IV.
All'età di cinque anni, Giudaino fu
mandato alla scuola; ma egli vi giungeva sempre in ritardo, quando il maestro
aveva finita la lezione. Abbiamo sott'occhio le lettere di un suo zio bromista,
dalle quali risulterebbe che lo sciagurato ragazzo perdesse il suo tempo nella
strada giuocando a spannetta.
Nullameno, agli esami semestrali
Giudaino ottenne il primo premio, con molto scandalo e molta indignazione dei
condiscepoli più studiosi.
Più tardi si venne a sapere che il
maestro si era lasciato sedurre da parecchi vasi di mostarda a lui regalati
dall'allievo. È inutile avvertire che Giudaino aveva rubati quei vasi nella
bottega di sua madre.
Ma il premio contestato da mille
proteste ed a mille recriminazioni, mise il ragazzo a puntiglio. Giudaino, che
non mancava di intelligenza, in breve tempo superò tutti i condiscepoli nello
studio del greco e del latino. A sette anni egli traduceva Cicerone, e
commentava Virgilio. A dodici anni sapeva fare dei versi; tanto che, venendo a
passare nel villaggio il sotto-intendente di Gerusalemme e prefetto degli
studi, cavaliere Ponzio Pilato, Giudaino ebbe l'incarico di complimentarlo con
un'ode saffica latina.
Ponzio Pilato, che non sapeva di
latino, fu oltremodo sorpreso e commosso - accorciò al professore la croce di
San Maurizio, e volle che il giovane allievo lo seguisse a Gerusalemme, dove
gli avrebbe accordata una piazza gratuita in un collegio di Ignorantelli.
|