CAPITOLO III.
Due braccia di coda.
La marchesa donna Fabia e il molto reverendo
parroco don Cecilio Speranza si intrattennero un buon paio d'ore a discutere
sulle code in generale, e in particolare sulla coda del cavaliere dei SS.
Maurizio e Lazzaro.
Esaurita la questione, la marchesa
fece un solenne giuramento che essa non avrebbe consentito mai che un animale
codato sposasse l'unica sua figliuola. Potete imaginare come il reverendo
parroco si partisse edificato dalla sala della marchesa.
- Ma come trovare un pretesto per
sciogliere questo matrimonio?... Come avrò io il coraggio di dire al signor
Lodovico Albani: voi non potete divenire mio genero, voi non potete sposare la
mia bella Virginia... perchè in fondo della schiena...? Quale orrore!!! E come
si fa a persuadere Virginia? Che dirle?... Ella ama tanto il suo Lodovico! Ella
è sì contenta di queste nozze!...
Mentre donna Fabia passeggia per la
sala in preda alla più viva agitazione, Clementina viene ad annunziarle due
visite.
Sono due amiche del cuore, donna
Letizia Novena, ed una vedova bigotta di circa sessant'anni, la contessa Marta
Passeroni, donna attempata e carnosa, ma fresca, gioviale, burlona, che non ha
rinunziato alle galanti avventure.
Le due visitatrici non hanno che a
scambiare colla marchesa i primi complimenti, per accorgersi ch'ella è
preoccupata da un grave turbamento.
- Che hai tu, mia buona amica? Che
vuol dire quell'insolito pallore?...
Donna Fabia risponde con un
sospiro.
- Quali novità?... Non tenerci in
pena più a lungo; dice la contessa. Saresti forse ammalata?
- No!... grazie al cielo... io sto
bene di salute...
- Forse la tua cara Virginia...
- Povera Virginia! sospira la
marchesa, crollando la testa coll'espressione del più vivo dolore.
- Malata?...
- Peggio!
- Qualche ostacolo... qualche
impedimento alle nozze?...
- Hai proprio indovinato, mia buona
amica. Queste nozze sono divenute impossibili!...
Donna Letizia Novena torce gli
occhi verso la soffitta, mormorando una giaculatoria in latino.
- L'ho sempre detto io, prorompe la
contessa; l'ho sempre detto che quando nel mondo si incontrano due esseri come
il cavaliere Albani e la tua Virginia, fatti l'uno per l'altra, creati per
intendersi, per amarsi, per adorarsi, per esser felici... sul più bello il
diavolo ci mette la coda!...
- Pur troppo, mia buona amica!...
Il diavolo questa volta ci ha messo proprio la coda... ma una coda vera...
reale... una coda mostruosa... spaventevole!
E qui donna Fabia si fa a ripetere
parola per parola quanto le venne rivelato dal reverendo parroco, non mancando,
per amore dell'effetto, di allungare altre due dita alla coda dell'infelice
fidanzato.
Chi potrebbe indovinare quali
diaboliche fantasie si destassero nella mente di donna Letizia Novena in udir
proferire la parola: coda! Ella fu sul punto di svenire...
- Oh! ma s'ha da sentirne ancora!
sclama la vecchia bigotta coprendosi il volto colle palme. I preti hanno
ragione di predire che il finimondo è vicino! Un uomo colla coda dev'essere
indubitatamente l'anticristo.
- Io non credo alle baje del
finimondo e dell'anticristo, soggiunse la contessa, ma credo che un uomo colla
coda non abbia diritto di chiamarsi uomo...
- E voi comprenderete, mie buone
amiche, prosegue la marchesa coll'accento della disperazione, che io non potrò
mai permettere a mia figlia... di avere commercio con un animale privilegiato di
un organo, che suol essere il distintivo dei bruti...
- Capperi! hai ragione! La povera
Virginia morrebbe di spavento!...
E le tre donne stettero parecchi
minuti a guardarsi l'una l'altra in silenzio...
La mente umana, e più spesso la
mente femminina, si lascia talmente soverchiare dalle inattese impressioni, che
in luogo di esaminare i fatti ed i principii, trascorre immediatamente alle
conseguenze, balzando così dall'abisso all'abisso. La contessa Passeroni, dopo
breve silenzio, riportò la questione sul vero terreno. - È egli possibile che
un uomo abbia la coda? E quando ciò fosse possibile, avete voi qualche prova
che il signor Lodovico Albani goda veramente di questo privilegio?
