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Antonio Ghislanzoni
Libro bizzarro

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  • IL FLAUTO DI MIO MARITO
    • CAPITOLO II.
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CAPITOLO II.

 

La marchesa chinò il volto mestamente, e si tacque. Poi, rialzando la fronte con un movimento un po' vivo, quasi volesse cacciare una dolorosa ricordanza: - Ebbene? riprese - cominci tu a comprendere qualche cosa?

- Oh!... senza dubbio! Io comprendo che, all'età di sedici anni e pochi mesi, voi eravate già iniziata ai più intimi misteri dell'amore... E non posso a meno di congratularmi con voi! Nessuno vorrà rimproverarvi di aver sprecato il vostro tempo!...

- A sedici anni la donna soccombe per inesperienza - la sua stessa onestà, il pudore, la timidezza, tutte le doti più sante dell'anima concorrono a tradirla... Quando una fanciulla di sedici anni può resistere alle violenze di una prima passione, vuol dire che ella è già pervertita...

«In un delirio sublime ho sacrificato ad Adolfo la mia innocenza... Abbandonandomi all'amplesso fatale io diedi a quel primo, a quell'unico amante la maggior prova della mia virtù...

«Non descriverò le terribili angoscie che seguirono la breve estasi di paradiso. - Non voglio far pompa di sentimento. Io ti svolgo i segreti dell'anima mia, per ajutarti a comprendere un paradosso oltremodo dilicato - altro scopo non hanno le mie confessioni.

«Quindici giorni dopo la scena che ti ho narrato - il mio povero Adolfo moriva di terribile malattia...»

La marchesa fece una breve pausa - e portò la mano agli occhi, per spremere una lacrima che tardava a spuntare.

«All'annunzio di quell'immensa sciagura, corsi nella mia camera - mi gettai sul letto, piansi disperatamente, e giurai, che tutta la mia vita sarebbe un olocausto d'amore alla memoria di quell'uomo adorato...!

«Due anni passarono - anni di lutto, di vaneggiamenti segreti, di sconsolati desiderii... L'immagine di Adolfo non si partiva dal mio cuore... Nelle veglie e nei sogni egli mi era sempre presente... Io lo vedeva, lo sentiva rivivere, ascoltava la sua voce nei miei esercizi musicali, riproducendo le divine melodie, che un tempo erano il nostro colloquio d'amore... Tutta l'anima mia era piena di lui!

«Puoi immaginare, Eugenio, di qual'occhio io mirassi gli eleganti giovanotti che frequentavano le nostre sale; come io accogliessi le banali galanterie e i facili omaggi!

«In quel tempo il marchese D... mi fu presentato,

- Povero marchese! Nobile, eccellente creatura! - Vera pasta da marito. - Egli prese a corteggiarmi con assiduità; - vedendosi il meglio accolto di quanti mi ronzavano intorno con pretesa di conquista, egli fu primo ad illudersi. - Più tardi ebbi anch'io la sventura di dividere quella fatale illusione! In un momento di esaltazione magnetica, il mio labbro promise... E il marchese divenne il primo anello di una lunga catena di mistificazioni, delle quali entrambi fummo vittime.

«Egli suonava il flauto... come Adolfo. - In udire quei suoni, credetti che un nuovo amore si rivelasse all'anima mia - invece era un flauto che rinfocava un amore antico!

A questo punto la marchesa mi vibrò di sbieco una occhiata diffidente, come temesse di sorprendere un sorriso di ironia. L'espressione del mio volto parve rassicurarla, ond'ella ripigliò con coraggio:

«Qual disinganno per l'orgoglio e la fatuità degli uomini, se la donna fosse meno abile nel dissimulare le ragioni dei suoi trasporti! Fortunatamente gli uomini non possono leggerci nel cuore! e noi medesime prendiamo talvolta degli equivoci molto strani sul nostro proprio conto!

«Il marchese era un distinto dilettante di flauto... Ecco il segreto della effimera simpatia!

«Io lo accompagnava col pianoforte...senza volgere il capo... I suoni mi beavano l'orecchio - lo strumento qualche volta mi sfiorava la pelle - un tremito mi scuoteva le fibre - tutti i miei sensi, aspiravano la voluttà di un amplesso desiderato.

