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Antonio Ghislanzoni
Libro bizzarro

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  • GIUDA ISCARIOTA
    • XXVI.
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XXVI.

 

Giuda fece un risolino impercettibile a fior di gengive - poi con voce melata si arrischiò a domandare:

- Ma.... miei buoni signori.... cioè voleva dire.... miei buoni colleghi.... siete voi ben certi.... innanzi tutto.... di avere.... o di poter avere.... una cassa?

Gli apostoli si guardarono in faccia, e parevano imbarazzati a rispondere.

- Non importa! esclamò Giuda riprendendo il suo fare da principe russo: - Createmi cassiere... ed io... in mancanza d'altri.... sì! penserò io a formare la cassa. - L'argomentazione è molto semplice - ed io, per adattarmi alla vostra capacità, qui, sui due piedi, voglio ridurvela a sillogismo. - Un uomo non può chiamarsi cassiere quando non abbia a sua disposizione una cassa - voi mi chiamate cassiere della vostra società - ergo io, conseguenza inevitabile, posseggo una cassa!

Gli apostoli, sbalorditi da questa logica altrettanto profonda che ardita, accordarono a Giuda l'impiego di cassiere, colla riserva di sottoporre la nomina all'exequatur del loro divin maestro.

Di tal modo il nostro Giuda scroccò l'apostolato, ed egli riuscì per qualche tempo a gabbare la buona fede dei santi colleghi, mostrandosi entusiasta delle nuove dottrine, e propagatore zelante delle idee più liberali e democratiche.

 

 

 




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