Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText
Battista Guarini
Il pastor fido

IntraText CT - Lettura del testo

Precedente - Successivo

Clicca qui per nascondere i link alle concordanze

SCENA V

 

Montano, Carino, Dameta.

 

Mon.

Ma tu, vecchio importuno,

Ringrazia pur il ciel che padre sei;

Se ciò non fosse, i' ti farei (per questa

Sacra testa tel giuro) hoggi sentire

Quel che può l'ira in me, poi che sì male

Usi la sofferenza.

Sai tu forse chi sono?

Sai tu che quì con una sola verga

Reggo l'humane e le divine cose?

Car.

Per domandar mercede

Signoria non s'offende.

Mon.

Troppo t' io sofferto, e tu per questo

venuto insolente.

sai tu che, se l'ira in giusto petto

Lungamente si coce,

Quanto più tarda , tanto più noce

Car.

Tempestoso furor non mai l'ira

In magnanimo petto,

Ma un fiato sol di generoso affetto,

Che, spirando ne l'alma,

Quand'ella è più con la ragione unita,

La desta e rende à le bell'opre ardita.

Dunque, se grazia non impetro, almeno

Fa' che giustizia i' trovi, e ciò negarmi

Per debito non puoi:

Che chi legge altrui,

Non è da legge in ogni parte sciolto,

E quanto maggiore

Nel comandar, tanto più d'ubbidire

tenut'anco à chi giustizia chiede:

Ed ecco i' te la cheggio:

S'a me far non la vuoi, falla à te stesso,

Che, Mirtillo uccidendo, ingiusto sei.

Mon.

E come ingiusto son? Fa' che t'intenda.

Car.

Non mi dicesti tu che qui non lice

Sacrificar d'huomo straniero il sangue?

Mon.

Dissilo, e dissi quel che 'l ciel comanda.

Car.

Pur quello è forestier, che sacrar vuoi.

Mon.

E come forestier? Non è tuo figlio?

Car.

Bastiti questo, e non cercar più innanzi.

Mon.

Forse perche tra noi nol generasti?

Car.

Spesso men sa, chi troppo intender vuole.

Mon.

Ma quì s'attende il sangue, e non il loco.

Car.

Perche nol generai, straniero il chiamo.

Mon.

Dunque è tuo figlio, e tu no'l generasti?

Car.

E, se no'l generai, non è mio figlio.

Mon.

Non mi dicesti tu ch'è di te nato?

Car.

Dissi ch'è figlio mio, non di me nato.

Mon.

Il soverchio dolor t'ha fatto insano.

Car.

Non sentirei dolor, se fussi insano.

Mon.

Non puoi fuggir d'esser malvagio ò stolto.

Car.

Come può star malvagità col vero?

Mon.

Come può star in un figlio, e non figlio?

Car.

Può star figlio d'amor, non di natura.

Mon.

Dunque, s'è figlio tuo, non è straniero;

E se non è, non hai ragione in lui.

Così convinto , padre ò non padre.

Car.

Sempre di verità non è convinto

Chi di parole è vinto.

Mon.

Sempre convinta è di colui la fede,

Che nel suo favellar si contraddice.

Car.

Ti torno à dir che tu fai opra ingiusta.

Mon.

Sopra questo mio capo

E sopra il capo di mio figlio cada

Tutta questa ingiustizia.

Car.

Tu te ne pentirai.

Mon.

Ti pentirai ben tu, se non mi lasci

Fornir l'ufficio mio.

Car.

In testimon ne chiamo huomini, e Dei.

Mon.

Chiami tu forse i Dei, ch'hai disprezzati?

Car.

E, poi che tu non m'odi,

Odami cielo e terra,

Odami la gran Dea che qui s'adora,

Che Mirtillo è straniero

E che non è mio figlio, e che profani

Il sacrificio santo. Mon. Il ciel m'aiti

Con quest'huomo importuno.

Chi è dunque suo padre,

Se non è figlio tuo? Car. Non tel so dire;

ben che non son io.

Mon.

Vedi come vacilli?

È egli del tuo sangue?

Car.

questo ancora. Mon. E perche figlio il chiami?

Car.

Perche l' come figlio,

Dal primo ch'i' l'ebbi,

Per fin à questa età, sempre nudrito

Ne le mie case, e come figlio amato.

Mon.

Il comprasti? il rapisti? onde l'avesti?

Car.

In Elide l'hebb'io, cortese dono

D'huomo straniero. Mon. E quell'huomo straniero

Donde l'hebb'egli? Car. A lui l'havea dat'io.

Mon.

Sdegno tu movi in un sol punto e riso.

Dunque avesti tu in dono

Quel che donato havevi?

Car.

Quel ch'era suo, gli diedi,

Ed egli à me ne fe' cortese dono.

Mon.

E tu poi c'hoggi à vaneggiar mi tiri

Onde avuto l'havevi?

Car.

In un cespuglio d'odorato mirto

Poco prima i' l'haveva

Ne la foce d'Alfeo trovato à caso:

Per questo solo il nominai Mirtillo.

