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Battista Guarini
Il pastor fido

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SCENA V

 

Corisca, Amarilli.

 

[Cor.]

Non t'asconder già più, sorella mia.

Am.

Meschina me, son discoperta. Cor. Il tutto

troppo ben inteso. Hor non m'apposi?

Non ti diss'io ch'amavi? Or ne son certa.

E da me tu ti guardi? à me l'ascondi?

A me che t'amo sì? Non t'arrossire,

Non t'arrossir, che questo è mal comune.

Am.

Io son vinta, Corisca, e tèl confesso.

Cor.

Hor che negar no'l puoi, tu me'l confessi.

Am.

E ben m'avveggio, ahi, lassa

Che troppo angusto vaso è debil core

A traboccante amore.

Cor.

Ò cruda al tuo Mirtillo,

E più cruda à te stessa

Am.

Non è fierezza quella

Che nasce da pietate.

Cor.

Aconito, e Cicuta

Nascer da salutifera radice

Non si vide già mai.

Che differenza fai

Da crudeltà ch'offende,

A pietà che non giova? Am. oime, Corisca

Cor.

Il sospirar, sorella,

È debolezza, e vanità di core,

E proprio è de le femmine da poche.

Am.

Non sarei più crudele,

Se 'n lui nudrissi Amor senza speranza?

Il fuggirlo è pur segno

Ch'i' compassione

Del suo male e del mio.

Cor.

Perche senza speranza?

Am.

Non sai tu che promessa à Silvio sono?

Non sai tu che la legge

Condanna à morte ogni donzella ch'aggia

Violata la fede?

Cor.

Ò semplicetta ed altro non t'arresta?

Qual è tra noi più antica,

La legge di Diana ò pur d'Amore?

Questa ne' nostri petti

Nasce, Amarilli, e con l'età s'avanza;

s'apprende ò s'insegna,

Ma negli humani cuori,

Senza maestro, la natura stessa

Di propria man l'imprime;

E dov'ella comanda,

Ubbidisce anco il ciel, non che la terra.

Am.

E pur, se questa legge

Mi togliesse la vita,

Quella d'Amor non mi darebbe aita.

Cor.

Tu troppo guardinga. Se cotali

Fusser tutte le donne

E cotali rispetti havesser tutte,

Buon tempo, à Dio, soggette à questa pena

Stimo le poche prattiche Amarilli;

Per quelle, che son sagge,

Non è fatta la legge.

Se tutte le colpevoli uccidesse,

Credimi, senza donne

Resterebbe il paese; e se le sciocche

V'inciampano, è ben dritto

Che 'l rubar sia vietato

A chi leggiadramente

Non sa celare il furto,

Ch'altro alfin l'honestate

Non è che un'arte di parere honesta.

Creda ognun à suo modo: io così credo.

Am.

Queste son vanità, Corisca mia.

Gran senno è lasciar tosto

Quel che non può tenersi:

Cor.

E chi tel vieta, sciocca?

Troppo breve è la vita

Da trapassarla con un solo amore;

Troppo gli huomini avari,

(o sia difetto ò pur fierezza loro)

Ci son de le lor grazie.

E sai? tanto siam care,

Tanto gradite altrui, quanto siam fresche.

Levaci la beltà, la giovinezza,

Come alberghi di pecchie

Restiamo, senza favi e senza mele,

Negletti aridi tronchi.

Lascia gracchiar agli huomini, Amarilli,

Però ch'essi non sanno

sentono i disagi de le donne,

E troppo differente

Da la condizion de l'huomo è quella

De la misera donna.

Quanto più invecchia, l'huomo

Diventa più perfetto,

E, se perde bellezza, acquista senno.

Ma in noi con la beltate

E con la gioventù, da cui sì spesso

Il viril senno e la possanza è vinta,

Manca ogni nostro ben; si può dire

pensar la più sozza

Cosa la più vil di donna vecchia.

Hor, prima che tu giunga

A questa nostra universal miseria,

Conosci i pregi tuoi.

Se t'è la vita destra,

Non l'usar à sinistra.

Che varrebbe al leone

La sua ferocità, se non l'usasse?

Che gioverebbe à l'huomo,

L'ingegno suo, se non l'usasse à tempo?

Così noi la bellezza,

Ch'è virtù nostra, così propria come

La forza del Leone

E l'ingegno de l'huomo,

Usiam mentre l'habbiamo.

Godiam, sorella mia,

Godiam, che 'l tempo vola e posson gl'anni

Ben ristorar i danni

De la passata lor fredda vecchiezza;

Ma, s'in noi giovinezza

Una volta si perde,

Mai più non si rinverde.

Ed à canuto e livido sembiante

Può ben tornar Amor, ma non amante.

Am.

Tu, come credo, in questa guisa parli

Per tentarmi, più tosto

Che per dir quel che senti, ò quel che brami

E però sij pur certa

Che, se tu non mi mostri agevol modo,

E sopra tutto honesto,

Di fuggir queste nozze,

fatto irrevocabile pensiero

Di più tosto morir che macchiar mai

L'honestà mia, Corisca.

Cor.

Non veduto mai la più ostinata

Femmina di costei.

Poi che questo conchiudi, eccomi pronta.

Dimmi un poco, Amarilli:

Credi tu forse che 'l tuo Silvio sia

Tanto di fede amico

Quanto tu d'honestate?

Am.

Tu mi farai ben ridere: di fede

Amico Silvio? e come,

S'è nemico d'Amore?

