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Antonio Ghislanzoni Libro segreto IntraText CT - Lettura del testo |
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UN UOMO COLLA CODA
CAPITOLO I.
Due dita di coda.
Il contino crollò leggermente la testa, e proseguì di tal guisa: - Non c'è che dire: Lodovico Albani è un perfetto gentiluomo. Peccato ch'egli abbia quel difettuccio! Ma poichè infino ad ora qui nella borgata nessuno se n'e accorto!... - Chè! il signor Lodovico Albani avrebbe dunque... com'ella dice, un difetto...? - Mi sono espresso con poca esattezza... Non si tratta in questo caso di un difetto... sibbene di un accessorio, di un ornamento, di un vezzo... che so io...? - Via! signor contino... Via..! parli liberamente... Ella sa bene che noi...! Il parroco e il coadiutore ingrossavano gli occhi e allungavano il collo come avrebbero fatto dinanzi ad un cappone arrostito con ripieno di salsiccia. È d'uopo sapere che don Cecilio Speranza e don Domenico Crescenzio, parroco l'uno, l'altro coadiutore nella borgata di L..., detestavano con fervore cattolico il cavaliere Lodovico Albani. Quali erano i torti del cavaliere Lodovico Albani rispetto ai due uomini di Dio? - Molti e gravi. Lodovico Albani era cavaliere dei SS. Maurizio e Lazzaro, e si era meritato il titolo onorifico coi suoi talenti, colle sue opere letterarie e scientifiche, con generosi sacrifizi di patriottismo. - I preti hanno poca simpatia pei cavalieri dei SS. Maurizio e Lazzaro, per gli uomini di spirito e pei patrioti. Dippiù, il signor Lodovico, venuto di recente ad abitare la borgata, si era introdotto nella casa di donna Fabia Santacroce, ed era riuscito ad istillare nella antica bigotta qualche idea libertina. A dispetto dei due reverendi, la marchesa aveva accordata al signor Lodovico la mano dell'unica sua figliuola. Già s'erano fatte due pubblicazioni; il fidanzato era ito a Milano per comperare i regali da nozze - al di lui ritorno la cerimonia dovea compiersi senza indugio. Tutte le pratiche del parroco e del coadiutore per impedire questo pericoloso connubio, erano riuscite vane. Lodovico Albani, colla sua condotta incensurabile, avea completamente trionfato delle cabale e dei raggiri... In paese egli era citato a modello di onestà. Generoso coi poveri, affabile, modesto, anche in casa della marchesa, egli sapeva uniformarsi alle pratiche devote, alle abitudini alquanto rigide della vecchia bigotta, adoperandosi però lentamente a combatterne i pregiudizi. Dietro consiglio del futuro genero, la marchesa aveva già introdotte nella famiglia non poche riforme. I due reverendi non eran più invitati a prendere la cioccolata ogni mattina... I pranzi divenivano meno frequenti... Don Cecilio e don Domenico in casa della marchesa perdevano ogni giorno qualche residuo del loro potere temporale. Guardati, o lettore dall'odio di un prete: dall'odio di due preti non può guardarti che Dio! Dopo tali premesse, è facile comprendere con quale ansia, con quale impazienza febbrile, il parroco ed il coadiutore attendessero le rivelazioni del contino Tiburzio. Ma, chi è il contino Tiburzio? In poche parole ve lo presento. Il contino Tiburzio è un nobile della massa, mediocremente brutto, mediocremente ignorante, mediocremente maligno. Un bel giorno, credendo amare la marchesina Virginia egli la chiese in moglie a donna Fabia, ma in grazia del signor Lodovico, egli ebbe una chiara e formale ripulsa. La marchesina, consultata del suo voto, avea recisamente respinto il pretendente, colla sentenza inappellabile: è troppo brutto. Il contino Tiburzio si sentì trafitto nel profondo del cuore... e giurò vendicarsi. Bisognava perseguitare il rivale... combatterlo... schiacciarlo... perderlo nella opinione del mondo. Pensa, medita, studia. Che si fa? L'arte cattolica dei due reverendi aveva abortito... Che poteva ripromettersi un uomo del secolo? Ma l'amore è più scaltro, più maligno dell'odio. Questa volta la fantasia del contino ebbe un lampo di ispirazione. Scoperta la breccia e concepito il piano di attacco, egli scelse i due preti per alleati. Io credo che il lettore non abbia d'uopo