«Una sera, mentre il marchese preludiava sul flauto diversi temi di Bellini, mia madre mi condusse in un gabinetto attiguo alla sala - mi fece sedere sovra un divano, e accarezzandomi con insolita tenerezza, mi annunziò, che il marchese le aveva chiesto formalmente la mia mano. Dal volto, dalle parole di mia madre, dalla eloquenza ch'ella impiegava per prevenirmi favorevolmente, compresi che un mio rifiuto l'avrebbe grandemente rattristata. - Il marchese era un eccellente partito!

«Io non osava rispondere - la mia agitazione e le mie lagrime rivelavano chiaro la mia avversione al matrimonio. Le esortazioni, i consigli, le preghiere di quell'ottima donna non avevano forza sul mio cuore... L'anima mia era tutta assorta in Adolfo, nell'uomo, cui la mia fede era vincolata in un segreto patto d'amore. E mentre mia madre tentava sedurmi colle promesse di un avvenire beato, io vaneggiava colle illusioni, io colmava quell'eliso di delizie, collocando il mio Adolfo al posto del marchese - mi perdeva voluttuosamente in quella vita ideale, che egli solo - il mio Adolfo - avrebbe potuto realizzare.

«Io era assorta in quell'estasi divina, allorquando dalla prossima sala si partirono le note di una melodia inebbriante, che da gran tempo io non aveva più udita! - Quel suono diede l'ultima scossa alla mia sensibilità, mia madre e il marchese trionfarono della povera affascinata - ed io dentro una nebbia profumata, deviai dal sentiero prefisso.

«Il marchese suonava l'aria del meco tu vieni - quell'aria, che era stata l'ultima espressione di amore e di piacere nelle braccia di Adolfo. Mia madre, interpretando a suo modo la mia commozione, insisteva per ottenere da me una formale risposta. Il sì tremendo mi uscì dal labbro... Ella uscì precipitosa per recarlo al marchese... Fatalità della vita!... Io aveva promesso ad Adolfo: e il marchese raccolse la fatale promessa...

«Due mesi dopo io mi chiamava la marchesa D...

La vecchia dama fece una pausa, aspettando una obbjezione. Io volli compiacerla:

- Perdonate, marchesa: io trovo un punto di inverosimiglianza nel vostro racconto... Se il consenso non era, come voi dite, che una espansione involontaria dell'anima in delirio, come avvenne che non abbiate più tardi rivocata la vostra parola, anzichè sacrificare i vostri nobili e santi affetti, ingannando un dabben'uomo, che pure aveva tutto il diritto alla vostra schiettezza?

La marchesa parve alquanto sconcertata, ma riprese bentosto:

- Era tanto felice mia madre!... Era tanto innamorato quel povero marchese!... Ed io era...timida tanto a quei tempi, e tanto devota a mia madre!... La tua frase non poteva essere più esatta quando dicesti, che io ho sacrificato i miei nobili affetti!... Non lo doveva io forse, trattandosi della sola creatura che io amava al mondo, della ottima madre mia? - In chiesa, dinanzi all'altare...quando il sacerdote mi volse la terribile domanda, alla quale io non poteva rispondere senza mentire, ti confesso che fui sul punto di levarmi, strapparmi dal capo il velo e la corona, e proclamare alla presenza di Dio e degli uomini che io non dovea...non poteva amare che...Adolfo! - La presenza di mia madre, la paura dello scandalo, ed anche... - vedi se, il mio cuore era buono! - il pensiero di addolorare e coprir di ridicolo un uomo che sinceramente mi amava, paralizzò quell'impeto di passione, e il sì irrevocabile fu proferito!... Eugenio, tu non puoi ideare quanto costi ad una misera donna il doversi prestare ai trasporti di uno sposo... giovane... ardente... impetuoso!... La mia virtù mi sostenne... Il matrimonio dava al marchese dei diritti, e mi imponeva dei doveri...io ebbi l'eroismo del sacrifizio - mi sottomisi!

«Che ti pare, Eugenio, della mia abnegazione, del mio coraggio?...

- Vi trovo sublime!.. continuate!...

E presi l'atteggiamento del credenzone stupefatto.

 

 

 




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