Mon.

Oh, come ben favole fingi ed orni.

Han fere i vostri boschi? Car. E di che sorte

Mon.

Come nol divoraro?

Car.

Un rapido torrente

L'havea portato in quel cespuglio e quivi

Lasciatolo, nel seno

Di picciola isoletta,

Che d'ogn'intorno il difendea con l'onda.

Mon.

Tu certo ordisci ben menzogne e fole.

Ed era stata sì pietosa l'onda,

Che non l'havea sommerso?

Son sì discreti in tuo paese i fiumi,

Che nudriscon gl'infanti?

Car.

Posava entr'una culla; e questa, quasi

Discretta navicella,

D'altra soda materia,

Che soglion ragunar sempre i torrenti,

Accompagnata e cinta,

L'havea portato in quel cespuglio à caso.

Mon.

Posava entro una culla? Car. Entro una culla.

Mon.

Bambino in fasce? Car. E ben vezzoso ancora.

Mon.

E quando che questo? Car. tuo conto

Che son passati già diciannove anni

Dal gran diluvio e son tant'anni à punto.

Mon.

Ò qual mi sento orror vagar per l'ossa

Car.

Egli non sa che dire.

Oh superbo costume

De le grand'alme ò pertinace ingegno,

Che vinto anco non cede,

E pensa d'avanzar così di senno

Come di forze avanza.

Questi certo è convinto, e se ne duole,

S'io bene al mal inteso

Suo mormorar l'intendo, e 'n qualche modo,

C'havesse pur di verità sembianza,

Coprir vorrebbe il fallo

De l'ostinata mente.

Mon.

Ma che ragione in quel bambino havea

Quell'huom di cui tu parli? era suo figlio?

Car.

Questo non ti so dir. Mon. mai di lui

Notizia havesti tu maggior di questa?

Car.

Tanto à punto ne . Vedi novelle

Mon.

Conoscerestil tu? Car. Sol ch'io 'l vedessi:

 

Rozzo pastor à l'habito ed al viso,

Di mezzana statura e di pel nero,

D'hispida barba e di setose ciglia.

Mon.

Venite à me, pastori e servi miei

Dam.

Eccoci pronti. Mon. Hor mira:

A qual di questi più si rassomiglia,

L'huom di cui parli? Car. A quel che teco parla.

Nol sol si rassomiglia,

Ma quegli à punto è desso:

E mi par quello stesso

Ch'era vent'anni già, che non ha pure

Canuto un pelo, ed io son tutto bianco.

Mon.

Tornatevi in disparte, e tu qui meco

Resta, Dameta, e dimmi:

Conosci tu costui? Dam. Mi par di sì, ma dove

Già non dirti ò come. Car. Hor io di tutto

Ben ricordar farollo. Mon. À me tu prima

Lascia favellar seco; e non t'incresca

D'allontanarti alquanto. Car. E volentieri

quanto mi comandi. Mon. Hor mi rispondi,

Dameta, e guarda ben di non mentire.

Car.

Che sarà questo, ò Dei?

Mon.

Tornando tu da ricercar, già sono

Vent'anni, il mio bambin, che con la culla

Rapì il fiero torrente;

Non mi dicesti tu che le contrade

Tutte, che bagna Alfeo, cercate havevi

Senz'alcun frutto? Dam. E perche ciò mi chiedi?

Mon.

Rispondi à questo pur: non mi dicesti

Che ritrovato non l'avevi? Dam. Il dissi.

Mon.

Hor che bambino è quello,

Ch'alhor donasti in Elide à colui

Che qui t' conosciuto? Dam. Or son vent'anni,

E vuoi ch'un vecchio si ricordi tanto?

Mon.

Ed egli è vecchio, e pur se ne ricorda.

Dam.

Più tosto egli vaneggia. Mon. Hor il vedremo.

Dove peregrino? Car. Eccomi. Dam.O fossi

Tanto sotterra. Mon. Dimmi:

Non è questo il pastor che ti il dono?

Car.

Questo per certo. Dam. E di qual dono parli?

Car.

Non ti ricordi tu, quando nel Tempio

De l'olimpico Giove, avendo quivi

Da l'Oracolo havuta

Già la risposta e stando

Tu per partire, i' mi ti feci incontro,

Chiedendoti di quello

Che ricercavi i segni, e tu li desti;

Indi poi ti condussi

A le mie case, e quivi il tuo bambino

Trovasti in culla e me ne festi il dono?

Che vuoi tu dir per questo? Dam. Or quel bambino,

Car.

Ch'allor tu mi donasti e ch'io poi sempre

come figlio appresso me nudrito,

È 'l misero garzon ch'à questi altari

Vittima è destinato.

Dam.

Oh forza del destino. Mon. Ancor t'infingi?

È vero tutto ciò ch'egli t'ha detto?

Dam.

Così morto fuss'io, com'è ben vero

Mon.

Ciò t'avverrà, s'anco nel resto menti.

E qual cagion ti mosse

A donar quello altrui, che tuo non era?

Dam.

