Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText
Paolo Mantegazza
L'arte di prender marito

IntraText CT - Lettura del testo

  • PARTE PRIMA.   IL RACCONTO.
    • CAPITOLO QUINTO.   Il dilemma, anzi il trilemma. La fanciulla si consulta con un'amica e colla mamma.
Precedente - Successivo

Clicca qui per attivare i link alle concordanze

CAPITOLO QUINTO.

 

Il dilemma, anzi il trilemma.

La fanciulla si consulta con un'amica e colla mamma.

 

Erano passati tre mesi, e la mamma di Emma, volendo distrarre la sua figliuola da un dolore, che il tempo non riusciva ancora a calmare, le disse un giorno a un tratto:

- Sai, tesorino mio, voglio farti ridere....

- Sarà difficile, mamma....

- Il marchese di Acquafredda ha chiesto la tua mano....

- Impossibile! In questi giorni? Non rispetta neppure il nostro dolore? Non pensa all'anno di lutto, che per me durerà tutta la vita?

- No, non è in questi giorni ch'egli ha fatto la sua domanda, ma poco prima che morisse tuo padre.

- Ah! Tanto meglio! Avrei subito perduta la stima che io sentiva per lui.... Ma il Marchese ha almeno settant'anni.

- No, ne ha sessanta e per verità non li dimostra neppure....

- Sian pur sessanta, son sempre molti. Ma dacchè tu mi hai fatta questa confidenza, io te ne farò un'altra.... Pochi giorni prima della morte del mio povero babbo, mi ha offerto la sua mano l'ingegnere Rinaldini.

- Davvero? E tu che cosa gli hai risposto?

- Che per ora non voglio maritarmi.

- Non ti piace?

- Non ho mai pensato a lui....

- Emma, sii sincera con me. Tu mi hai sempre confidato i pensieri più segreti del tuo cuore: confidami anche questo. Non avresti simpatia per il giovane Enrico, che vive di faccia a noi?...

Emma arrossì fino ai capelli.

- Tu lo ami, - riprese subito la mamma con impeto. - L'ho veduto affacciarsi tante volte alla sua finestra, e fuggiva via, quando si accorgeva che io lo guardava. Spero bene che tu non lo avrai incoraggiato in questo suo amore. Sarà un bravo giovane, non lo dubito, ma è ancora uno studente dell'Università....

- Mamma, mamma mia, son troppo triste ancora per pensare al matrimonio. Se me lo permetti, lasciamo questo discorso. Lo riprenderemo fra qualche mese.

Emma aveva pronunziato queste parole con uno strazio così profondo dell'anima e insieme con tanta risoluta energia, che la mamma, che era di carattere molto debole e debolissima colla sua figliuola, tacque e mutò discorso.

Quando però la fanciulla si ritirò nella sua cameretta, si sentì come travolta da un turbine, come trascinata in una ridda infernale, in cui tutto girava intorno a lei e si sentiva come costretta a girare anche lei.

In quel vortice essa vedeva turbinarle intorno ora Enrico, ora il Marchese, ora il Rinaldini, che allungavano le braccia verso di lei, come se volessero rapirla.... Due uomini a un tempo l'avevano chiesta in isposa, e un terzo, senza aver fatta la stessa domanda, l'amava, l'adorava, e lei amava lui....

Quella notte essa non dormì che qualche ora e il sonno fu per lei più agitato e più tormentoso che la veglia. Sentiva che al mattino avrebbe dovuto correr dalla mamma, confessarle l'amor suo per Enrico e pregarla a voler rispondere collo stesso monosillabo di rifiuto al Marchese e all'Ingegnere.

Ma non ne aveva il coraggio. Essa avrebbe dovuto confessarle anche la sua corrispondenza clandestina; i suoi due peccati, che non si era perdonati ancora e che giorno e notte le stavan infitti nella coscienza, come due freccie avvelenate.

No, no: non lo avrebbe mai fatto. Perdere a un tratto la stima della mamma che l'adorava, che la credeva infallibile, impeccabile. No, no, ella tacerebbe ancora e sempre.

Ma il suo cuore traboccava: i segreti che vi teneva rinchiusi la soffocavano, la uccidevano, e a chi confidarli?

Essa non aveva che un'amica, Maria, con cui aveva studiato, a cui aveva tutto confidato, benchè le fosse maggiore di qualche anno; ma essa si era maritata da due anni ed era andata a vivere a Perugia.

