IL LUSSO DELLA DONNA
Una questione sociale della massima
importanza sta dibattendosi in Europa e in altre parti del mondo incivilito.
Già da tempo i fogli francesi
annunziarono istituita a Marsiglia una società di giovani scapoli, la quale si
proporrebbe di correggere il soverchio lusso delle donne colla minaccia di
chiudere ad esse ogni probabilità di matrimonio. Questa Società, da
quanto riferiscono i giornali, avrebbe trovato numerosi proseliti in Francia e
in Inghilterra, ma in nessun luogo essa ha preso a svilupparsi più rapidamente
e in proporzioni così vaste come in America. - Se dobbiamo credere ad una
corrispondenza da Nuova York pubblicata dal Times, in quella città
l'attitudine dei Celibi-massoni sarebbe tale da produrre un vero allarme
nella gentile falange delle fanciulle da marito.
Questi Celibi-massoni, così
tenacemente risoluti ad astenersi dalle dolcezze matrimoniali fino a
quando le donne non abbiano dato prova di rinunziare al loro lusso smodato,
nella sola città di Nuova York già sommano a trentacinquemila. E pare che
facciano davvero; poichè nello scorso mese questa vasta e popolosa città non ha
veduto celebrarsi che sessantaquattro matrimoni.
Che il lusso della donna sia fomite
di corruzione, causa efficientissima di squilibri economici nelle famiglie e
incentivo al delitto, questa è tale verità su cui non può cadere alcun dubbio.
Tutte le statistiche criminali danno ragione all'arguzia strategica di quel
celebre poliziotto francese, che ad ogni annunzio di crimine, soleva esclamare:
cherchêz la femme! - Dietro un furto, dietro un falso di cambiali,
dietro un assassinio, dietro un suicidio, è ben raro che non si celi una donna,
una giovine e capricciosa donna, avida di moire, di gioielli, di
equipaggi e fors'anche di bordeaux, di champagne e pasticci di
Strasburgo.
La statistica accusa la donna
inesorabilmente, e a ciò vuolsi attribuire questa singolare cospirazione del
sesso forte contro il sesso debole, che ha dato origine alla setta dei Celibi-massoni.
Riconoscendo, come non si può a
meno di riconoscere, il grave danno che deriva alla società dal lusso sfrenato
della donna, è da approvarsi nei Celibe-massoni la moralità dello scopo,
sebbene rimanga ancora discutibile la idoneità dei mezzi ch'essi prescelgono a
conseguirlo.
V'è una quistione che innanzi tutto
vuol essere risolta - sapere se la donna sia sola colpevole del suo lusso,
ovvero se l'uomo, se il marito in ispecie, non sia la causa prima di quegli
eccessi cui si vorrebbe por freno.
Prima di entrare per nostro conto
in un dibattimento di tale natura, vediamo come altri lo abbia iniziato e con
quale effetto. Trasportiamoci a Nuova York, e prendiamo parte all'ultimo meeting
dei Celibi-massoni, dove un individuo del sesso accusatore (il signor
Gozléz di Salamba, presidente della nuova società), e un individuo del sesso
accusato (miss Conninghs Hewers) gettano i preliminari di questa polemica che
interessa tutto il mondo.
Il discorso del signor Gozléz di
Salamba di tal modo viene riassunto dai giornali americani:
«Signori (volgendosi alle
tribune esclusivamente occupate dai membri della società):
«Tutti i documenti che ci eravamo
prefissi di raccogliere, per dimostrare le calamità provenienti dal lusso
smodato delle donne, sono raccolti e fra poco verranno pubblicati. La infernale
civetteria delle donne è divenuta il flagello della umanità.
«Oggimai non è più possibile
ammogliarsi ad un giovane onesto e regolato nel vivere (sensazione).
«A vent'anni le giovinette esigono
tal lusso, quali le madri non avrebbero mai sognato (verissimo!) Il cervello
vuoto delle giovani non si nutre che di futilità dispendiose. Esse vogliono ad
ogni costo brillare, ignorano che la modestia è il più bel ornamento di una
giovane (bravo!) e la sfacciataggine sovviene in esse al difetto
d'istruzione, che più non si curano di acquistare (approvazione). In
tali condizioni, signori, qual giovine, che non possegga se non che mediocri
mezzi per vivere, può avventurarsi in buona fede a prender moglie? S'egli si
imbatte in una giovane fedele ai suo doveri (rara avis!) è ben certo di
renderla infelice non soddisfacendo ai suoi dispendiosi gusti.
