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Antonio Ghislanzoni Libro bizzarro IntraText CT - Lettura del testo |
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IV.
All'età di cinque anni, Giudaino fu mandato alla scuola; ma egli vi giungeva sempre in ritardo, quando il maestro aveva finita la lezione. Abbiamo sott'occhio le lettere di un suo zio bromista, dalle quali risulterebbe che lo sciagurato ragazzo perdesse il suo tempo nella strada giuocando a spannetta. Nullameno, agli esami semestrali Giudaino ottenne il primo premio, con molto scandalo e molta indignazione dei condiscepoli più studiosi. Più tardi si venne a sapere che il maestro si era lasciato sedurre da parecchi vasi di mostarda a lui regalati dall'allievo. È inutile avvertire che Giudaino aveva rubati quei vasi nella bottega di sua madre. Ma il premio contestato da mille proteste ed a mille recriminazioni, mise il ragazzo a puntiglio. Giudaino, che non mancava di intelligenza, in breve tempo superò tutti i condiscepoli nello studio del greco e del latino. A sette anni egli traduceva Cicerone, e commentava Virgilio. A dodici anni sapeva fare dei versi; tanto che, venendo a passare nel villaggio il sotto-intendente di Gerusalemme e prefetto degli studi, cavaliere Ponzio Pilato, Giudaino ebbe l'incarico di complimentarlo con un'ode saffica latina. Ponzio Pilato, che non sapeva di latino, fu oltremodo sorpreso e commosso - accorciò al professore la croce di San Maurizio, e volle che il giovane allievo lo seguisse a Gerusalemme, dove gli avrebbe accordata una piazza gratuita in un collegio di Ignorantelli.
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