Donna Letizia Novena avrebbe
creduto peccare investigando tali misteri. Ella si tacque, e cercò distrarre il
pensiero dallo scandaloso argomento, meditando una parabola del vangelo.
La marchesa cominciò a riflettere
seriamente...
- Mia buona amica, prese a dire
donna Marta... A me pare che prima di rompere le trattative di matrimomio,
innanzi di contristare la buona Virginia e di suscitare uno scandalo in paese,
convenga accertarsi del fatto, e averne qualche prova. Forse don Cecilio
Speranza fu tratto in inganno da qualche malevolo... Questa coda nessuno l'ha
veduta... nessuno l'ha toccata... Hai detto che il signor Lodovico Albani ha
dovuto fuggire da Pavia in grazia della coda... Ebbene! si scriva per telegrafo
a Pavia! Io conosco il signor Frigerio, socio del club repubblicano, un
novelliere, un chiaccherone che non ha il suo pari... Egli potrà informarci
d'ogni cosa... Fra pochi minuti avremo una risposta... Se coda esiste, a monte
il matrimonio!
- Questa è proprio una buona
ispirazione, dice la marchesa. - Presto!... Si spedisca il dispaccio... Il
cavaliere Albani deve tornare domattina... Prima ch'egli rimetta il piede nella
mia casa, avremo nelle mani le prove di fatto...
La marchesa suonò il campanello, ed
ordinò a Clementina di chiamare il maggiordomo.
Questi, che già sapeva l'istoria
della coda, entrò nella sala con quell'aria di falsa compunzione, che i
domestici sanno fingere tanto bene quando ai padroni tocca una sciagura.
- Canella: va all'ufficio del
telegrafo, disse la marchesa, e spedisci questo dispaccio... Trattasi d'uno
scherzo, d'una burla che si vuol fare al signor Albani... Sopratutto il massimo
silenzio...
Il maggiordomo, appena uscito dalla
sala, si arrestò nella camera per leggere lo scritto.
- Dunque Clementina non si è
ingannata... Dunque c'è proprio di mezzo una coda! il dispaccio parla chiaro:
Signor Frigerio - Persone
interessate chiedono se cavaliere Lodovico Albani abbia sei dita coda. Risposta
subito.
Contessa Marta
Passeroni.
E il maggiordomo corse all'ufficio
del telegrafo come avesse le ali...
La risposta si fece attendere tre
quarti d'ora... Donna Letizia Novena, malgrado i suoi scrupoli, malgrado il
profondo orrore ch'ella avea manifestato per lo scandaloso avvenimento,
offrendo al signore un sacrificio di Insolita pazienza, rimase immobile sul suo
seggiolone...
La marchesa guardava ad ogni tratto
il pendolo dorato che stava sul camino... Contava i minuti... imprecava alle
lentezze del telegrafo.
La Passeroni, meditando in segreto
sulla natura del nuovo fenomeno, avea concepito una specie di simpatia per la
coda del signor Albani. Ella avrebbe speso mille franchi per vedere co' propri
occhi qual sia l'effetto d'una coda applicata ad un essere ragionevole...
Finalmente i tre quarti d'ora
trascorsero... Il maggiordomo rientrò nella sala col dispaccio suggellato...
Donna Fabia lo aperse tremando...
Attratte al medesimo centro per
impulso di curiosità magnetica, le teste delle tre donne si urtarono...
Lorenzo Frigerio, il fiero
repubblicano di Pavia, interpretando a suo modo il dispaccio della contessa,
avea succintamente risposto:
Albani Lodovico due braccia coda -
perciò segretario Intendenza, presto deputato.
- Due braccia di coda! sclamò il
maggiordomo.
La marchesa balzando impetuosamente
dal seggiolone, sfogò i primi impeti della sua collera contro il curioso subalterno,
apostrofandolo delle più violenti invettive.
- Povera marchesa! esclamò donna
Marta, giungendo le mani. - Oramai non vi è più dubbio... Conviene rassegnarsi,
ed agire...
Donna Letizia Novena uscì dalla
sala inorridita.
- Due braccia di coda!!! Ma costui
non può essere che il diavolo!
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