SCENA QUINTA.
Acate indi Enea.
Acate (venendo da sinistra).
Queste cartaginesi sono insaziabili. Lode a Giove, son riuscito a liberarmi
dalla principessa Anna e a rinviarla alla reggia. Buon per me che la grandine è
venuta in mio soccorso, traforandomi l'ombrello. Numi immortali, che proteggete
l'Italia futura, operate qualche prodigio in favore dell'augusto mio principe,
ond'egli riesca a svincolarsi dalle panie amorose, in cui lo tien stretto e
avviluppato la regina. Frattanto, nella mia qualità di fido, ho
compartito gli ordini perchè tutti si tengano pronti alla partenza. Il ministro
della marina, al quale abilmente ho promesso la croce di commendatore, ha messo
a nostra disposizione uno dei più bei navigli dello Stato.
Enea (uscendo dalla grotta). La
pioggia è cessata... La regina assopita in profondo letargo... Oh! chi vedo?
Acate... il mio fido...
Acate. Augusto sire, io andava in
traccia di voi...
Enea. A bassa voce, per carità!... La
regina di Cartagine giace svenuta in quella grotta... Converrà profittare del
fausto accidente per correre alle navi coi nostri, e sciogliere immediatamente
le vele alla volta d'Italia. Se debbo credere ad un sogno che ho fatto la
scorsa notte, i venti ci saranno propizii.
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