Cor.

Silvio d'amor nemico? Ò semplicetta

Tu nol conosci, e' sa far e tacere,

Ti so dir io. Quest'animeschife, eh?

Non ti fidar di loro.

Non è furto d'amor tanto sicuro

di tanta finezza,

Quanto quel che s'asconde

Sotto il vel d'honestate.

Ama dunque il tuo Silvio,

Ma non già te, sorella.

Am.

E quale è questa Dea,

Che certo esser non può donna mortale

Che l'ha d'amore acceso?

Cor.

Dea anco ninfa. Am. ò che mi narri

Cor.

Conosci tu la mia Lisetta? Am. quale

Lisetta tua? la pecoraia? Cor. Quella.

Am.

Di' tu vero, Corisca? Cor. questa è dessa,

Questa è l'anima sua.

Am.

Hor vedi se lo schifo

S'è d'un leggiadro amor ben provveduto

Cor.

E sai come ne spasima e ne muore?

Ogni giorno s'infinge

D'ire à la caccia.

Am.

Ogni mattina à punto

Sento su l'alba il maladetto corno.

Cor.

E su'l fitto meriggio,

Mentre che gli altri sono

Più fervidi ne l'opra, ed egli alhotta

Da' compagni s'invola e vien soletto

Per via non trita al mio giardino, ov'ella

Tra le fessure d'una siepe ombrosa,

Che 'l giardin chiude, i suoi sospiri ardenti,

I suoi prieghi amorosi ascolta, e poi,

A me gli narra e ride, hor odi quello

Che pensato di fare, anzi già fatto,

Per tuo servigio. Io credo ben che sappi

Che la medesma legge, che comanda

A la donna il servar fede al suo sposo,

Ha comandato ancor, che ritrovando

Ella il suo sposo in atto di perfidia,

Possa, mal grado de' parenti suoi,

Negar d'essergli sposa, e d'altro amante

Honestamente provvedersi. Am. questo

So molto bene, & anco alcuno esempio

Veduto n': Leucippe à Ligurino,

Egle à Licota, ed à Turingo Armilla,

Trovati senza , la data fede

Ricoveraron tutte. Cor. hor tu m'ascolta.

Lisetta mia, così da me avvertita,

Ha col fanciullo amante e poco cauto

D'esser in quello speco hoggi con lei

Ordine dato, ond'egli è 'l più contento

Garzon che viva, e sol n'attende l'ora.

Quivi che tu 'l colga, i' sarò teco

Per testimon del tutto, che senz'esso

Vana sarebbe l'opra, e così sciolta

Sarai senza periglio, e con tuo honore

E con honor del padre tuo, da questo

noioso legame. Am. oh quanto bene

Hai pensato, Corisca Hor che ci resta?

Cor.

Quel c'hora intenderai. Tu bene osserva

Le mie parole. A mezzo de lo speco,

Ch'è di forma assai lunga e poco larga,

Su la man dritta, è nel cavato sasso

Una, non so ben dir se fatta sia

O per natura ò per industria humana,

Picciola cavernetta, d'ogni intorno

Tutta vestita d'edera tenace,

A cui lume un picciolo pertugio

Che d'alto s'apre, assai grato ricetto

Ed à furti d'amor comodo molto.

Hor tu, gli amanti prevenendo, quivi

Fa che t'asconda, e 'l venir loro attendi.

Invierò la mia Lisetta intanto;

Poi, le vestigia di lontan seguendo

Di Silvio, come pria sceso ne l'antro

Vedrollo, entrando anch'io subitamente,

Il prenderò perche non fugga, e 'nsieme

Farò, che così seco divisato

Con Lisetta grandissimi rumori,

À quali tosto accorrerai tu ancora

E, secondo 'l costume, esequirai

Contra Silvio la legge; e poi n'andremo

Ambedue con Lisetta al Sacerdote,

E così il marital nodo sciorrai.

Am.

Dinanzi al padre suo? Cor. Che 'mporta questo?

Pensi tu che Montano il suo privato

Comodo debbia al publico anteporre?

Ed al sacro il profano? Am. Or dunque, gli occhi

Chiudendo, fedelissima mia scorta,

A te regger mi lascio.

Cor.

Ma non tardar; entra, ben mio. Am. prima

Girmene al tempio à venerar gli Dei,

Che fortunato fin non può sortire,

Se non la scorge il ciel, mortale impresa.

Cor.

Ogni loco, Amarilli, è degno tempio

Di ben devoto core.

Perderai troppo tempo.

Am.

Non si può perder tempo

Nel far preghi à coloro

Che comandano al tempo.

Cor.

Vanne dunque, e vien' tosto.

Hor, s'io non erro, à buon camin son vòlta.

Mi turba sol questa tardanza. Pure

Potrebbe anco giovarmi, hor mi bisogna

Tesser novello inganno, à Coridone

Amante mio creder farò che seco

Trovar mi voglia; e nel medesim'antro

Dopo Amarilli il manderò, dove

Farò venir per più segreta strada

Di Diana i ministri à prender lei,

La qual, come colpevole, à morire

Sarà senz'alcun dubbio condennata.

Spenta la mia rivale, alcun contrasto

Non avrò più per ispugnar Mirtillo,

Che per lei m'è crudele. Eccolo à punto.

Oh come à tempo I' vo' tentarlo alquanto,

Mentre Amarilli mi tempo. Amore,

Vien' ne la lingua mia tutto e nel volto.

 


 

 




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