«Se s'imbatte in una donna meno
scrupolosa - ed è il caso più probabile - che addiviene del suo onore? A qual
prezzo viene acquistato il lusso con cui si abbiglia la sua consorte?... Il
marito deve intraprendere delle speculazioni superiori alle sue forze per
accontentare la civetteria sempre insaziabile della sua sposa, e la sua probità
finisce per naufragare. Quanti esempi non ne vediamo ogni giorno! In altri
tempi vi erano delle donne che si occupavano delle cose domestiche; ve n'erano
anche di quelle, che, in caso di bisogno, avrebbero prestato mano al capo di
famiglia in ciò che il loro sesso comportava. Oggi avviene forse lo stesso? (no!)
Le nostre donne non vogliono prendersi cura dell'andamento domestico, e
preferiscono di vivere in locande o in pensioni ove la loro civetteria e la
loro infingardaggine si sviluppano a tutto bell'agio e dove coll'ozio ad esse
sopraggiungono i cattivi pensieri.
«Il povero marito è occupato de'
suoi affari; la moglie va girovagando pei negozî, sen va a passeggiare nel
Parco o nel Broadway, e non avendo nulla a fare in casa, ha mille volte il
tempo e la facilità di aumentare il suo lusso quocumque modo. Quanto a
lavorare a punta di dita in caso di sventura, era una cosa buona per le matrone
del tempo passato. Una donna che lavora, foss'anche per nutrire i figli, non è
più una lady; essa crederebbesi abbassata al livello de' suoi domestici.
«I nostri antenati si ammogliavano
per avere un focolare, una famiglia, dei figli. Chi si ammoglia ai giorni
nostri rischia di non avere nè l'una cosa nè l'altra. Non un focolare, perchè
le nostre signorine preferiscono la vita dei corsi alla vita domestica; non una
famiglia, perchè le nostre mogli non hanno nè lo spirito, nè lo istinto
dell'ordine, e ve ne sono di quelle che sacrificherebbero padre e madre ad un
gioiello, ad un merletto, ad un cappello, ad un cachemire; e a più forte
ragione sacrificherebbero un povero diavolo di marito (risa).
«Non figli, o almeno un numero
limitato, perchè l'allevarli è dispendioso, perchè una signora coperta di raso
e di merletti non vuol esporsi a tenere un bambino sulle ginocchia, nè a lei
parrebbe decente il trattare le fasce e i pannolini sudici colla mano infiorata
di polvere di riso (benissimo).
«Innanzi a tali fatti, di cui niuno
potrebbe negare la triste realtà, non è egli conveniente, o signori, per
salvare la morale e sopratutto noi stessi, di fondare un'associazione che, pel
suo numero, per la solidità de' suoi principi, dia una lezione alle nostre
giovani donne di Nuova York? (sì, bravo!) Questa associazione già
esiste, noi ne formiamo l'anima, ma bisogna propagarla ed estenderla. È duopo
mettere le signorine stravaganti in quarantena (sì! sì!) È mestieri
pertanto proclamare che noi amiamo se non altro la semplicità; che non c'è
bisogno, per piacerci, di spendere per un vestito la rendita di un mese ed
anche di un anno! (bravo!) Rimanendo celibi, signori, noi ci guarentiamo
da un flagello cento volte più a temersi del colera e della peste. E voi
vedrete che colla nostra risoluzione costringeremo le giovani a ravvedersi. Noi
possiamo fare a meno di esse, elleno non potrebbero fare a meno di noi.
«Il giorno in cui il loro cuore si
aprirà ai sentimenti del vero affetto, in cui il dollaro non sarà più il loro
Dio; quando il buon senso sarà rientrato nel loro cervello, allora soltanto noi
consentiremo a infrangere i nostri voti per immolarci nuovamente sull'altare
dell'imene. Per ora, il nostro giuramento sia quello del perpetuo celibato.
Morte al lusso! Viva le semplicità e l'economia! Non più matrimonio! Ecco la
nostra parola d'ordine. (Applausi prolungati; tutti si precipitano in folla
per congratularsi coll'oratore).
A questo discorso dell'onorevole
presidente del meeting, altri ne seguirono più concitati e più violenti.
Tutti i membri della società vollero prendere la parola per lanciare una
rampogna, un crudele sarcasmo contro il sesso incriminato.
