete che a confricarlo leggermente sulla scatoletta, sulle vostre vesti, sulla muraglia, perchè ne divampi con subito scoppiettio una fiammella vivacissima, atta a suscitare inestinguibili incendii. Se volete, o signori, che io ne faccia subito l'esperimento...

Alcuni. Sì... sì... vediamo!

Altri. Non ci fidiamo...

Did. Lasciamo fare...

Jarba. Mi... mi... poffare! (si alza, e strappa di mano ad Enea la scatola dei fiammiferi).

Enea (sottovoce a Didone).

Stiamo a vedere...

Si riderà...

Jarba (ad Enea con un zolfanello alla mano).

Ti far fedére

Come si fa...

Tutti.

Attenti! attenti!

Che mai sarà?

(Jarba, seguendo le indicazioni di Enea, si pone con incredibile pacatezza a confricare lo zolfanello sulla scatoletta. Tutti gli sguardi sono rivolti a lui. Breve silenzio. Dopo due o tre prove, lo zolfanello divampa e mette fuoco alla folta barba dell'imperatore).

Tutti (allontanandosi da Jarba con un grido di spavento).

Per Giove massimo!

Al fuoco! al fuoco!

Presto... le macchine!

Pompieri... olà!

Jarba (rovesciandosi sui gradini del trono colla barba in fiamme).

Maletettissimo!...

Al fuoco! al fuoco!

Presto... le macchine!

Pompieri... olà!

Enea (a Didone prendendola pel braccio).

Dimmi in qual'ora...

Dimmi in qual loco...

Ti saría comodo?

Did. Fuggiam di qua,..

Pompieri (accorrendo colle macchine e dirigendo le pompe verso Jarba).

In men d'un'ora,

O illustre Jarba,

La vostra barba

Si spegnerà.

(Le pompe schizzano acqua contro il viso di Jarba. Didone ed Enea si allontanano abbracciati. Anna il braccio ad Acate. Clivia e le altre damigelle si afferrano al braccio di Meronte, d'Ippanto e d'altri. Frattanto alcuni Troiani, profittando dello scompiglio, intascano destramente le posate e i candellieri che stanno sul buffet.

Il Prefetto ed il Questore si fermano sulla porta per animare i pompieri. Orbech sarà scomparso al primo grido dell'imperatore).

 

CALA IL SIPARIO.


 

 

 




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