IL MARITO AVARO.
L'avarizia è uno dei difetti più
difficili a scoprirsi in un fidanzato; e siccome è fra quelli che
necessariamente, inevitabilmente crescono cogli anni; apri grandi gli occhi,
figliuola mia, per scoprirlo.
Il fidanzato è sempre generoso, sia
o non sia innamorato. Se ti ama davvero, se ti desidera, non vi è occasione
ch'egli non colga al volo per farti un dono, per fare un'opera di carità
dinanzi ai tuoi occhi. Se ne pentirà forse domani, ma quando ti vede,
l'avarizia fugge via e si appiatta; e tu lo vedi largo, generoso, fors'anche spensierato.
Se non ti ama, ma ti vuol sua per
ragioni di convenienza economica o gerarchica, con maggior ragione ti si
mostrerà splendido nel dare. Egli sente il bisogno di nascondere il vuoto del
suo cuore e la mancanza d'amore vien ricoperta coi
fiori della generosità. Pur troppo non son diversi
nel colore e nel profumo i fiori, che si comprano dal fioraio e quelli che si
coltivano con lungo affetto nel proprio giardino e si colgono ad uno ad uno con
intelletto d'amore e sapiente elezione.
Il fidanzato dunque, figliuola mia,
è sempre generoso; in apparenza o in realtà; ma conviene saper distinguere
l'uno dall'altro; il che è difficilissimo.
È vero che tu potresti pigliar
informazioni dagli amici comuni, dalle persone di servizio, dall'opinione
pubblica; ma è impresa pericolosa e di incerto esito. Non ho mai saputo capirne
il perchè; ma è dimostrato, che le informazioni che
si chiedono sul valore di un uomo o di una donna, come candidati al matrimonio,
son sempre incerte o false, o, nei casi migliori, contradditorie. Tutti hanno paura di dire il vero, se il
vero è brutto; mentre poi molti hanno invidia della felicità altrui, e perciò
esagerano i difetti od anche li inventano. Il coraggio civile è la rarissima
fra tutte le virtù sociali; e per dire a una mamma o ad un babbo che chiedono
di un fidanzato: cari miei, è un farabutto, o uno stupido o un fannullone; ci
vuole un coraggio che pochissimi hanno.
È così raro questo coraggio, che si
nasconde o si maschera la verità anche quando si tratta di una cameriera o di
un cuoco!
Dunque, figliuola mia, tu devi
scoprire l'uomo avaro o che è sulla strada di diventarlo; coi soli tuoi occhi,
colle sole tue forze.
Ecco ciò che mi ha insegnato la mia
lunga esperienza:
L'avaro o il candidato all'avarizia,
anche nella più semplice e fredda conversazione, sottolinea sempre tutte le
parole e tutti i numeri, che si riferiscono al denaro, ai capitali, alla
ricchezza in genere e sotto tutte le sue forme svariate.
Per lui la moneta, gli scudi, le
rendite, l'oro, l'argento, il capitale, i frutti, son
parole sacre, ch'egli pronunzia con una emozione inconscia forse, ma che si
tradisce all'accento.
Quanta psicologia celata,
misteriosa e potente sta nascosta nell'accento, che diamo alle parole!
Quante volte io ho scoperto un
amore celato nelle più profonde pieghe dell'anima, al solo sentire pronunziare
da un labbro il nome di un uomo o di una donna!
Il discorso camminava piano,
sereno, senz'urto e senza scosse; ma la voce che doveva tradurre quel nome si
abbassava a un tratto di una o due note o si faceva leggermente tremula o tutto
al contrario, si innalzava saltellando disinvolta, come se volesse nascondere
la trepidaziane, con cui il cuore accompagnava quella
cara parola.
Ciò che è l'essere amato per chi
ama è il denaro per l'uomo avaro.
Spiatelo soprattutto, quando deve
pronunziare la parola milione o milionario.
Egli si esalta, alza il tuono della
voce, si gonfia le gote, e quei vocaboli, come gente in festa, ti suonano
all'orecchio preceduti da trombe e tamburi e seguiti da una fanfara di punti di
esclamazione e di ammirazione.