Deh non cercar più innanzi,

Padron, deh, non, per Dio, Bastiti questo.

Mon.

Più sete hor me ne viene.

Ancor mi tieni à bada? ancor non parli?

Morto, tu s'un'altra volta il chiedo.

Dam.

Perche m'havea l'oracolo predetto

Che 'l trovato bambin correa periglio,

Se mai tornava à le paterne case,

D'esser dal padre ucciso. Car. E questo è vero,

Che mi trovai presente. Mon. oime, che tutto

Già troppo è manifesto Il caso è chiaro:

Col sogno e col destin s'accorda il fatto.

Car.

Hor che ti resta più? vuoi tu chiarezza

Di questa anco maggior? Mon. Troppo son chiaro:

Troppo dicesti tu, troppo intes'io.

Cercato havess'io men, tu men saputo

O Carino Carino

Come teco dolor cangio e fortuna

Come gli affetti tuoi son fatti miei;

Questo è mio figlio, ò figlio

Troppo infelice d'infelice padre;

Figlio, da l'onde assai più fieramente

Salvato che rapito;

Poi che cader per le paterne mani

Dovevi à i sacri altari

E bagnar del tuo sangue il patrio suolo.

Car.

Padre tu di Mirtillo? ò maraviglia

In che modo il perdesti?

Mon.

Rapito da quel diluvio horrendo,

Che testè mi dicevi; ò caro pegno

Tu fusti salvo alhor che ti perdei;

Ed hor solo ti perdo,

Perche trovato sei.

Car.

O provvidenza eterna,

Con qual alto consiglio

Tanti accidenti hai fin'à qui sospesi,

Per farli poi cader tutti in un punto

Gran cosa hai tu concetta,

Gravida di mostruoso parto:

O gran bene ò gran male

Partorirai tu certo.

Mon.

Questo quel che mi predisse il sogno,

Ingannevole sogno,

Nel mal troppo verace,

Nel ben troppo bugiardo.

Questa quella insolita pietate,

Quell'improvviso horrore

Che nel mover del ferro

Sentij scorrer per l'ossa,

Ch'abborriva natura un così fiero,

Per man del padre, abominevol colpo.

Car.

Ma che? Darai tu dunque

A sì nefando sacrificio effetto?

Mon.

Non può per altra man vittima humana

Cader à questi altari. Car. Il padre al figlio

Darà dunque la morte?

Mon.

Così comanda à noi la nostra legge.

E qual sarà di perdonarla altrui

Caritàpossente, se non volle

Perdonar à se stesso il fido Aminta?

Car.

O malvagio destino,

Dove m'hai tu condotto?

Mon.

A veder di duo padri

La soverchia pietà fatta omicida:

La tua verso Mirtillo,

La mia verso gli Dei.

Tu credesti salvarlo

Col negar d'esser padre, e l'hai perduto;

Io, cercando e credendo

D'uccider il tuo figlio,

Il mio trovo, e l'uccido.

Car.

Ecco l'horribil mostro,

Che partorisce il fato. ò caso atroce

O Mirtillo mia vita, è questo quello

Che m'ha di te l'Oracolo predetto?

Così ne la mia terra

Mi fai felice? ò figlio,

Figlio, di questo sventurato vecchio

Già sostegno e speranza, hor pianto e morte

Mon.

Lascia à me queste lagrime, Carino,

Che piango il sangue mio.

Ah, perche sangue mio,

Se l' da sparger io? misero figlio

Perche ti generai? perche nascesti?

A te dunque la vita

Salvò l'onda pietosa,

Perche te la togliesse il crudo padre?

Santi numi immortali,

Senz'il cui alto intendimento eterno

pur in mar un'onda

Si move ò in aria spirto, ò in terra fronda,

Qual sì grave peccato

contra voi commesso, ond'io sia degno

Di venir col mio seme in ira al cielo?

Ma, s' pur peccat'io,

In che peccò il mio figlio?

Che non perdoni à lui,

E con un soffio del tuo sdegno ardente

Me folgorando, non ancidi, ò Giove?

Ma, se cessa il tuo strale,

Non cesserà il mio ferro.

Rinnoverò d'Aminta

Il doloroso esempio,

E vedrà prima il figlio estinto il padre,

Che 'l padre uccida di sua mano il figlio.

Mori dunque, Montano, hoggi morire

A te tocca, à te giova.

Numi, non so s'io dica

Del cielo, ò dell'inferno,

Che col duolo agitate

La disperata mente,

Ecco, il vostro furore,

Poi che così vi piace, già concetto.

Non bramo altro che morte; altra vaghezza

Non che del mio fine.

Un funesto desio d'uscir di vita

Tutto m'ingombra e par che mi conforte.

A la morte à la morte

Car.

Ò infelice vecchio

Come il lume maggiore

La minor luce abbaglia,

Così il dolor, che del tuo male i' sento,

Il mio dolore spento.

Certo tu d'ogni pietà ben degno.

 


 

 




Precedente - Successivo

Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (V89) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2007. Content in this page is licensed under a Creative Commons License