Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText
Battista Guarini
Il pastor fido

IntraText CT - Lettura del testo

Precedente - Successivo

Clicca qui per nascondere i link alle concordanze

SCENA VI

 

Mirtillo, Corisca.

 

[Mir.]

Vdite, lagrimosi

Spirti d'Averno, udite

Nova sorte di pena e di tormento;

Mirate crudo affetto

In sembiante pietoso:

La mia donna, crudel più de l'inferno,

Perch'una sola morte

Non può far sazia la sua ingorda voglia

E la mia vita è quasi

Una perpetua morte,

Mi comanda ch'i' viva,

Perche la vita mia

Di mille morti il ricetto sia.

Cor.

M'infingerò di non l'haver veduto.

Sento una voce querula e dolente

Sonar d'intorno, e non so dir di cui.

Oh tu, il mio Mirtillo?

Mir.

Così foss'io nud'ombra e poca polve

Cor.

E ben, come ti senti

Da poi che lungamente ragionasti

Con l'amata tua Donna?

Mir.

Come assetato infermo

Che bramò lungamente

Il vietato licor, se mai vi giunge,

Meschin beve la morte,

E spegne anzi la vita che la sete:

Tal'io, gran tempo infermo

E d'amorosa sete arso e consunto,

In duo bramati fonti,

Che stillan ghiaccio da l'alpestre vena

D'un indurato core,

bevuto il veleno;

E spento il viver mio

Più tosto che 'l desio.

Cor.

Tanto è possente Amore

Quanto dai nostri cor forza riceve,

Caro Mirtillo; e, come l'Orsa suole

Con la lingua dar forma

A l'informe suo parto,

Che per fora inutilmente nato,

Così l'amante al semplice desire,

Che nel suo nascimento

Era infermo ed informe,

Dando forma e vigore,

Ne fa nascere amore.

Il qual prima, nascendo,

È delicato e tenero bambino,

E, mentre è tale in noi, sempre è soave;

Ma, se troppo s'avanza

Divien'aspro e crudele:

Ch'alfin, Mirtillo, un'invecchiato affetto

Si pena e difetto.

Che s'in un sol pensiero

L'anima, immaginando, si condensa

E troppo in lui s'affisa,

L'amor, ch'esser dovrebbe

Pura gioia, e dolcezza,

Si malinconia

E, quel ch'è peggio, alfin morte ò pazzia.

Però saggio è quel core,

Che spesso cangia amore.

Mir.

Prima che mai cangiar voglia, ò pensiero,

Cangerò vita in morte,

Però che la bellissima Amarilli,

Così com'è crudel, com'è spietata,

Sola è la vita mia,

può già sostener corporea salma

Più d'un cor, più d'un'alma.

Cor.

Ò misero pastore,

Come sai mal usare

Per lo suo dritto amore

Amar chi m'odia e seguir chi mi fugge?

I' mi morrei ben prima.

Mir.

Come l'oro nel foco,

Così la fede nel dolor s'affina,

Corisca mia, può senza fierezza

Dimostrar sua possanza

Amorosa invincibile costanza.

Questo solo mi resta,

Fra tanti affanni miei, dolce conforto.

Arda pur sempre ò mora

O languisca il cor mio,

A lui fien lievi pene

Per sì bella cagion pianti, e sospiri,

Strazio, pene, tormenti, esiglio e morte,

Pur che prima la vita,

Che questa , si scioglia:

Ch'assai peggio di morte è il cangiar voglia.

Cor.

Oh bella impresa, òvaloroso amante,

Come ostinata fera,

Come insensato scoglio,

Rigido e pertinace.

Non è la maggior peste

'l più fero e mortifero veleno

A un'anima amorosa, de la fede.

Infelice quel core

Che si lascia ingannar da questa vana

Fantasima d'errore, e de' più cari

Amorosi diletti

Turbatrice importuna.

Dimmi, povero amante:

Con cotesta tua folle

Virtù de la costanza,

Che cosa ami in colei che ti disprezza?

Ami tu la bellezza,

Che non è tua? la gioia che non hai?

La pietà che sospiri?

La mercè che non speri?

Altro non ami alfin, se dritto miri,

Che 'l tuo mal, che 'l tuo duol, che la tua morte.

E forsennato,

Ch'amar vuoi sempre, e non esser amato?

