CAPITOLO II.
La coda si prolunga.
Sono le dieci del mattino.
La marchesa donna Fabia Santacroce
è seduta nella gran sala di ricevimento.
- C'è là fuori una visita, dice
Clementina, posando sulla tavola una guantiera d'argento...
- Una visita a quest'ora?
- È don Cecilio Speranza.
- Un'altra chicchera di cioccolatta...
e il reverendo venga introdotto!... Questi reverendi sanno cogliere il momento!
Essi non possono rinunziare alle buone abitudini!
Il reverendo parroco di L...,
appena entrato nella sala, fece un profondo inchino, e baciando la mano alla
marchesa, lanciò una occhiata furtiva al cioccolatte.
- Qual buon vento, signor don
Cecilio?... Presto, Clementina! Una chicchera per il nostro degno curato!...
Spero che la reverenza vostra vorrà accettare....
- Tutto che viene dalla
gentilissima... ed onorandissima signora marchesa...
- Sempre disposta... ai vostri
servigi...
- Obbligatissimo alle vostre
grazie, colendissima signora marchesa...
Don Cecilio Speranza avea già fatto
mezza dozzina di profondissimi inchini. Appena la fanticella rientrò nella sala
per versargli la cioccolata, il reverendo si assise, tolse dalla guantiera un
biscottino, e immergendolo devotamente nella bevanda profumata, prese a parlare
di tal guisa:
- Non è il caso, o il solo piacere
di farvi una visita, che oggi mi ha condotto da voi, colendissima signora
marchesa... Io debbo parlarvi di un'affare assai grave, debbo svelarvi un
segreto, dal quale dipende il decoro della vostra casa, l'avvenire della vostra
famiglia, l'onore, la pace, la tranquillità della vostra amabilissima figliuola
in questo mondo, e la sua salute eterna nell'altro... Siete voi ben sicura che
nessuno possa spiare le nostre parole?..
La marchesa suonò il campanello.
Clementina ricomparve.
- Bada che nessuno deve entrare in
questa sala, nè tampoco avvicinarsi alle porte, disse la marchesa alla
cameriera in tono solenne. Io debbo conferire col signor don Cecilio di affari
molto importanti...
La cameriera fece un inchino, girò
intorno uno sguardo scrutatore, uscì dalla sala, fece traballare l'anticamera
con quattro salti rumorosi, poi leggiera, leggiera, sulla punta de' piedi,
tornò presso la porta, e pose l'orecchio al buco della serratura.
Don Cecilio Speranza, con voce
pecorina riprese a parlare:
- Voi non ignorate, signora
marchesa, quanto amore io porti alla vostra nobile e generosa famiglia, quanto
mi stia a cuore il vostro decoro, e qual sentimento di predilezione paterna mi
leghi a quella cara e buona fanciulla che è la marchesina Virginia. Io l'ho
battezzata, io l'ho iniziata alla prima comunione, l'ho diretta fino dai primi
anni co' miei consigli, colle mie esortazioni, sia in casa, sia nel sacro
tribunale di penitenza... La vostra Virginia mi ha sempre ascoltato... mi ha
sempre obbedito... Grazie agli aiuti della divina provvidenza, ella è cresciuta
nel santo timor di Dio... In una parola, ella è degna figlia di una madre, che
noi abbiamo sempre citata come modello di tutte le virtù.
La marchesa crollò leggermente la
testa, facendo un sorrisetto di compiacenza.
- Era a desiderarsi, che a
complemento di tante belle doti, quella santa fanciulla prediletta da Dio
vivesse mai sempre fra le dolcezze della verginale innocenza... Ma questa
vocazione delle anime elette non è oggidì molto comune alle fanciulle...
All'età di sedici anni quasi tutte propendono verso il sesso più forte... La
vostra buona ed amabile Virginia in ciò seguì l'esempio delle altre...
- E di sua madre, interruppe la
marchesa sorridendo.
- Il che prova, soggiunse don
Cecilio inchinandosi, che anche nello stato coniugale si può vivere
santamente... purchè la donna sia tanto avventurata da trovare un degno
marito...
- Io vedo a che tendono questi
vostri preliminari, disse la marchesa con qualche impazienza... Trovereste
forse a che dire sulla scelta da noi approvata? Avreste mai qualche dubbio sul
carattere e sulla onestà del signor cavaliere Lodovico, il fidanzato di nostra
figlia?...