Da principio Maria le aveva scritto due o tre volte per settimana. Erano lettere inebbrianti, che le parlavano della sua grande felicità. Poi le lettere erano divenute più rare e più fredde, finchè ora da un pezzo non ne riceveva più.

Come vederla, come scriverle? Il suo segreto era di quelli, che si posson confidare solo da labbro a labbro, confondendo i fiati, e intrecciando le mani; interrompendo spesso il discorso colle lagrime e coi baci.

Ma ecco che inaspettatamente Emma riceve per la posta un biglietto con queste parole:

 

Amica del mio cuore,

 

Domani lascio Perugia per qualche giorno e sarò da te verso sera. Apri grandi le braccia per stringermi al tuo cuore. Ho bisogno di molta indulgenza e di molta pietà. La tua

 

Maria.

 

E il giorno dopo Maria era nelle braccia di Emma e per molti minuti non si poteron parlare; tanti erano i baci e tante le lagrime che si rimandavano a vicenda.

Emma, che era felice di confidare il gran segreto all'amica, trovava che lei era venuta per affidargliene un altro e molto più triste.

Maria era infelice, sommamente infelice. Aveva sposato contro il volere dei suoi, contro il consiglio di tutti, un giovane studente (sì studente anche lui come Enrico) che però non studiava niente e che per di più apparteneva a una famiglia povera e disonesta. - Era bello, molto bello, e Maria l'aveva sposato, credendo che la bellezza e l'amore, che sentivano l'un per l'altro, sarebbero bastati a farli felici.

Per forzare la mano ai genitori Maria s'era compromessa tanto da obbligarli al consenso del suo matrimonio ed essi le avevano data la piccola dote che le spettava.

Il giovane era di Perugia e là erano andati i due spensierati, anche perchè in quell'Università egli avrebbe potuto continuare i suoi studii e laurearsi; ma invece abbandonati a sè e al loro amore avevano in un anno assottigliato della metà il loro piccolo capitale e si erano trovati senza quattrini e quel ch'è peggio senz'amore.

Le strettezze economiche avevano inasprito il carattere volgare e vigliacco del marito; ed egli trovava ogni giorno un pretesto per far delle scene alla sua compagna. Era lei, che amava il lusso e non sapeva dirigere la casa: era lei, che li aveva rovinati.... L'amore fisico li riconciliava talvolta; ma le crudeli torture della miseria facevano durare ben poco il cielo sereno in quella casa, dove scene e lagrime si succedevano come il vento e la pioggia in un mese di marzo, che non finisse mai.

Era una vita d'inferno quella che passava a Perugia la povera Maria, ed essa era venuta a Firenze per confortarsi coll'amica Emma e chieder consiglio ai genitori.

 

Quando Maria ebbe finito, cominciò Emma e brevemente le espose il suo caso di coscienza.

Maria non la lasciò neppur finire, perchè, con una strana violenza, le disse:

- Emma, sposa subito il marchese di Acquafredda.

- Ma io non lo amo, ma egli ha sessant'anni....

- Che importa? Che importa? Ha dei milioni e ti farà felice. Avrai una carrozza, ville, bagnature.... viaggerai. Egli dovrà farsi perdonare troppe cose, per non esser teco il più cortese cavaliere di questo mondo e farà sempre quel che tu vorrai.... Per carità, segui il mio consiglio, sposa il Marchese.... E poi, e poi non ci pensi? Diventi, una marchesa anche tu; avrai sulle tue carrozze, sui tuoi fazzoletti, da per tutto una corona fiorita. Anche questo è bello!

- Maria, tu fai la celia, tu ti ridi di me. Lo sposeresti tu, se fossi ancora ragazza?

- Certamente, e subito, avesse anche settant'anni!

- Maria, tu mi fai orrore. Non la pensavi così, quando nel collegio parlavamo del nostro avvenire nei fidati colloquii della notte....

- Sì, mia cara, allora io aveva ancora molta poesia nel mio cuore, allora io credevo, che non si potesse e non si dovesse sposare che un uomo che si amasse. Allora credevo, che il matrimonio senza amore era una prostituzione, che l'amore bastasse per farci felice. Ma ora, ora dopo due anni di tristissima esperienza, penso proprio tutto il rovescio.

Ho sposato un bel giovane, che diceva di adorarmi e me lo dimostrava con un delirio di carezze senza nome, che mi facevano vedere il paradiso in terra. I miei parenti si opposero invano, mostrandomi i pericoli del mio divisamento. Non volli udir ragioni. Io sentivo che senza Antonio sarei morta. Minacciai di fuggire con lui e non credettero alla mia minaccia.

