CAPITOLO II.
La marchesa chinò il volto
mestamente, e si tacque. Poi, rialzando la fronte con un movimento un po' vivo,
quasi volesse cacciare una dolorosa ricordanza: - Ebbene? riprese - cominci tu
a comprendere qualche cosa?
- Oh!... senza dubbio! Io comprendo
che, all'età di sedici anni e pochi mesi, voi eravate già iniziata ai più
intimi misteri dell'amore... E non posso a meno di congratularmi con voi!
Nessuno vorrà rimproverarvi di aver sprecato il vostro tempo!...
- A sedici anni la donna soccombe
per inesperienza - la sua stessa onestà, il pudore, la timidezza, tutte le doti
più sante dell'anima concorrono a tradirla... Quando una fanciulla di sedici
anni può resistere alle violenze di una prima passione, vuol dire che ella è
già pervertita...
«In un delirio sublime ho
sacrificato ad Adolfo la mia innocenza... Abbandonandomi all'amplesso fatale io
diedi a quel primo, a quell'unico amante la maggior prova della mia virtù...
«Non descriverò le terribili
angoscie che seguirono la breve estasi di paradiso. - Non voglio far pompa di
sentimento. Io ti svolgo i segreti dell'anima mia, per ajutarti a comprendere
un paradosso oltremodo dilicato - altro scopo non hanno le mie confessioni.
«Quindici giorni dopo la scena che
ti ho narrato - il mio povero Adolfo moriva di terribile malattia...»
La marchesa fece una breve pausa -
e portò la mano agli occhi, per spremere una lacrima che tardava a spuntare.
«All'annunzio di quell'immensa
sciagura, corsi nella mia camera - mi gettai sul letto, piansi disperatamente,
e giurai, che tutta la mia vita sarebbe un olocausto d'amore alla memoria di
quell'uomo adorato...!
«Due anni passarono - anni di
lutto, di vaneggiamenti segreti, di sconsolati desiderii... L'immagine di
Adolfo non si partiva dal mio cuore... Nelle veglie e nei sogni egli mi era
sempre presente... Io lo vedeva, lo sentiva rivivere, ascoltava la sua voce nei
miei esercizi musicali, riproducendo le divine melodie, che un tempo erano il
nostro colloquio d'amore... Tutta l'anima mia era piena di lui!
«Puoi immaginare, Eugenio, di
qual'occhio io mirassi gli eleganti giovanotti che frequentavano le nostre
sale; come io accogliessi le banali galanterie e i facili omaggi!
«In quel tempo il marchese D... mi
fu presentato,
- Povero marchese! Nobile,
eccellente creatura! - Vera pasta da marito. - Egli prese a corteggiarmi con
assiduità; - vedendosi il meglio accolto di quanti mi ronzavano intorno con
pretesa di conquista, egli fu primo ad illudersi. - Più tardi ebbi anch'io la
sventura di dividere quella fatale illusione! In un momento di esaltazione
magnetica, il mio labbro promise... E il marchese divenne il primo anello di
una lunga catena di mistificazioni, delle quali entrambi fummo vittime.
«Egli suonava il flauto... come
Adolfo. - In udire quei suoni, credetti che un nuovo amore si rivelasse
all'anima mia - invece era un flauto che rinfocava un amore antico!
A questo punto la marchesa mi vibrò
di sbieco una occhiata diffidente, come temesse di sorprendere un sorriso di
ironia. L'espressione del mio volto parve rassicurarla, ond'ella ripigliò con
coraggio:
«Qual disinganno per l'orgoglio e
la fatuità degli uomini, se la donna fosse meno abile nel dissimulare le
ragioni dei suoi trasporti! Fortunatamente gli uomini non possono leggerci nel
cuore! e noi medesime prendiamo talvolta degli equivoci molto strani sul nostro
proprio conto!
«Il marchese era un distinto
dilettante di flauto... Ecco il segreto della effimera simpatia!
«Io lo accompagnava col
pianoforte...senza volgere il capo... I suoni mi beavano l'orecchio - lo
strumento qualche volta mi sfiorava la pelle - un tremito mi scuoteva le fibre -
tutti i miei sensi, aspiravano la voluttà di un amplesso desiderato.
