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Battista Guarini Il pastor fido IntraText CT - Lettura del testo |
Oh, come favorisce i miei disegni
Fortuna molto più ch'io non sperai
Che, sonnacchiosa, il suo favor non chiede.
Ha ben ella gran forza, e non la chiama
Possente Dea senza ragione il mondo;
Ma bisogna incontrarla e farle vezzi,
Spianandole il sentiero, i neghittosi
Se non m'havesse la mia industria fatta
Compagna di colei, che potrebbe hora
Giovarmi una sì commoda e sicura
Occasion di ben condurre à fine
Il mio pensiero? Havria qualch'altra sciocca
La sua rival fuggita, e segni aperti
De la sua gelosia portando in fronte,
Di mal occhio guattata anco l'havrebbe,
E male havrebbe fatto, ch'assai meglio
Da l'aperto nemico altri si guarda,
Che non fa da l'occulto. Il cieco scoglio
È quel ch'inganna i marinari ancora
Più saggi. Chi non sa finger l'amico,
Non è fiero nemico. Oggi vedrassi
Quel che sa far Corisca. Ma sì sciocca
Non son io già, che lei non creda amante.
A qualch'un'altro il farà creder forse,
Che poco sappia; à me non già, che sono
Maestra di quest'arte. Una fanciulla
Tenera e semplicetta, che pur hora
Spunta fuor de la buccia, in cui pur dianzi
Stillò le prime sue dolcezze Amore,
Lungamente seguìta e vagheggiata
Da sì leggiadro amante, e, quel ch'è peggio,
Baciata e ribaciata, e starà salda?
Pazzo è ben chi se'l crede; io già nol credo.
Ma vedi il mio destìn come m'aita.
Ecco à punto Amarilli. I' vo' far vista
Di non vederla e ritirarmi alquanto.