- Iddio mi guardi dal nutrire il
menono sospetto sulle doti morali di quell'ottimo giovine! rispose don Cecilio
premendo la mano al petto; ed è appunto perchè io l'amo assai, e lo stimo, e
vorrei dissipare ogni ombra di dubbio...
- Vedete dunque ch'io ho colto nel
segno, disse la marchesa alquanto turbata. Qualcuno ha cercato insinuare nel
vostro animo...
- Non nego... Il caso ha voluto che
giungessero al mio orecchio certe voci...
- Ebbene, che hanno trovato a dire
i maligni sul conto di questo amabile cavaliere? chiese la marchesa con
vivacità. Badate, don Cecilio, che io sono una ammiratrice entusiasta del
signor Lodovico. Se alcuno osasse dubitare della sua onoratezza...
- E chi mai l'oserebbe, signora
marchesa? Io vi assicuro che, quanto al morale, io vi starei garante pel vostro
futuro genero. Ma vi hanno, o signora marchesa (e don Cecilio immerse un altro
biscottino nella cioccolatta), vi hanno certi difetti organici.. leggeri... di
nessun conto, che facilmente si possono dissimulare...
- Oh! sta a vedere che qualcuno è
venuto a dirvi che il signor Lodovico Albani ha il gozzo o la gobba?...Egli! il
più avvenente, il più perfetto gentiluomo, che abbia mai posto piede nelle mie
sale!
- Di tale avviso pochi mesi or sono
erano tutti gli abitanti di Pavia, dove quell'eccellente amico era stato
inviato dal Governo come segretario di Intendenza. Colà pure il signor Lodovico
in breve tempo era divenuto l'idolo delle società eleganti e sopratutto delle
donne...
- Lo sappiamo...
- Colà pure... egli aveva amato una
giovinetta di casato nobile e ricco, alla quale stava per unirsi in
matrimonio...
- Lo sappiamo...
- Ebbene, lo credereste, signora
marchesa? Quando si venne a sapere che il signor Lodovico Albani aveva una
certa imperfezione fisica... un certo prolungamento...
- Un prolungamento! ripetè la
marchesa credendo comprendere. Ma siete voi certo, che il signor Lodovico
Albani abbia un prolungamento?
- Perdonate, signora marchesa, se
io debbo scendere a certi particolari che per avventura devono offendere il
vostro orecchio delicato. La coscienza e il dovere soltanto mi spingono a
parlare... Quanto vi narro mi fu riferito da persone degne di fede... da uomini
onesti e prudenti... Il signor Lodovico Albani, come poco dianzi io vi diceva,
avrebbe dunque un muscolo superfluo...
- Che orrore! Ma chi dunque ha
potuto sapere?...
- Relata refero... Non
appena in Pavia si ebbe sentore che il signor Lodovico era in trattative di
matrimonio colla figlia di un ricco negoziante di formaggi, una rivale gelosa,
la quale probabilmente era stata in intimi rapporti col nostro gentiluomo,
divulgò il fatale segreto... In meno di una giornata tutta la città seppe che
il segretario del regio Intendente... aveva la coda!
- La coda!!!
- Sì, una coda lunga quattro dita;
disse il reverendo; facendo il segno della croce.
- Quattro dita di coda! ripetè la
marchesa giungendo le mani.
La cameriera, che stava alla porta
origliando, si alzò lestamente, scese le scale, venne in cucina, adunò il
cuoco, i camerieri ed i guatteri... e fattasi in mezzo al circolo:
- Sapete che c'è di nuovo?...
- Che c'è, Clementina?...
- Lo sposo della signora
Virginia...
- Il signor Lodovico Albani!...
- Il signor Lodovico... Albani...
Ma, silenzio... che nessuno lo sappia, per carità!... Io l'ho udito poco dianzi
per caso da don Cecilio Speranza...
- Ebbene!
- Il signor Lodovico... Albani...
ha la coda...
- La coda!!! gridarono il cuoco, i
camerieri ed i guatteri...
- L'ha detto don Cecilio Speranza
alla marchesa: Il signor Lodovico Albani, lo sposo di madamigella Virginia...
ha una coda lunga un braccio!
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