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Battista Guarini Il pastor fido IntraText CT - Lettura del testo |
Cor. |
E così, Linco, il dispietato Silvio, Quando men se'l pensò, divenne amante. Ma che seguì di lei? Lin. noi la portammo A le case di Silvio, ove la madre Non sò se di dolcezza, ò di dolore; Già fosse amante e sposo, ma del caso |
Cor. |
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Lin. |
Dovea morir. Così portò la fama. Per questo sol mi mossi inverso al Tempio |
Cor. |
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Cor. |
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Lin. |
Viva saria tornata. Cor. E con qual arte Sanò sì tosto? Lin. I' ti dirò da capo Tutta la cura, e maraviglie udrai. Stavan d'intorno à la ferita ninfa, E con tremante core, huomini e donne; Ma ch'altri la toccasse Non volle mai che Silvio suo, dicendo: La man che mi ferì, quella mi sani. Duo col consiglio, un con la mano oprando. Quell'ardito garzon, poi che levata Dal nudo avorio ogni sanguigna spoglia, Tentò di trar da la profonda piaga La confitta saetta: ma, cedendo, Tutto lasciò ne le latèbre il ferro. Quì da dovero incominciar l'angosce. Nè con altro argomento, indi spiantarlo. Forse con altra assai più larga piaga La piaga aprendo, à le segrete vie Del ferro penetrar con altro ferro Ma troppo era pietosa, e troppo amante Per sì cruda pietà la man di Silvio Certo non sana i suoi feriti Amore) Quantunque à la fanciulla innamorata Sembrasse che 'l dolor si raddolcisse Il qual, perciò nulla smarrito, disse Quinci uscirai ben tu, ferro malvagio, E con pena minor che tu non credi. Chi t'ha spinto qui dentro, È ben anco di trartene possente: Ristorerò con l'uso de la caccia De la caccia patisco, e da le fiere, Ch'è molto nota à la silvestre capra quand'hà lo stral nel saettato fianco; essa à noi la mostrò, natura à lei), nè gran fatto è lontana, indi partissi; e, nel colle vicin subitamente coltone un fascio, à noi sen venne; e quivi con seme di verbena e la radice giuntavi del centauro, un molle empiastro Oh mirabil virtù cessa il dolore subitamente, e si ristagna il sangue; la man seguendo, ubbidiente n'esce. Tornò il vigor ne la donzella, come se non havesse mai piaga sofferta. La qual però mortale veramente non fù, però che, 'ntatto |
Cor. |
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Lin. |
Quel che tra lor sia succeduto poi, Si può più tosto immaginar che dire. Certo è sana Dorinda, ed or si regge Sì ben sul fianco, che di lui servirsi Ad ogn'uso ella può. Con tutto questo, Credo, Corisca, e tu fors'anco il credi, Che di più piaghe già ferita sia; Ma, come l'han trafitta arme diverse, Così diverse ancor le piaghe sono. D'altra è fèro il dolor, d'altra è soave; L'una saldando si fà sana, e l'altra Quanto si salda men, tanto più sana. E quel fèro garzon di saettare, Mentr'era cacciator, fù così vago, |
Cor. |
Che fosti sempre. Lin. O Corisca mia cara, |
Cor. |