d'altre spiegazioni... Ripigliamo il dialogo interrotto. - Dunque, signor contino; questo difetto?... - Per carità, don Domenico, non mi fate parlare...! Temo aver già detto di troppo... Non dimentichiamo che Lodovico è alla vigilia delle nozze... Poichè finora il difetto è rimasto occulto... lasciamo correre l'acqua pel suo letto... I maligni credono che io mi abbia in uggia quel bravo giovine, perchè madamigella Virginia ebbe il capriccio di accordargli una preferenza che io non ho mai vivamente ambita... nè sollecitata... Egli mi ha salvato da un abisso, ed io gliene son grato di cuore. Che altro infatti è il matrimonio se non un abisso coperto di fiori, ove l'uomo precipita inavvedutamente... e per sempre? - Signor contino... Ella sa con chi ha da fare... Noi siamo avvezzi a serbare il segreto in casi ben più gravi che non quello di cui ora si tratti... Questo difetto del signor cavaliere Lodovico non sarà di tal natura da portargli pregiudizio, ove fosse divulgato. A quanto pare, si tratta di una imperfezione fisica, poco rilevante... - Ah! gli abiti ne celano molte delle magagne!... Se le fanciulle, prima di scegliersi un marito, potessero penetrare collo sguardo il fitto velame degli abiti, sono d'avviso che più tardi non avrebbero luogo tante delusioni, tanti scandali coniugali e tante separazioni. C'è a scommettere, signor don Domenico, che se alcuno susurrasse all'orecchio della marchesina il segreto che io solo conosco, queste nozze andrebbero in fumo, e il mio povero amico dovrebbe allontanarsi da L... come ebbe, anni sono, ad andarsene da Pavia. - Il caso è molto più grave che io non avrei immaginato, disse don Domenico, torcendo le pupille al firmamento. - Gli è un caso di coscienza! soggiunge gravemente don Cecilio Speranza. La perdoni s'io mi permetto di farle un po' di morale, signor contino; ma io credo che nella sua qualità di uomo d'onore, nella sua qualità di amico della marchesa, ella sia in obbligo di prevenire lo scandalo, di salvare una povera innocente creatura dall'abisso in cui sta per cadere, di impedire una unione fatale... - Vi confesso che qualche volta mi è passato per la mente un tal scrupolo... disse il contino Tiburzio, coll'accento della più viva compunzione... Povera marchesina! Sì ingenua! Sì bella..! Sì buona! Vi giuro che ne sento pietà. - Signor conte!.. disse don Domenico, levandosi in piedi... - Don Tiburzio! soggiunse don Cecilio, andando a chiudere la porta... - Bisogna salvare quella brava fanciulla. - Ella lo deve. - Ella non può esimersi... - La chiesa parla chiaro: Chi sapesse esservi fra' contraenti, impedimenti, ecc., ecc., è tenuto a notificarlo a noi... quanto prima... - In caso diverso, incorrerebbe la pena della scomunica. - Si affidi a noi, signor conte... - Ci lasci fare... Il contino esitava: - Se, come dicon loro, signori reverendi, io sono tenuto per dovere di coscienza... - E per dovere di religione... - E per ingiunzione dei sacri canoni... I due preti si fecero a brontolare vari testi latini. Ad ogni parola, ad ogni frase, don Tiburzio inarcava le ciglia, ed annuiva col capo simulando la maggior compunzione. Le argomentazioni e le citazioni sacre e profane dei due reverendi erano troppo incalzanti... E il contino Tiburzio si lasciò strappare dalle labbra il terribile segreto... - Ebbene! la responsabilità della mia indiscrezione ricada su loro, sclamò il contino, atteggiandosi da vittima... Il nostro ottimo amico cavaliere Lodovico Albani, ha... nel... fondo... della schiena... - Nel fondo della schiena? ripetono i due preti spalancando le bocche... - Nel fondo della schiena il nostro amico ha una escrescenza anormale... - Una escrescenza anormale!... ripete don Cecilio, enfiando le gote... - Un'appendice osseo-muscolosa, ricoperta di pelo e lunga circa due dita... - Una coda!!! sclamano ad una voce i due reverendi, rizzandosi sulla punta dei piedi... - Voi l'avete detto! conclude il contino ripiegando la testa all'indietro. Il cavaliere Lodovico Albani... il fidanzato della marchesina Virginia Santacroce... ha una coda lunga circa due dita!
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