Tosto la vedrai tu, se quì ti fermi,
Col fortunato suo fedel Mirtillo
Uscir dal tempio, ov'hora sono e data
S'hanno la fede già maritale, e verso
Le case di Montano ir li vedrai,
Per cor di tante e di sì lunghe loro
Amorose fatiche il dolce frutto.
Oh, se vedessi l'allegrezza immensa,
S'udissi il suon de le gioiose voci,
Corisca, già d'innumerabil turba
È tutto pieno il tempio huomini e donne
Quivi vedresti tu, vecchi e fanciulli,
Sacri e profani in un confusi e misti
E poco men che per letizia insani.
Ogn'un con maraviglia
Corre à veder la fortunata coppia;
Ogn'un la riverisce, ogn'un l'abbraccia.
Chi loda la pietà, chi la costanza,
Chi le grazie del ciel, chi di natura.
Risuona il monte e 'l pian, le valli e i poggi
Del Pastor Fido il glorioso nome.
O ventura d'amante
Il divenir sì tosto,
Di povero pastore, un semideo.
Passar in un momento
Da morte à vita, e le vicine esequie
Cangiar con sì lontane
E disperate nozze,
Ancor che molto sia,
Corisca, è però nulla.
Ma goder di colei per cui, morendo,
Anco godeva? di colei che seco
Volle sì prontamente
Concorrer di morir, non che d'amare;
Correr in braccio di colei, per cui
Dianzi sì volentier correva à morte:
Questa è ventura tal, questa è dolcezza,
Ch'ogni pensiero avanza.
E tu non ti rallegri? e tu non senti
Per Amarilli tua quella letizia,
Che sent'io per Mirtillo?
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