Ma, poi che dietro al cor perduto, ebbe anco
I sospiri perduti e le querele,
Volto, pregando, à la gran dea, se mai
Disse con puro cor, Cintia, se mai
Con innocente man fiamma t'accesi,
Vendica tu la mia, sotto la fede
Di bella Ninfa e perfida tradita.
Udì del fido amante e del suo caro
Sacerdote Diana i prieghi e 'l pianto,
Tal che, ne la pietà l'ira spirando,
Fe' lo sdegno più fiero; ond'ella prese
L'arco possente e saettò nel seno
De la misera Arcadia non veduti
Strali ed inevitabili di morte.
Perìan senza pietà, senza soccorso
D'ogni sesso le genti e d'ogni etate;
Vani erano i rimedi, il fuggir tardo;
Inutil l'arte, e prima che l'infermo,
Spesso ne l'opra il medico cadea.
Restò solo una speme in tanti mali,
Del soccorso del cielo e s'ebbe tosto
Al più vicino oracolo ricorso,
Da cui venne risposta assai ben chiara,
Ma sopramodo orribile e funesta:
Che Cintia era sdegnata e che placarla
Si sarebbe potuto, se Lucrina,
Perfida ninfa, ò vero altri per lei
Di nostra gente, à la gran dea si fosse
Per man d'Aminta in sacrificio offerta:
La qual, poi ch'ebbe indarno pianto e 'ndarno
Dal suo nuovo amator soccorso atteso,
Fù con pompa solenne al sacro altare
Vittima lagrimevole condotta,
Dove, à quei piè che la seguiro in vano
Già tanto, ai piè de l'amator tradito
Le tremanti ginocchia alfin piegando,
Dal giovane crudel morte attendea.
Strinse intrepido Aminta il sacro ferro
E parea ben che da l'accese labbia
Spirasse ira e vendetta. Indi, à lei vòlto,
Disse con un sospir, nuncio di morte:
Da la miseria tua, Lucrina, mira
Qual amante seguisti e qual lasciasti,
Miral da questo colpo, e, così detto,
Ferì se stesso e nel sen proprio immerse
Tutto 'l ferro, ed esangue in braccio à lei,
Vittima e sacerdote in un, cadeo.
A sì fèro spettacolo e sì nuovo
Instupidì la misera donzella
Trà viva e morta, e non ben certa ancora
D'esser dal ferro ò dal dolor trafitta.
Ma, come prima ebbe la voce e 'l senso,
Disse piagnendo, ò fido, ò forte Aminta,
O troppo tardi conosciuto amante,
Che m'hai data, morendo, e vita, e morte,
Se fù colpa il lasciarti, ecco l'ammendo
Con l'unir teco eternamente l'alma.
E, questo detto, il ferro stesso, ancora
Del caro sangue tiepido e vermiglio,
Tratto dal morto e tardi amato petto,
Il suo petto trafisse e sopra Aminta,
Che morto ancor non era e sentì forse
Quel colpo, in braccio si lasciò cadere.
Tal fine ebber gli amanti, à tal miseria
Troppo amor e perfidia ambidue trasse.
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