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Battista Guarini
Il pastor fido

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SCENA II

 

Amarilli, Mirtillo, Choro di Ninfe, Corisca.

 

Am.

Ecco la cieca. Mir. Eccola à punto, ahi, vista.

Am.

Hor che si tarda? Mir. Ahi, voce m'ha punto

E sanato in un punto

Am.

Ove sete? che fate? e tu, Lisetta,

Che sì bramavi il gioco de la cieca,

Che badi? e tu, Corisca, ove ita?

Mir.

Hor sì che si può dire

Ch'Amor è cieco ed ha bendati gli occhi.

Am.

Ascoltatemi voi,

Che 'l sentier mi scorgete, e quinci, e quindi

Mi tenete per man, come fien giunte

L'altre nostre compagne,

Guidatemi lontan da queste piante,

Ov'è maggior il vano, e quivi sola

Lasciandomi nel mezzo,

Ite con l'altre in schiera e tutte insieme

Fatemi cerchio, e s'incominci il gioco.

Mir.

Ma che sarà di me? fin qui non veggio

Qual mi possa venir da questo gioco

Comodità che 'l mio desire adempia;

so veder Corisca,

Ch'è la mia tramontana. Il ciel m'aiti.

Am.

Alfin sete venute. E che pensaste

Di non far altro che bendarmi gli occhi?

Pazzerelle che sete Hor cominciamo.

Cho.

Cieco, Amor, non ti cred'io,

Ma fai cieco 'l desio

Di chi ti crede;

Che, s'hai pur poca vista, hai minor fede.

Cieco ò no, mi tenti invano;

E per girti lontano

Ecco m'allargo;

Che, così cieco, ancor vedi più d'Argo.

Così cieco m'annodasti

E cieco m'ingannasti;

Or che sciolto,

Se ti credessi più, sarei ben stolto.

Fuggi e scherza pur se sai;

Già non fara' tu mai

Che 'n te mi fidi;

Perche non sai scherzar se non ancidi.

Am.

Ma voi giocate troppo largo, e troppo

Vi guardate da risco:

Fuggir bisogna, sì, ma ferir prima.

Toccatemi, accostatevi, che sempre

Non ve n'andrete sciolte.

Mir.

O sommi Dei, che miro? ò dove sono?

In cielo ò in terra? O cieli,

I vostri eterni giri

Han sì dolce armonia? le vostre stelle

Han sì leggiadri aspetti?

Cho.

Ma tu pur, perfido cieco,

Mi chiami à scherzar teco;

Ed ecco scherzo

E col piè fuggo e con la man ti sferzo.

E corro e ti percoto,

E tu t'aggiri à vòto.

Ti pungo ad hora ad hora:

tu mi prendi ancora,

O cieco Amore,

Perche libero 'l core.

Am.

In buona , Licori,

Ch'i' mi pensai d'averti presa, e trovo

D'haver presa una pianta.

Sento ben che tu ridi.

Mir.

Deh, foss'io quella pianta

Hor non vegg'io Corisca

Tra quelle fratte ascosa? è dessa certo;

E non che m'accenna,

Che non intendo, e pur m'accenna ancora.

Cho.

Sciolto cor fa piè fugace.

O lusinghier fallace,

Ancor m'alletti

À tuo' vezzi mentiti, à tuo' diletti?

E pur di nuovo i' riedo,

E giro e fuggo e fiedo

E torno, e non mi prendi

E sempre invan m'attendi,

O cieco Amore,

Perche libero 'l core.

Am.

Oh fusti svelta, maladetta pianta,

Che pur anco ti prendo,

Quantunque un'altra al brancolar mi sembri

Forse ch'i' non credei d'haverti colta

Sicura al varco à questa volta, Elisa?

Mir.

E pur anco non cessa

D'accennarmi Corisca, e sì sdegnosa,

Che sembra minacciar. Vorrebbe forse

Che mi mischiassi anch'io trà quelle ninfe?

Am.

Dunque giocar debb'io

Tutt'hoggi con le piante?

Cor.

Bisogna pur che mal mio grado i' parli

Ed esca de la buca.

Prendila, dappochissimo: che badi

Ch'ella ti corra in braccio?

O làsciati almen prendere. , dammi

Cotesto dardo, e valle incontra sciocco.

Mir.

Oh come mal s'accorda

L'animo col desio

Sì poco ardisce il cor che tanto brama

Am.

Per questa volta ancor tornisi al gioco,

Che son già stanca e, per mia fe, voi sete

Troppo indiscrete à farmi correr tanto.

Cho.

Mira nume trionfante,

A cui il mondo amante

Empio tributo

Eccol hoggi deriso, eccol battuto.

Sì come à i rai del sole

Cieca nottola suole,

Ch'augei mille ha d'intorno

Che le fan guerra, e scorno,

Ed ella picchia

Col becco invano e s'erge e si rannicchia;

Così tu beffato,

Amore in ogni lato:

Chi 'l tergo e chi le gote

Ti stimola, e percote;

E poco vale

Perche stendi gli artigli, ò batti l'ale.

Gioco dolce ha pania amara,

E ben l'impara

Augel, che vi s'invesca.

Non fuggir Amor, chi seco tresca.

 


 

 




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