CAPITOLO V.
- Sì: vi ho compresa perfettamente,
risposi con qualche vivacità - forse meglio che voi non comprendiate voi
stessa.
«Io non vi accuserò di ipocrisia...
Qual'è la donna tanto abbrutita nel vizio, che, alla sua volta, non sappia
creare un sublime sofisma per coonestare la propria condotta? - Ciò è nella
stessa natura del sesso - e voi, marchesa, oltre all'esser donna, appartenete
ad una classe sociale, dove suoi farsi uno inverecondo abuso di cotali sofismi.
«Io mi guarderò bene dal turbare la
vostra coscienza con degli scrupoli inopportuni. Solo mi permetterò di farvi
notare, come vi siate stranamente ingannata sulla origine dei vostri
traviamenti...
«All'età di sedici anni, la prima
volta che vi trovaste da sola a solo con un suonatore di flauto, voi
soccombeste senza il menomo sforzo di resistenza... Credeste in quel giorno
innamorarvi di un uomo, ed oggi ancora vi sembra di aver amato un uomo per
tutta la vita. Ecco l'errore!... Voi vi innamoraste di un flauto, e non siete
vissuta che per il flauto...
- Di mio marito?
- Perdonate, marchesa. - io parlo
di flauto in genere... E credo che la più parte delle donne prendano lo stesso
errore...
La marchesa ascoltava senza dar
segno di irritazione - da ultimo sorrise maliziosamente, e pareva sul punto di
dichiararsi convinta...quando un suonatore girovago passò sotto le finestre, e
si fece a soffiare nel flauto quattro note stonate.
La marchesa ritorse gli occhi, e
lasciò cadere lo braccia con significante abbandono - onde io, vedendo a che
mirasse lo stratagemma, anzichè espormi a qualche imbarazzo, prevenni lo
svenimento e uscii dalla sala.
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