XXVI.
Giuda fece un risolino
impercettibile a fior di gengive - poi con voce melata si arrischiò a
domandare:
- Ma.... miei buoni signori....
cioè voleva dire.... miei buoni colleghi.... siete voi ben certi.... innanzi
tutto.... di avere.... o di poter avere.... una cassa?
Gli apostoli si guardarono in
faccia, e parevano imbarazzati a rispondere.
- Non importa! esclamò Giuda
riprendendo il suo fare da principe russo: - Createmi cassiere... ed io... in
mancanza d'altri.... sì! penserò io a formare la cassa. - L'argomentazione è
molto semplice - ed io, per adattarmi alla vostra capacità, qui, sui due piedi,
voglio ridurvela a sillogismo. - Un uomo non può chiamarsi cassiere quando non
abbia a sua disposizione una cassa - voi mi chiamate cassiere della vostra
società - ergo io, conseguenza inevitabile, posseggo una cassa!
Gli apostoli, sbalorditi da questa
logica altrettanto profonda che ardita, accordarono a Giuda l'impiego di
cassiere, colla riserva di sottoporre la nomina all'exequatur del loro
divin maestro.
Di tal modo il nostro Giuda scroccò
l'apostolato, ed egli riuscì per qualche tempo a gabbare la buona fede dei
santi colleghi, mostrandosi entusiasta delle nuove dottrine, e propagatore
zelante delle idee più liberali e democratiche.
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