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Paolo Mantegazza
L'arte di prender marito

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  • PARTE SECONDA.   IL MANOSCRITTO DEL BABBO.
    • IL MARITO TIRANNO.
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IL MARITO TIRANNO.

 

In Europa almeno non abbiamo che sulla scena il tiranno antico, il selvaggio incoronato dalla stupidità del gregge umano e che a un muover di ciglio faceva cader teste, incendiar villaggi, torturare membra umane.

Il tiranno classico è una specie sepolta negli Archivii della storia, a un dipresso come i mastodonti e i megaterii. Non è la sola corteccia del globo che ha i suoi fossili: molti più ne ha la storia umana e molti più ne avrà l'avvenire.

E così come i nostri orsi, le nostre tigri, i nostri armadilli moderni sono copie in miniatura dei loro padri della paleontologia; così anche il tiranno antico è scomparso dalla faccia della storia, lasciando eredi tanti e infiniti tirannucci in sessantaquattresimo, che non portan più corona, scettro, scimitarra; ma che esercitano la loro tirannia col sopracciglio corrugato e la voce grossa; con tutte le armi costituzionali e levigate della nostra civiltà ben pettinata e profumata.

Si nasce tiranni, come si nasce biondi o bruni; e chi ha questa sventura deve esercitare la tirannide, in qualunque strato sociale egli nasca; qualunque sia l'educazione ch'egli riceve.

Soldato, sarà tiranno come caporale e come colonnello, e la disciplina militare sarà la patente ufficiale, con cui eserciterà la sua tirannia. La dimenticanza di un saluto o la poca lucentezza d'un bottone, l'accento un po' vibrato d'una risposta saranno sufficienti e facili occasioni per soddisfare questo vizio dell'anima.

Sottosegretario o capodivisione, usciere o ministro, il piccolo tiranno moderno avrà sempre qualcuno al di sotto di , su cui sferzare lo scudiscio della propria volontà, a cui lanciare un calcio della propria tirannia.

Industriale avrà operai, mercante avrà fattorini, proprietario avrà coloni, proto di stamperia avrà tipografi, direttore di riviste avrà collaboratori, editore avrà autori, impresario attori e ballerini.

Dato il tiranno, la vittima non manca; anzi le vittime non mancano, perchè da per tutto e sempre le pecore sono in numero molto maggiore dei pastori.

La tirannia più comune però, quella che si può esercitare da tutti i bipedi implumi di questa terra; che si può soddisfare impunemente, quotidianamente, in tutte le dodici ore del giorno e in tutte le dodici ore della notte; è quella del marito sulla moglie.

Tirannia vigliacca, perchè si esercita dal forte sulla creatura debole; tirannia sudicia, perchè non esige coraggio, intelligenza, coltura; tirannia stupida, perchè è punita non dalle leggi, ma dalla natura.

Chi semina tirannia in casa, raccoglie corna in casa e fuori: cambia il miele in fiele e non merita compassione, perdono, e neppure le attenuanti, che pur si sanno trovare dagli avvocati per le maggiori iniquità, pei delitti più atroci.

Eppure vi son molti mariti, che sono tiranni anche amando la propria moglie, che sono fuori di questo perfetti galantuomini, cittadini perfetti, padri esemplari.

Essi sentono imperioso, incessante, inevitabile il bisogno di far sentire alla loro compagna (vorrei dire schiava), che essi soli sono i padroni di casa, che a loro soli spetta ogni autorità, ogni diritto di comando, ogni arbitrio del bene e del male.

Dei pronomi possessivi non conoscono che l'Io e il Mio, ignorano del tutto il tu e il tuo. Dicono sempre la mia casa, il mio podere, il mio patrimonio, la mia volontà, la mia opinione, il mio desiderio.

Ignorano del tutto le ascose tenerezze, le ineffabili delizie, le intime compiacenze del nostro; parola che è un nido, in cui la donna sente di poter appiattarsi, accovacciarsi e nascondersi, per godervi il tepore della vita in due.

Il tirannucolo domestico non ha nulla di nostro, ma tutto è mio. Mio il pensiero, mio il giudizio, mia l'esperienza, mia la ricchezza. Il nostro è un'infrazione alla disciplina del matrimonio, un'usurpazione di legittimo diritto: è una ribellione del suddito al sovrano.

Di queste ribellioni egli solo giudice, accusatore, carabiniere e birro.

L'assassino ha i proprii avvocati; la moglie non può e non deve averne. L'infallibilità del marito nelle faccende domestiche, grandi e piccine, è un dogma, indiscutibile e sacro come quello dell'infallibilità papale.

In questa forma di tirannia l'ingiustizia, la prepotenza, il capriccio piglian forme pigmee, associando l'assurdo al ridicolo; il pretensioso al grottesco.

La donna o si ribella o tace: una cosa peggiore dell'altra.

Se la donna si ribella e si mostra più forte del tiranno, il marito è vinto e abbiamo una tirannia peggiore della virile, la femminile. Se le forze si equilibrano, avvicendandosi nelle vittorie e nelle sconfìtte, abbiamo la guerra in permanenza, come chi dicesse l'inferno in casa.

Se la donna tace, o perchè molto debole o perchè ipocrita, distilla dall'alambicco del cuore nel segreto della sua stanza lagrime amare, che solcano l'anima e coltivano la vendetta; tanto più feroce e crudele, quanto più lenta e meditata.

Quante volte una donna, che sarebbe morta innocente e pura, ha disonorato il marito per puro bisogno di vendetta, e in un'ora di voluttà colpevole e forse falsa, ha mormorato queste parole feroci dirette a un ben noto indirizzo:

- Prendi, carino, questo è per te!

È così facile invece comandare secondo giustizia e secondo ragione e senza far sentire mai il peso della propria autorità!

Marito e moglie devono discutere, deliberare sempre insieme e senza che nessuno ubbidisca o comandi.

Nelle questioni poco importanti poi, in quelle, in cui il sì e il no son tanto vicini da toccarsi e quasi da confondersi, l'uomo mostra la sua superiorità, cedendo sempre alla moglie, che per esser donna ha già tante ragioni di umiliazioni e di dolori nella vita sociale. Essa ci è tanto riconoscente di queste concessioni!

 

Mia dolce figliuola, se non vuoi avere un marito tiranno, studia nel profondo gli istinti, le abitudini del tuo fidanzato.

Ti ho già detto che si nasce tiranni, e per quanto egli sia dissimulato, tu potrai scoprire facilmente nell'impeto prorompente della sua voce, nei suoi gusti, nelle sue abitudini la tendenza alla tirannia.

Conosco un'angelica signorina, che già fidanzata a un giovane, che aveva tutte le apparenze di poterla far felice, ritirò la sua parola; perchè un giorno il tirannuccio voleva senza alcuna ragione seria proibirle di fare una visita ad un'amica.

Il leone aveva mostrato l'artiglio, e la fanciulla avveduta se n'accorse in tempo e provvide saviamente alla propria felicità.

E l'avvenire le ha dato ragione.

 

 

 




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