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Antonio Ghislanzoni
Libro bizzarro

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  • IL FLAUTO DI MIO MARITO
    • CAPITOLO I.
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IL FLAUTO DI MIO MARITO

 

 

CAPITOLO I.

 

La marchesa non parve adontarsi del mio epigramma - crollò leggermente la testa, e volgendomi un sorriso di compassione:

«Ragazzo! - mi disse - tu non comprendi per nulla il cuore della donna!... Iddio ti guardi dal prender moglie! diverresti troppo infelice o troppo ridicolo

Io mi accorsi che quella risposta era l'esordio di una confessione generale.

Discostai la lucerna, eclissandola dietro l'enorme mazzo di camelie che stava sulla tavola - e la voce della attempata peccatrice parve sciogliersi più liberamente:

«Sarò sincera con te - ti dirò tutto, onde non abbi più nulla a domandarmi od a rimproverarmi in avvenire.... Il Signore ha perdonato alla donna per aver molto amato; e i preti spingono la loro indulgenza fino ad assolvere i peccati di poco amore, purchè il colpevole si confessi con sincerità.

«Le mie debolezze - o colpe, che ti piaccia chiamarle - furono molte. Io non accuso i miei conoscenti ed amici di averle esagerate. Perocchè se io non ebbi mai l'accortezza di nasconderle quando l'occhio maligno dalla società spiava tutti i passi, per non dire tutti i pensieri della mia giovinezza - a che varrebbe ora lo smentirle o l'attenuarle?...

«Il mondo però mi ha calunniata iniquamente, attribuendo a volgare istinto di sensualità certe abberrazioni istantanee, le quali, per quanto variate e molteplici fossero, ebbero nondimeno una origine comune: il più puro, il più nobile, il più costante degli affetti!

«Tutta la mia storia potrebbe riepilogarsi in questo solo motto: Ho peccato con molti per aver troppo amato un solo uomo.

«Ho impiegato la mia vita, come una antica sacerdotessa di Vesta, a custodire la sacra fiamma del primo amore. E ci sono riuscita!... Quand'anche la mia giovinezza, oramai spenta, avesse per incanto a rianimarsi e a prolungarsi rigogliosa fino alla consumazione dei secoli, io non amerei che lui.... non potrei amare che lui.... lui solo....

- Il fu marchese vostro marito?...domandai sorridendo.

- Oltraggerei la memoria di quel degno e rispettabile compagno della mia giovinezza - rispose gravemente la marchesa - se affermassi di averlo amato... d'amore. Mio marito fu il primo prodotto di quella sublime passione, che non avendo potuto esaurirsi nell'essere adorato, corse dietro per tanti anni ai fantasmi di una dolce reminiscenza....

«Perchè tu mi possa comprendere, è d'uopo che io risalga al principio...

«Evochiamo l'angelo della rivelazione, il Prometeo della luce, il Dio agitatore di tutta la mia vita!...

«Crederesti?... nel profferire il nome di Adolfo, io risento una commozioneviva, che mi sembra, come l'antica fata Morgana, uscire ringiovanita dalla vasca miracolosa.

«Egli dunque si chiamava Adolfo....

«Io lo vidi por la prima volta nel giardino della nostra villeggiatura di Medolago. Figurati una sera di maggio, fresca, olezzante e tranquilla come il mio cuore di sedici anni... Sì compievo appunto i sedici anni la sera in cui mio cugino Adolfo mi fu presentato.

«Un bel giovane, di media statura bruno di capelli - presso a poco i tuoi capelli, Eugenio; più crespi, più vigorosi, direi quasi fiammeggianti di giovinezza....

«Ma che giovano le descrizioni? La bellezza giovanile ha dei segreti che la parola non può rilevare, la tela riprodurre...

«Fra Adolfo e me corse un'occhiata fuggitiva - due correnti elettriche si stabilirono fra i nostri giovani cuori. - Adolfo arrossì - io tremai - ci ricambiammo i complimenti della presentazione con voce fioca e convulsa....

«Mia madre disse: - Eccoti, Ortensia, un egregio dilettante, di flauto, che verrà, noi vogliamo sperarlo, a deliziare qualche volta il nostro soggiorno campestre!

«Sarò ben felice, rispose Adolfo senza guardarmi in volto, di fare un poco di musica con voi, amabile cugina... Tutti vi dichiarano prodigiosa al pianoforte... Suoneremo dei duetti!...

«Io risposi con un'occhiata affermativa e un inchino da collegiale... Poi, per nascondere la mia viva agitazione, mi allontanai da Adolfo e da mia madre, facendomi a percorrere tutta sola i viali del parco...

«Quella notte non potei prender sonno... La bruna capigliatura di Adolfo, il suo sguardo di fuoco, il bianco e profumato sorriso, la voce insinuante, magnetica - tutto si rifletteva, come una iride voluttuosa, nel vivo cristallo della mia vergine fantasia...

«Io lo vedeva... io gli parlava come ad un amico lungamente aspettato...

«Al biancheggiare del mattino, dopo i lunghi affannosi vaneggiamenti, le mie ciglia si chiusero al sonno - ma l'anima vegliava tuttavia, nelle dolci illusioni di una musica celeste.

