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Battista Guarini
Il pastor fido

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SCENA VIII

 

Ergasto, Corisca.

 

Erg.

O giorno pien di maraviglie, ò giorno

Tutt'amor, tutto grazie, e tutto gioia,

O terra avventurosa, ò ciel cortese

Cor.

Ma ecco Ergasto, ò, come viene à tempo

Erg.

Hoggi ogni cosa si rallegri, terra,

Cielo, aria, foco e 'l mondo tutto rida.

Passi il nostro gioire

Anco fin ne l'inferno,

hoggi e' sia luogo di pene eterno.

Cor.

Quanto è lieto costui. Erg. Selve beate,

Se sospirando in flebili susurri

Al nostro lamentar vi lamentaste,

Gioite anco al gioire, e tante lingue

Sciogliete quante frondi

Scherzano al suon di queste

Piene del gioir nostro aure ridenti.

Cantate le venture e le dolcezze

De' duo beati amanti. Cor. Egli per certo

Parla di Silvio e di Dorinda. In somma,

Viver bisogna; tosto

Il fonte de le lagrime si secca

Ma il fiume de la gioia abbonda sempre.

De la morta Amarilli,

Ecco, più non si parla; e sol s' cura

Di goder con chi gode; ed è ben fatto.

Pur troppo è pien di guai la vita humana.

Ove si vaconsolato, Ergasto?

A nozze forse? Erg. E tu l'hai detto à punto.

Inteso hai tu l'avventurosa sorte

De' duo felici amanti? udisti mai

Caso maggior, Corisca? Cor. I' l' da Linco

Con molto mio piacer pur'hora udito,

E quel dolor mitigato in parte,

Che per la morte d'Amarilli i' sento.

Erg.

Morta Amarilli? e come? e di qual caso

Parli tu hora, ò pensi tu ch'io parli?

Cor.

Di Dorinda e di Silvio.

Erg.

Che Dorinda? che Silvio?

Nulla dunque sai tu La gioia mia

Nasce da più stupenda

E più alta e più nobile radice.

D'Amarilli ti parlo e di Mirtillo,

Coppia, di quante hoggi ne scaldi Amore,

La più contenta e lieta. Cor. Non è morta

Dunque Amarilli? Erg. Come morta? È viva

E lieta e bella e sposa. Cor. eh tu mi beffi.

Erg.

Ti beffo? il vedrai tosto. Cor. à morir dunque

Condennata non ? Erg. condennata,

Ma tosto anche assoluta.

Cor.

Narri tu sogni, ò pur sognando ascolto?

Erg.

Tosto la vedrai tu, se quì ti fermi,

Col fortunato suo fedel Mirtillo

Uscir dal tempio, ov'hora sono e data

S'hanno la fede già maritale, e verso

Le case di Montano ir li vedrai,

Per cor di tante e di sì lunghe loro

Amorose fatiche il dolce frutto.

Oh, se vedessi l'allegrezza immensa,

S'udissi il suon de le gioiose voci,

Corisca, già d'innumerabil turba

È tutto pieno il tempio huomini e donne

Quivi vedresti tu, vecchi e fanciulli,

Sacri e profani in un confusi e misti

E poco men che per letizia insani.

Ogn'un con maraviglia

Corre à veder la fortunata coppia;

Ogn'un la riverisce, ogn'un l'abbraccia.

Chi loda la pietà, chi la costanza,

Chi le grazie del ciel, chi di natura.

Risuona il monte e 'l pian, le valli e i poggi

Del Pastor Fido il glorioso nome.

O ventura d'amante

Il divenirtosto,

Di povero pastore, un semideo.

Passar in un momento

Da morte à vita, e le vicine esequie

Cangiar con sì lontane

E disperate nozze,

Ancor che molto sia,

Corisca, è però nulla.

Ma goder di colei per cui, morendo,

Anco godeva? di colei che seco

Volle sì prontamente

Concorrer di morir, non che d'amare;

Correr in braccio di colei, per cui

Dianzivolentier correva à morte:

Questa è ventura tal, questa è dolcezza,

Ch'ogni pensiero avanza.

E tu non ti rallegri? e tu non senti

Per Amarilli tua quella letizia,

Che sent'io per Mirtillo?

Cor.

Anzi sì pur, Ergasto:

Mira come son lieta. Erg. ò se tu havessi

Veduta la bellissima Amarilli,

Quando la man per pegno de la fede

A Mirtillo ella porse,

E per pegno d'amor Mirtillo à lei

Un dolce sì, ma non inteso bacio,

Non so se dir mi debbia ò diede ò tolse,

Saresti certo di dolcezza morta.

Che purpura? che rose?

Ogni colore ò di natura ò d'arte

Vincean le belle guance

Che vergogna copriva

Con vago scudo di beltà sanguigna,

Che forza di ferirle

Al feritor giungeva.

Ed ella, in atto ritrosetta e schiva,

Mostrava di fuggire

Per incontrar più dolcemente il colpo;

E lasciò in dubbio se quel bacio fosse

O rapito, ò donato,

Con sì mirabil arte

conceduto e tolto, e quel soave

Mostrarsene ritrosa,

Era un che voleva, un atto misto

Di rapina, e d'acquisto;

Un negarcortese, che bramava

Quel che, negando, dava,

Un vietar ch'era invito

dolce d'assalire,

Ch'à rapir, chi rapiva, era rapito;

Un restar, e fuggire

Ch'affrettava il rapire.

Oh dolcissimo bacio

Non posso più, Corisca.

Vo diritto diritto

A trovarmi una sposa,

Che 'n sì alte dolcezze

Non si può ben gioir, se non amando.

Cor.

Se costui dice il vero,

Questo è quel , Corisca,

Che tutto perdi, ò tutto acquisti, il senno.

 

 

 




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