SCENA QUARTA.
Tutti i personaggi che erano nella
sala al principio della scena precedente, rientrano e introducono Jarba
re dei Mori, accompagnato da numeroso seguito. Il Prefetto indica a Jarba il trono che sorge dirimpetto a
quello della Regina. - Orbech distribuisce delle svanziche
ai Cartaginesi ed ai Troiani. Jarba,
nel salire i gradini del trono, si trova impacciato dalla sua lunga barba, che
gli viene più volte sotto i piedi.
Coro.
Al sommo Jarba - gloria ed onore...
Quanta ricchezza! quanto splendore!
Miglior marito - bella Didone,
Prence più nobile - di lui non
v'ha.
Ah! se tu perdi quest'occasione...
La truppa e il popolo - insorgerà.
Did. (ad Enea, dopo aver rivolto a
Jarba un freddo saluto) Tu dicevi dunque... voi dicevate... mio nobile
degli Anchisi... Voi dicevate che i perfidi Greci, dopo aver introdotto nella
città un colossale cavallo...
Enea. Attendevano, rinchiusi nella
enorme ventraia, di dar esecuzione col favor delle tenebre al loro iniquo
disegno. Infatti, non appena i Troiani si furono ritirati nelle loro case per
riposarsi dalle fatiche del giorno; quando la notte ebbe steso sui palazzi
superbi e sugli umili tugurii il suo nero mantello, quegli infami sbucarono
tacitamente dal nascondiglio, e spargendosi nelle vie, appiccarono il fuoco,
senza che alcuno s'avvedesse, ai principali stabilimenti della città...
Jarba (ridendo forte). Ah! Ah!...
Mi affér letto questa istoria... Ah! Ah!...
Enea (volgendosi bruscamente a Jarba).
Chi ardisce ridere quando io favello?... ah... siete voi... Maestà!... Perdonate alla mia
franchezza; ma mi pare che, malgrado l'origine principesca dei vostri natali,
malgrado il titolo dì Imperatore che portate, non so quanto legittimamente,
dovreste aver letto nel Galateo che l'interrompere chi parla, e ciò ch'è
peggio, ridere sguaiatamente per un serio racconto, è atto villano, scortese e
temerario.
Jarba (ridendo a crepapelle). Ah!
ah! Ti foler mi star serio!... E ti mi foler far cretere che ti notte troiana
non fedér fuoco?...
Did Avanti, Illustre Enea!...
Tutti (gridando confusamente).
No! no! ci spieghi un poco...
Come fra quelle tenebre
Nessuno ha visto il fuoco?
Il caso è inverosimile...
Qui c'è contraddizione...
Enea è un imbroglione...
Enea (alzandosi impetuosamente).
Tutto vi spiegherò...
Did. La vostra narrazione
Compite...
Tutti. Basta! no!...
(Tumulto, grida generali;
Didone, Enea e Jarba, ciascuno a loro volta, fanno dei gesti per imporre
silenzio all'adunanza. Alla fine, calmato il baccano, Enea si asside e ripiglia
il discorso).
Enea. Oggimai, poichè le cose sono
giunte a tale che l'autorità della mia parola non basta a rassicurare
pienamente gli animi irritati dalle gare e dalle passioni di partito; e vedendo
altresì che i dubbi suscitati (additando Jarba che non cessa di ridere)
dall'augusto monarca qui presente, non derivano che dall'ignoranza completa dei
meccanismi stupendi, pei quali ai dì nostri si può creare la luce; non mi
resta, per convincervi d'un solo tratto, che a mostrarvi questo involto (cava
dalla giberna una scatoletta di zolfanelli), dove stanno rinchiusi non meno
di duecento fiammiferi fulminanti. (Levando uno zolfanello dalla scatola).
Vedete voi questo fuscellino di legno, quasi impercettibile all'occhio, e
leggiero come una pagliuzza?... Ebbene: non avete che a confricarlo leggermente
sulla scatoletta, sulle vostre vesti, sulla muraglia, perchè ne divampi con
subito scoppiettio una fiammella vivacissima, atta a suscitare inestinguibili
incendii. Se volete, o signori, che io ne faccia subito l'esperimento...
Alcuni. Sì... sì... vediamo!
Altri. Non ci fidiamo...
Did. Lasciamo fare...
Jarba. Mi... mi... poffare! (si alza,
e strappa di mano ad Enea la scatola dei fiammiferi).
Enea (sottovoce a Didone).
Stiamo a vedere...
Si riderà...
Jarba (ad Enea con un zolfanello alla
mano).
Ti far fedére
Come si fa...
Tutti.
Attenti! attenti!
Che mai sarà?
(Jarba, seguendo le indicazioni
di Enea, si pone con incredibile pacatezza a confricare lo zolfanello
sulla scatoletta. Tutti gli sguardi sono rivolti a lui. Breve silenzio. Dopo
due o tre prove, lo zolfanello divampa e mette fuoco alla folta barba
dell'imperatore).
Tutti (allontanandosi da Jarba con un
grido di spavento).
Per Giove massimo!
Al fuoco! al fuoco!
Presto... le macchine!
Pompieri... olà!
Jarba (rovesciandosi sui gradini del
trono colla barba in fiamme).
Maletettissimo!...
Al fuoco! al fuoco!
Presto... le macchine!
Pompieri... olà!
Enea (a Didone prendendola pel
braccio).
Dimmi in qual'ora...
Dimmi in qual loco...
Ti saría comodo?
Did. Fuggiam di qua,..
Pompieri (accorrendo colle macchine e dirigendo
le pompe verso Jarba).
In men d'un'ora,
O illustre Jarba,
La vostra barba
Si spegnerà.
(Le pompe schizzano acqua contro
il viso di Jarba. Didone ed Enea si allontanano abbracciati. Anna dà il braccio
ad Acate. Clivia e le altre damigelle si afferrano al braccio di Meronte,
d'Ippanto e d'altri. Frattanto alcuni Troiani, profittando dello scompiglio,
intascano destramente le posate e i candellieri che stanno sul buffet.
Il Prefetto ed il Questore si fermano
sulla porta per animare i pompieri. Orbech sarà scomparso al primo grido
dell'imperatore).
CALA IL SIPARIO.
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