«Erano le note di un flauto lontano - era il canto misterioso dell'amore - era la risposta di un'anima sorella, che poche ore innanzi si era identificata colla mia... Nel sonno le mie membra si cullavano dolcemente, secondando le voluttuose cadenze... Ebbrezza salutare dei sogni! Qualche volta non sei che un riflesso, una larva sbiadita dei gaudi trascorsi.... Per me, giovinetta inesperta della vita, fosti una rivelazione di ignote delizie!...

«Eugenio, cominci tu a comprendere per quale associazione di idee voluttuose e sublimi, il flauto abbia potuto esercitare tanto fascino su tutta la mia vita?...

«I miei rapporti con Adolfo - rapporti brevi pur troppo, ma esuberanti di ogni dolcezza - non furono che un duetto di flauto e pianoforte, deliziosamente prolungato nella vicenda di interruzioni e riprese gradevolissime.

«Quel duetto cominciò all'indomani della presentazione. Adolfo, come aveva promesso, mi portò una raccolta di composizioni musicali per flauto e pianoforte, che noi prendemmo a studiare in presenza di mia madre...

«I concerti divennero quotidiani; l'arte e la passione progredirono del pari - mia madre si compiaceva, e si entusiasmava del nostro accordo perfetto...

«Così trascorrevano i giorni, le settimane, i mesi. mai fra Adolfo e me ci eravamo scambiati una parola, una lettera, una stretta di mano, che equivalesse ad una franca dichiarazione. Noi ci intendevamo colla scelta dei pezzi, cogli accenti della esecuzione, col capriccio delle varianti, coll'arbitrio dei crescendo e dei rallentando, colla foga e la significante rilassatezza dei tempi...

«Qualche rara volta - per accidente - la estremità del flauto aveva sfiorato leggermente la mia spalla - il mio gomito, nelle volate ascendenti sulla tastiera, toccava... e trasaliva al contatto dell'istromento... Queste eventualità del concerto erano un eccitamento fortunato, e da esse la musica ritraeva maggior nerbo. Le fibre irritate galvanizzavano il cembalo - la voce del flauto pareva gonfiarsi... E allora nasceva quella fusione di armonie, che provocava gli applausi di mia madre...

«Mia madre era sempre , in mancanza di altri ammiratori. La sua presenza incoraggiava l'arte e sorvegliava il buon costume... Sia pace all'anima di quella santa donna! Ma vi è un destino, un angelo, un demonio, un Dio - chiamalo come ti piace... - io preferisco di crederlo un Dio, perocchè ebbi molte prove della sua onnipotenza. Orbene, questo Dio non permette che le anime fortemente innamorate si consumino nello sterile desiderio. - Il nostro duetto a flauto e pianoforte si era prolungato tre mesi...e la vicenda delle interruzioni e delle riprese aveva affrante le nostre forze. Adolfo dimagrava... Al finire dei concerti due solchi profondi gli scendevano dal cavo dell'occhio fino all'estremo delle guancie... Scomponendo lo strumento per rimetterlo nell'astuccio, mi guardava, e pareva dirmi: fino a quando?

«Era tempo che il Dio degli innamorati venisse in nostro soccorso...

«Il duetto ebbe finalmente una soluzione, rapida...concitata...intensa... E la scossa fu tale, che io ne rimasi impressionata per tutta la vita...

«Quel giorno ripassavamo una fantasia di Rabboni sulla Straniera... Il flauto di Adolfo era più inquieto che mai... Più volte io aveva sentito la canna di ebano scivolare sotto le mie treccie - l'alito di Adolfo mi infuocava le guancie...

«Cominciava il cantabile: Meco tu meni!... Mia madre stava ad udirci appoggiata alla finestra che guardava il giardino...

«Ad un tratto ella si alza - passa dinanzi al cembalo in punta di piedi, e, accennando a noi di continuare la nostra musica, esce pian piano dalla sala.

«Mia madre - lo seppi più tardi - scendeva in giardino per sorprendere la cameriera, la quale era entrata col guattero nella serra dei limoni...

«Per la prima volta, dopo tre mesi di febbre amorosa, Adolfo ed io ci trovammo soli... I preliminari erano già esauriti... La musica aveva supplito eloquentemente alla parola... Fra noi erano stabiliti da un pezzo tutti gli accordi della passione, ripetuti e confermati in tutti i toni musicali...

«Non appena la porta si chiuse dietro i passi di mia madre, la sala fu sconvolta da un improvviso cataclisma - Adolfo, il flauto, il pianoforte, il meco tu vieni...tutto fu travolto in un caos delizioso e terribile...

«Oh! se qualcuno fosse entrato in quel momento! Fortunatamente il pianoforte si smosse, percorse la sala come una locomotiva a vapore...e andò a piantare la coda nel vano del caminetto.

«All'urto del mobile io mi riscossi...compresi il pericolo della situazione...mi svincolai dalle braccia di Adolfo - e balzai dalla tastiera sulla quale inavvertitamente mi era seduta!... Noi fummo in tempo, prima che mia madre rientrasse, di riparare all'immenso disordine...

«Quando la buona donna si affacciò alla porta della sala, Adolfo ripigliava il meco tu vieni!»

 

 

 




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