IL MARITO NEGOZIANTE.
Il mio illustre amico Pasquale Villari, or son già molti anni,
ai 17 milioni di analfabeti scoperti dal Ministro della pubblica istruzione,
contrapponeva 5 milioni di arcadi scoperti da lui (che a quei tempi l'Italia
non contava che 22 milioni di abitanti) e li trovava più colpevoli e soprattutto
più pericolosi dei primi. E aveva ragione!
Da quell'epoca
con tante nuove scuole, colla legge dell'istruzione obbligatoria e tante
suonate in piazza e in teatro sull'eterno motivo dell'Excelsior,
gli analfabeti sono diminuiti d'assai; ma sono forse diminuiti anche gli
arcadi?
Io non lo credo: temo anzi che
siano cresciuti.
E lo temo, perchè
non si è ancora soppresso lo studio della lingua greca nelle scuole secondarie.
Perchè si crede ancora che non si possa
scrivere bene in italiano, se non si studia profondamente il latino.
Perchè si insegna ancora la filosofia nei
licei.
Perchè si crede nell'onnipotenza degli
esami per garantire la società dagli asini e dai muli.
Perchè esiste ancora l'Accademia della
Crusca.
Perchè si crede ancora, che il Governo
possa rialzare la decadenza delle arti belle.
Perchè si esige dal Governo ogni cosa,
dalla prosperità del commercio alla distruzione della filossera; dalla
sicurezza pubblica all'immunità del colera; dalla ricchezza nazionale al bel
tempo.
E per un ultimo perchè.
Perchè si crede, che la professione del negoziante e
quella dell'industriale sieno per gerarchia inferiori
a tutte le altre, che si chiamano liberali.
Per gli italici Arcadi il commercio
non è una professione liberale.
Eppure l'Inghilterra, che è la
nazione più liberale dell'Europa civile è anche la più commerciante.
Eppure Firenze, quando in una sola
chiesuola battezzava tre uomini che si chiamavano Dante, Michelangelo e
Galileo, insegnava le arti dell'alto commercio a tutto il mondo.
Eppure tutto il mondo umano è uno
scambio di commerci; sia poi di denaro, di merci, di idee, di territori, di
influenze.
Tu però, figliuola mia, non ti
vergognerai di sposare un negoziante, se ne troverai uno, che abbia cuore e
ingegno e che non si vergogni di vendere e di comprare, arricchendo sè e il proprio paese.
Tu, almeno in questo, non sarai
arcade!
Il negoziante ama di solito la
moglie e i figli, e pensando ad essi, rialza in più spirabil
aere anche la sete del guadagno, che tenderebbe ad abbassarne il livello morale.
Quand'egli ritorna dal fondaco o
dal banco contento dell'andamento dei suoi affari, al rivedere i suoi cari
pensa con gioia, ch'egli ha lavorato per essi e che a lui dovranno la cresciuta
agiatezza, fors'anche una grande fortuna.
Come si riposa sereno e sorridente
lo sguardo di lui sul capo della dolce compagna, sulle testoline bionde che lo
circondano; quando pensa che farà a tutti e presto una grata sorpresa, e che
questa si dovrà al suo lavoro, alla sua attività, alla sua industriosa
intelligenza.
Se invece un giorno ha trovato che
le cose sue volgono alla peggio, se un fallimento improvviso ha dato una grave
scossa al suo bilancio, egli trova, ritornando a casa, che il sorriso amoroso
della moglie lo ricompensa di tutto; che le perdite di denaro sono ben poca
cosa, quando siamo sicuri di essere amati e da questi confronti attinge lena e
conforto per lottare contro l'avversità e ripigliare il perduto.
Senza tormentare il marito con
un'inquisizione quotidiana e minuta, ispiragli confidenza in te e fa che ti
tenga al corrente dei suoi affari.
Molte fortune si devono alla santa
alleanza dell'ardimento dell'uomo coll'economia della
donna, della larga comprensione degli affari collo studio minuto dei
particolari.
Le donne, quando si mettono alla
testa degli affari, riescono quasi sempre benissimo, e il negoziante deve
associare a sè il tatto fine, la previdenza acuta,
anche la timidezza della sua compagna.
E se avessi la disgrazia di avere
un compagno troppo avido di ricchezza e che coll'eccessivo
lavoro o le imprese troppo audaci volesse raggiungerla, fagli da martinicca,
modera le spese di lusso, e mostragli che la felicità non ha proprio nulla che
fare colle tasse, che si pagano d'imposte dirette o indirette.
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