Noi non riporteremo quelle
invettive, le quali, per essere più spietate, danno una maggior evidenza ai
fatti ed alle argomentazioni dell'onorevole Gozléz di Salamba.
Ma perchè la questione sia posata
dinanzi ai nostri lettori in guisa da escludere per parte nostra qualsivoglia
sospetto di parzialità, non indugieremo a riprodurre le vivaci proteste del
sesso accusato, quali pel labbro di una avvenente donna vennero formulate in
una breve arringa.
Miss Conninghs Hewers fu l'ultima a
prendere la parola nel famoso meeting di Nuova York e - affrettiamoci a
dirlo - i maggiori applausi furono per lei. Tutta l'indignazione di un sesso
calunniato trabordava dal suo volto, dai suoi sguardi, dalla sua eloquenza
fulminea. La leonessa ferita ruggì terribilmente, e tutta l'assemblea mascolina
n'ebbe terrore.
Alla fine del suo discorso, miss
Conninghs Hewers fu portata in trionfo dalle fanciulle intervenute all'adunanza
- e i molti giovani appartenenti alla setta dei Celibi-massoni si
ritrassero col pentimento nel cuore.
Per parte nostra non ci lasceremo
influenzare da questo trionfo dell'eloquenza femminile. Riconoscendo una parte
di vero nelle parole proferite dalla giovane americana in difesa del proprio
sesso e in accusa del nostro, attenderemo che i nostri spiriti si ricompongano
a perfetta calma per proferire un giudizio definitivo.
Frattanto eccovi il discorso di
miss Hewers:
«Di chi è la colpa, o signori? -
ecco la questione - di chi è la colpa, domanderò io colla mia debole voce di
donna - poichè voi, nell'impeto cieco dei vostri risentimenti, avete obliato
che questa dovrebbe essere la prima questione! - Avete raccolto dei documenti
per dimostrare le calamità provenienti dal nostro lusso - e fu inutile fatica,
o signori, perchè noi siamo le prime a convenire di questa deplorabile verità.
«Chi ha creato a noi donne la necessità
del lusso, chi ha fomentato nei nostri cuori le ambizioni smodate? chi ci ha
sospinte in questo vortice fatale che inghiotte tante vittime umane? - Voi... (tumulti
e segni negativi dalle tribune massoniche). Voi... lo ripeto con tutta la
mia voce, rinvigorita in questo momento dalla più ferma convinzione!.... Sì! il
nostro lusso non è che una conseguenza inesorabile dei vostri disordini, delle
vostre follìe - e poichè tutto si ha da dire - della vostra brutalità (sensazione).
«Voi avete torto di accusare le
nostre esigenze giovanili. A sedici anni non vi è fanciulla che domandi di
soffocare sotto gli ornamenti artificiali le rose seducenti della sua
primavera. Le fanciulle amano la semplicità - si sentono troppo forti delle
loro attrattive naturali per invocare il soccorso delle stoffe e dei metalli.
Una mussola di venti lire, un nastro di pochi soldi, un cappellino di paglia,
due fiori - ecco ciò che domandano le fanciulle! - Tale è l'istinto di questi
giovani cuori pieni di poesia, che vi fanno l'onore - o bruti della specie
mascolina - di credervi animali ragionevoli, dotati di qualche istinto gentile!
«Orbene: ditemi un poco, o grossi
orangotani col cappello a cilindro - qual è di voi che riveli tanto buon gusto
da apprezzare il semplice e modesto abbigliamento di una giovinetta?
«Le rose naturali di un
freschissimo volto non hanno attrattive per voi. Voi disdegnate i puri
contorni, le forme palpitanti che si esprimono attraverso una gonnella di
mussola e di lino.
«Voi correte all'artificiale ed al
falso. Un volto di quarant'anni ingrommato di polvere di riso e di belletto,
due sopracciglia affumicate, un cumulo di capelli che non osate chiamare
parrucca, una crinolina vaporosa... ecco ciò che vi attrae, ciò che voi
preferite. - Voi volgete le spalle alle vergini figlie della natura, e cadete
in ginocchio davanti ad una guardaroba che vuol essere una donna! - Ci
rimproverate il nostro lusso, e poi andate in estasi per una stoffa di
broccato, e correte a baciare dei volti che ogni mattina si fabbricano una
epidermide al prezzo di venti franchi (applausi).