«Una sera, mentre il marchese
preludiava sul flauto diversi temi di Bellini, mia madre mi condusse in un
gabinetto attiguo alla sala - mi fece sedere sovra un divano, e accarezzandomi
con insolita tenerezza, mi annunziò, che il marchese le aveva chiesto
formalmente la mia mano. Dal volto, dalle parole di mia madre, dalla eloquenza
ch'ella impiegava per prevenirmi favorevolmente, compresi che un mio rifiuto
l'avrebbe grandemente rattristata. - Il marchese era un eccellente partito!
«Io non osava rispondere - la mia
agitazione e le mie lagrime rivelavano chiaro la mia avversione al matrimonio.
Le esortazioni, i consigli, le preghiere di quell'ottima donna non avevano
forza sul mio cuore... L'anima mia era tutta assorta in Adolfo, nell'uomo, cui
la mia fede era vincolata in un segreto patto d'amore. E mentre mia madre
tentava sedurmi colle promesse di un avvenire beato, io vaneggiava colle
illusioni, io colmava quell'eliso di delizie, collocando il mio Adolfo al posto
del marchese - mi perdeva voluttuosamente in quella vita ideale, che egli solo
- il mio Adolfo - avrebbe potuto realizzare.
«Io era assorta in quell'estasi
divina, allorquando dalla prossima sala si partirono le note di una melodia
inebbriante, che da gran tempo io non aveva più udita! - Quel suono diede
l'ultima scossa alla mia sensibilità, mia madre e il marchese trionfarono della
povera affascinata - ed io dentro una nebbia profumata, deviai dal sentiero
prefisso.
«Il marchese suonava l'aria del meco
tu vieni - quell'aria, che era stata l'ultima espressione di amore e di
piacere nelle braccia di Adolfo. Mia madre, interpretando a suo modo la mia
commozione, insisteva per ottenere da me una formale risposta. Il sì tremendo
mi uscì dal labbro... Ella uscì precipitosa per recarlo al marchese... Fatalità
della vita!... Io aveva promesso ad Adolfo: e il marchese raccolse la fatale
promessa...
«Due mesi dopo io mi chiamava la
marchesa D...
La vecchia dama fece una pausa,
aspettando una obbjezione. Io volli compiacerla:
- Perdonate, marchesa: io trovo un
punto di inverosimiglianza nel vostro racconto... Se il consenso non era, come
voi dite, che una espansione involontaria dell'anima in delirio, come avvenne
che non abbiate più tardi rivocata la vostra parola, anzichè sacrificare i vostri
nobili e santi affetti, ingannando un dabben'uomo, che pure aveva tutto il
diritto alla vostra schiettezza?
La marchesa parve alquanto
sconcertata, ma riprese bentosto:
- Era tanto felice mia madre!... Era
tanto innamorato quel povero marchese!... Ed io era...timida tanto a quei
tempi, e tanto devota a mia madre!... La tua frase non poteva essere più esatta
quando dicesti, che io ho sacrificato i miei nobili affetti!... Non lo doveva
io forse, trattandosi della sola creatura che io amava al mondo, della ottima
madre mia? - In chiesa, dinanzi all'altare...quando il sacerdote mi volse la
terribile domanda, alla quale io non poteva rispondere senza mentire, ti
confesso che fui sul punto di levarmi, strapparmi dal capo il velo e la corona,
e proclamare alla presenza di Dio e degli uomini che io non dovea...non poteva
amare che...Adolfo! - La presenza di mia madre, la paura dello scandalo, ed
anche... - vedi se, il mio cuore era buono! - il pensiero di addolorare e
coprir di ridicolo un uomo che sinceramente mi amava, paralizzò quell'impeto di
passione, e il sì irrevocabile fu proferito!... Eugenio, tu non puoi ideare
quanto costi ad una misera donna il doversi prestare ai trasporti di uno
sposo... giovane... ardente... impetuoso!... La mia virtù mi sostenne... Il
matrimonio dava al marchese dei diritti, e mi imponeva dei doveri...io ebbi
l'eroismo del sacrifizio - mi sottomisi!
«Che ti pare, Eugenio, della mia
abnegazione, del mio coraggio?...
- Vi trovo sublime!..
continuate!...
E presi l'atteggiamento del
credenzone stupefatto.
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