CAPITOLO IV.
«Questa prima infedeltà coniugale -
proseguì la marchesa - e colla parola riprese tutta la serietà di chi confida
nella altrui dabbenaggine - questa prima infedeltà spiega tutte le altre, anzi
le giustifica tutte. - Io non intendo narrarti i cento episodii di questo
dramma, che durò ventidue anni, fino alla morte del marchese. Le sembianze di
Adolfo e il flauto di mio marito non cessarono mai dal perseguitarmi. Gli
uomini, sempre ingrati e crudeli colla donna che si abbandona, anche
involontariamente, alle loro seduzioni, dopo aver profittato dei miei deliqui,
mi carpirono nuovi favori colla minaccia dello scandalo. Quante volte io
dovetti sacrificarmi alla pace di mio marito, al decoro della famiglia, ai
pregiudizii del mondo!... Quante volte, rialzandomi da una fatale caduta, io mi
trovai in potere di un despota appassionato, il quale usufruttando i miei
terrori, non si vergognò di impormi il sacrifizio della mia virtù, a patto di
mantenere il segreto! E credi tu, Eugenio, che io sia riuscita a salvarmi dalla
pubblica maldicenza? La più parte de' miei fatui adoratori violò ignobilmente
la promessa: io fui disonorata, infamata dalla calunnia, quale una Messalina!
Manco male che le accuse vigliacche non giunsero all'orecchio di mio marito...
Il buon uomo portò nella tomba la miglior opinione della mia onestà, come
avviene ordinariamente a tutti i buoni mariti!
«Ed ora - esclamò sospirando la
marchesa - la mia confessione è finita... Tu sai come io abbia molto amato un
sol uomo... Vediamo se il tuo giudizio vuol essere inesorabile come quello del
mondo!...»
- No! la vostra confessione non è
finita, risposi dopo breve silenzio. Voi mi parlaste della vostra vita
coniugale - e quand'anche io fossi tanto buono da ammettere il flauto di
vostro marito come circostanza mitigante, vi resterebbero ancora non poche
debolezze da giustificare - quelle che appartengono alla vedovanza. Il flauto
magnetico avea già cessato di suonare, allorquando, or fanno pochi anni, in una
sola giornata...
- Vedo... vedo... a che si
riferiscono le nuove accuse, interruppe la marchesa con qualche imbarazzo. - Tu
alludi alla battaglia di Magenta...all'ingresso delle truppe alleate!... Io
aveva dimenticato che quella istoria si è fatta di ragione pubblica, per
l'indiscrezione di uno sciaguratissimo turcos, il quale osò
pretendere... l'impossibile!
«Poichè mi ricordi quell'episodio,
ti dirò che esso non ha nulla a fare colla mia vita, co' miei sentimenti, colle
mie passioni di donna. A quell'epoca io aveva già cessato di appartenere ad un
sesso...
«Dopo la morte di mio marito -
cessati gli eccitamenti quotidiani del flauto - disingannata dalla società -
insterilita da una sequela di sfortunate emergenze - nel mio cuore si spensero
le ultime faville della sensibilità. - Perfino la imagine di Adolfo cominciò a
presentarsi sbiadita nelle mie ricordanze!
«Una crisi terribile è questa nella
esistenza della donna, quando in lei inaridiscono i più nobili affetti!...
Molte sconsigliate, a questa epoca della vita, trabordano in ridicole
civetterie; talune si danno al giuoco, altre a tiranneggiare la gioventù, a
tormentare la famiglia col pretesto di educare; moltissime si consacrano alla
devozione, offrendo ai preti un logoro avanzo, e a Dio il rifiuto dei preti!
«Meglio ispirata, io mi infervorai
di patriottismo, e presi parte alle agitazioni politiche del momento.
«Era giorno di festa per Milano...
I Tedeschi scappavano a rompicollo... entravano i Francesi, i Piemontesi, i
nostri!.... inebbriata di entusiasmo, apersi la mia casa ai liberatori, e il
primo dei miei ospiti - uno zuavo, tutto ancor polveroso e schiumoso per le
fatiche della marcia - non mi lasciò tempo da esprimergli la mia riconoscenza,
e fece un assalto di sorpresa, che, per mia sbadataggine....gli riusciva a
meraviglia. Che poteva io, debole donna, contro un espugnatore di Malakoff? Da
qualche tempo non ero più abituata a simili assalti...nè avrei osato
sperare....cioè....temere, che per me sussistessero ancora di tali pericoli!
«Or vedi fatalità! - Un bersagliere
piemontese...si accorse, od ebbe sospetto, della buona fortuna toccata allo
zuavo, e il giorno istesso mi fece delle proposte, che la mia virtù non poteva
a meno di respingere fieramente. - «Oh!...sta bene!...esclamò il bersagliere
con accento desolato: tutto pei Francesi... e niente per noi... Quale disgrazia
chiamarsi soldati italiani!...
«Quelle parole mi trafissero
l'anima; - io compresi che il povero figliuolo si teneva umiliato dalle mie
ripulse... Era offeso dalla preferenza accordata allo zuavo.., Mi credette
avversa al Piemonte... Era mio dovere disingannarlo - e lo feci con tutto il
cuore.
«Una scena poco dissimile mi accadde
più tardi con un povero soldato di linea, il quale parimenti si lagnava che in
grazia della uniforme più elegante e bizzarra, i bersaglieri venivano di
preferenza festeggiati. Quel ragazzo mi fece pietà; volli consolarlo... E se io
non mi fossi ribellata al quarto pretendente - un turcos dall'aspetto
terribile - avrei forse evitato una rissa fra soldati, nella quale il mio
patriottismo fu rivelato ed esposto agli ignobili commenti de' miei
concittadini!... Non importa! Io perdono ai giornalisti la indegna
interpretazione di quel fatto. Ho agito per patriottismo, e col massimo
disinteresse... La mia coscienza è tranquilla.
«Or bene, Eugenio; posso io sperare
che tu mi abbia compresa?...
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