«E quando noi diventiamo vostre
mogli? È triste cosa per una donna quale io mi sono, dover rivelare certi
misteri dinanzi ad un'assemblea così numerosa. Ma io lo farò, perchè l'onore
del mio sesso lo esige.
«Dopo aver consumato la vostra
prima giovinezza nel libertinaggio e nelle crapule, corrosi dalle malattie,
estenuati, qualche volta ributtanti per cicatrici ingloriose, voi ci elevate
agli onori del vostro talamo glaciale, promettendoci delle dolcezze, che dopo
un mese non sarete in grado di mantenerci (sensazione).
«L'onorevole presidente di questa
assemblea ha osato accusare la nostra sterilità. Io lo pregherei di cercare nel
suo sesso le origini di questo fenomeno, d'altronde naturalissimo! (Alcuni membri
dell'assemblea abbassano la testa). Quei nostri antenati che si
ammogliavano per avere dei figli, recavano alle loro donne dei mezzi
abbastanza idonei allo scopo, non erano tanto stolti da esigere che tutto si
facesse da noi. (Applausi prolungati dai banchi delle signore).
«Un focolare... una famiglia!
- Siamo noi che vi ricusiamo le intime gioie del focolare domestico? Noi che
passiamo nelle case la massima parte delle giornate - noi che nei primi mesi di
matrimonio vi attendiamo alla notte colla trepidazione nel cuore, che corriamo
all'uscio per ogni menomo rumore nella speranza di vedervi sopraggiungere - che
vegliamo spesse volte infino all'alba colle pupille lacrimose, mentre voi
gozzovigliate alla bettola per rientrare briachi a infastidirci di un amplesso
impotente! (Il presidente dell'assemblea nasconde la faccia sotto il banco).
«E cosa venite a dirci? Qual è il
conforto che voi recate al nostro amore? «Com'era bella questa sera la moglie
dell'ambasciatore brasiliano col suo fulgido diadema di brillanti!... Com'era
seducente la prima donna dell'opera italiana con quella sua bernouse
tempestata di fiori d'oro!» E osate perfino... osate rammentarci le mantenute,
le cortigiane, tutta la mandra che si prostituisce... E vantando la loro
civetteria, quasi ci animate a prenderne esempio!
«Vi rovinate per noi! Ciò può
avvenire qualche volta, ma noi vi roviniamo per compiacervi.
L'istigazione è partita da voi. La nostra semplicità, il nostro amore vi trova
indifferenti - noi procuriamo di sedurvi, di tenervi legati a noi colle
attrattive degli adornamenti, con quell'orpello che il vostro gusto pervertito
apprezza più dell'oro.
«Che dirò poi dei fatui mariti, dei
mariti capponi, dei mariti nati cervi, i quali non d'altro si compiacciono che
di esporre le loro mogli all'ammirazione del pubblico, e vogliono dire ad ogni
costo: mia moglie era la meglio abbigliata alla festa - la mia signora attirava
tutti gli sguardi col prestigio della sua toilette - la mia signora era
l'idolo di tutti! - E poi si lagnano del lusso! E poi dicono che noi... siamo
causa della loro rovina!...
«Poveri cervelli vuoti che non
potete riconoscere la vostra insensatezza! Noi vi rechiamo una moglie, e i
vostri pensieri, le vostre sollecitudini son tutti rivolti a farne una
meretrice! (Sensazione profonda).
«Orbene, poichè siamo giunti a
discutere le nostre ragioni ed i nostri torti, si sospendano pure le nostre
relazioni.
«Le fanciulle di Nuova York si
associno al vostro grido: non più matrimonio! E quanti sono in America e
nelle altre parti del mondo cuori di donna che sentono la propria dignità,
faranno eco al nostro voto!
«Rimaniamo pulzelle! - Se infino ad
oggi abbiamo potuto transigere colla brutalità dei mariti nella illusione di
poter incivilire questa razza - ora, dacchè essi ingratamente e stolidamente ci
accusano dei loro torti, non è più lecito verun accomodamento fra i due sessi.
«Vergini di Nuova York: la vostra
linea è tracciata - abbominio a questi mostri che ci pervertono e ci accusano!
abbominio ai mariti!»
Come abbiamo detto, alla fine della
arringa, miss Conninghs Hewers fu portata in trionfo per le strade principali
di Nuova York.
FINE DEL LIBRO SEGRETO.
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