Fuggii davvero e dovettero lasciarci sposare....

Il paradiso durò due mesi, il purgatorio un anno, ed ora sono nell'inferno; in un inferno terribile, che mi fa la più infelice delle donne.

Credilo a me. Gli uomini, quando non ci sposano pei nostri quattrini, ci vogliono pei loro piaceri, e una volta che ci hanno avuto, si annoiano. Toujours perdrix, toujours perdrix!... L'adorazione nei casi migliori, cioè quando tu sposi un gentiluomo, diventa amore, poi amicizia, poi un'abitudine monotona, che si infiora con qualche cortesia quotidiana, per non parere....

E poi, stammi a sentire. Se tu sposi Enrico, sarai povera e la povertà nel matrimonio è l'inferno. Non vi è amore, che resista alla lotta quotidiana colle necessità della vita. Io ho già due figliuoli e per essi sento che la miseria, che io avrò loro imposto col mio matrimonio, è un delitto, di cui io, io sola sono la colpevole. Tu non puoi immaginarti quanto veleno ci sia nella povertà, che si soffre in tre, in quattro; sotto il tetto di una casa angusta, misera. Tu non puoi capire quanto inferno possa essere chiuso in un conto della sarta, che non si può pagare, nell'angoscia del pensiero di dover pagare fra pochi giorni il semestre della pigione. E se poi hai un marito, che coll'energia della volontà e coll'onnipotenza dell'ingegno non sappia lottare e vincere e portar fuori la moglie e i figli dal pantano, tu incominci a sprezzarlo e ad odiarlo. E tu, poveretta, senti tutta l'impotenza di esser donna e di non potere col proprio lavoro dare alla famiglia l'agiatezza.

Io, vedi, son diventata cattiva. Quando porto a spasso i miei bambini mal vestiti e vedo quelli dei miei vicini scarrozzare nella loro piccola vettura condotta da una balia bella e riccamente vestita, soffro e bestemmio entro di me, contro di me e contro tutti.

No, no, Emma, sposa il marchese di Acquafredda. -

Emma taceva, e si asciugava gli occhi innondati di lagrime. Il dolore dell'amica era troppo crudele, era troppo disperato, perchè non scendesse anche nel suo cuore.

Finalmente potè parlare colla voce interrotta dal singhiozzo.

- Maria, in te parla l'ira figlia del tuo dolore. Tu parli cinicamente, perchè sei disperata; ma io non posso credere, che sii divenuta cattiva, perchè sei infelice.

Quanto a me, se la mamma non mi lasciasse sposare Enrico, accetterei la mano dell'ingegnere Rinaldini, non mai quella del marchese; per quanti blasoni e milioni egli potesse offrirmi. Se la miseria uccide l'amore, la ricchezza senza amore non lo può uccidere, perchè l'amore non c'è; ma non deve darci che una vita insopportabile.... Tu almeno hai amato e hai goduto due mesi di paradiso; io sposando il Marchese non ne avrei neppure un'ora.... -

Le amiche parlarono ancora a lungo, ma si lasciarono colle stesse parole con cui la loro triste conversazione era incominciata.

- Sposa il Marchese....

- Giammai!

 

Per molti e molti giorni madre e figlia non parlarono dei due pretendenti, nè di Enrico; ma un mattino, mentre Emma era ancora a letto, la mamma entrò a darle il buon giorno, e baciandola aveva un'aria solenne e triste, che non era solita in lei.

- Mamma, che cos'hai questa mattina? Ti senti male?

- No, figliuola mia, ho un piego suggellato da consegnarti e che ho trovato nello scrittoio di tuo padre, subito dopo la sua morte, ma che ti do oggi soltanto, perchè prima d'ora ti avrebbe dato forse una scossa troppo forte.

E la mamma, deposto un piego sul tavolino da notte di Emma, escì per nascondere l'emozione che la faceva piangere.

Emma, commossa anch'essa, prese l'involto e vi lesse:

 

Alla mia Emma.

Da consegnarle dopo la mia morte.

 

Essa ruppe i sigilli, e trovò che l'involto ne conteneva un altro, su cui era scritto:

 

Consigli di un babbo alla sua figliuola per la scelta del marito.

 

E che cosa vi fosse scritto lo vedrà il benigno lettore, se vorrà darsi la pena di continuare la sua lettura.


 

 

 




Precedente - Successivo

Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (V89) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2007. Content in this page is licensed under a Creative Commons License