Ma che si celia? - Un milione!
Il sogno diurno e notturno di tanti milioni di bipedi implumi; il prurito
eterno di tanti operai della grande officina umana, il sole di mille e mille
pianeti e pianetucoli; il Dio, a cui tante e tante
creature portano in tributo la loro viltà, il loro ingegno, la loro dignità;
tutti gli affetti di figlio, di padre e di cittadino.
Ma che si fa celia? Un milione
è un milllllione! -
Un altro segno caratteristico
dell'avaro è la carezza, ch'egli fa alla moneta o al foglio di banca, che sta
per dare; sia per pagare un semplice contarello o per
numerare una grossa somma.
Egli non maneggia il denaro, come
un altro oggetto qualunque; ma con un rispetto amoroso, con una tenera
devozione. Per lui rappresenta il valore dei valori, la forza delle forze, e se
potesse farlo decentemente, quando deve maneggiare una forte somma, si
caverebbe il cappello. Invece egli si accontenta di far scivolare monete e
biglietti l'un sull'altro e colle dita strette, quasi gli costasse il
separarsene e volesse ad ogni singola moneta, ad ogni singolo foglio, dare un
saluto amoroso, pieno di affetto e di rimpianti.
Se fossi un gran pittore
psicologico, vorrei fare due quadri e metterli l'uno di fronte all'altro, come
due faccie d'uno stesso prisma,
Nell'uno e nell'altro lo stesso
uomo, ma nel primo quando conta del denaro che deve pagare; nell'altro quando
conta del denaro che gli vien pagato.
E sotto scriverei: Paga! - È
pagato!
E vi assicuro, che in quei quadri
saprei mettere tante quantità d'uomo, da lasciarne davvero pochino al di fuori
di quelle due cornici.
L'avaro, quando vede una bella cosa
(fosse pure un oggetto d'arte), s'informa subito quanto sia costata o domanda a
sè stesso quanto potrà costare; perchè
di tutti i valori, che può rinchiudere un oggetto qualsiasi, il suo prezzo è
per lui ciò che più lo interessa.
Tutti i problemi della vita, tutte
le questioni politiche e sociali, tutti gli incidenti e gli accidenti degli
individui e delle nazioni sono per lui foderati da una questione di denaro, e
là ferma il suo sguardo e là dirige i suoi sguardi e le sue meditazioni.
- Che bella ragazza! dirà uno.
Ed egli subito:
- Ed ha trecento mila lire di dote!
Si dirà che un tale ha avuto un
impiego.
Ed egli di rimando:
- Ma non ha che lo stipendio di tre
mila lire all'anno.
Il socialismo è null'altro che
un'invidia del denaro altrui, le rivoluzioni sono spostamenti di ricchezze e
via di seguito.
Bambinuccia mia, non sposare un uomo avaro.
Suppongo che il tuo fidanzato sia
giovane, e s'egli è avaro, benchè giovane, figurati
come lo sarà coi primi capelli bianchi, quando l'economia è necessaria difesa
della vecchiaia imminente; quando anche gli spensierati incominciano a divenir
previdenti.
L'avarizia è fra le passioni umane
una delle più abiette e che spande in più largo giro la sua influenza triste.
Un'influenza che raffredda, isterilisce e mummifica tutto ciò che tocca.
Io m'immagino sempre di vedere
nelle mani dell'uomo avaro un paio di forbici rugginose e stridenti, sempre
pronte a recidere ogni ramo che germoglia sull'albero della vita, ogni fiore di
entusiasmo che si apre nelle aiuole della giovinezza e della felicità.
Passione rachitica, anemica,
scrofolosa, che si pasce di se e di ma; che spegne tutte le
fiamme della poesia e chiude tutte le finestre per paura di disperdere il
calore della stufa. Origene che si mutila per paura del peccato; un'atrofia
cronica e volontaria del cuore, dei muscoli e del cervello; un'asfissia lenta,
che nel nido della famiglia semina le muffe e coltiva tutte le lebbre morali,
spirituali e estetiche.
Figliuola mia, non sposare mai un
uomo avaro!
|