Deh risorgi, Mirtillo:

Riconosci te stesso.

Forse ti mancheran gli amori? forse

Non troverai chi ti gradisca e pregi?

Mir.

M'è più dolce il penar per Amarilli,

Che il gioir di mill'altre;

E se gioir di lei

Mi vieta il mio destino, hoggi si moia

Per me pure ogni gioia.

Viver io fortunato

Per altra donna mai, per altro amore?

, volendo, il potrei

, potendo, il vorrei.

E, s'esser può che 'n alcun tempo mai

Ciò voglia il mio volere

O possa il mio potere,

Prego il cielo ed Amor che tolto pria

Ogni voler, ogni poter mi sia.

Cor.

Oh core ammaliato

Per una cruda, dunque,

Tanto sprezzi te stesso?

Mir.

Chi non spera pietà, non teme affanno,

Corisca mia. Cor. Non t'ingannar, Mirtillo,

Che forse da dovero

Non credi ancor ch'ella non t'ami e ch'ella

Da dovero ti sprezzi.

Se tu sapessi quello

Che sovente di te meco ragiona

Mir.

Tutti questi pur sono

Amorosi trofei da la mia fede.

Trionferò con questa

Del cielo e de la terra,

De la sua cruda voglia,

De le mie pene e de la dura sorte,

Di fortuna, del mondo e de la morte.

Cor.

Che farebbe costui quando sapesse

D'esser da lei sì grandemente amato?

O qual compassione

T' io, Mirtillo, di cotesta tua

Misera frenesia

Dimmi: amasti tu mai

Altra donna che questa?

Mir.

Primo amor del cor mio

la bella Amarilli,

E la bella Amarilli

Sarà l'ultimo ancora.

Cor.

Dunque, per quel ch'i' veggia,

Non provasti tu mai

Se non crudele Amor, se non sdegnoso.

Deh, s'una volta sola

Il provassi soave

E cortese e gentile

Provalo un poco, provalo; e vedrai

Com'è dolce il gioire

Per gratissima donna che t'adori

Quanto fai tu la tua

Crudele ed amarissima Amarilli;

Com'è soave cosa

Tanto goder quanto ami,

Tanto haver quanto brami;

Sentir che la tua donna

Ai tuoi caldi sospiri,

Caldamente sospiri,

E dica poi, ben mio,

Quanto son, quanto miri,

Tutto è tuo, s'io son bella,

A te solo son bella, à te s'adorna

Questo viso, quest'oro & questo seno;

In questo petto mio

Alberghi tu, caro mio cor, non io.

Ma questo è un picciol rivo

Rispetto à l'ampio mar de le dolcezze

Che fa gustar'Amore;

Ma non le sa ben dir chi non le prova.

Mir.

Oh mille volte fortunato e mille

Chi nasce in tale stella

Cor.

Ascoltami, Mirtillo

(quasi m'uscì di bocca: anima mia)

Una ninfa gentile,

Fra quante ò spieghi al vento ò 'n treccia annodi

Chioma d'oro leggiadra,

Degna de l'amor tuo

Come tu del suo,

Honor di queste selve,

Amor di tutti i cori;

Dai più degni pastori

In van sollecitata, in van seguìta,

Te solo adora ed ama

Più de la vita sua, più del suo core.

Se saggio , Mirtillo,

Tu non la sprezzerai.

Come l'ombra del corpo,

Così questa fia sempre

De l'orme tue seguace;

Al tuo detto, al tuo cenno

Ubbidiente ancella, à tutte l'ore

De la notte e del teco l'havrai.

Deh non lasciar, Mirtillo,

Questa rara ventura.

Non è piacere al mondo

Più soave di quel, che non ti costa

sospiri, pianto

periglio tempo.

Un comodo diletto,

Una dolcezza à le tue voglie pronta,

A l'appetito tuo sempre, al tuo gusto

Apparecchiata, oime non è tesoro

Che la possa pagar. Mirtillo, lascia,

Lascia di piè fugace

La disperata traccia,

E chi ti cerca, abbraccia.

di speranze vane

Ti pascerò, Mirtillo:

A te stà comandare.

Non è molto lontan chi ti desia.

Se vuoi ora, ora sia.

Mir.

Non è il mio cor soggetto

D'amoroso diletto.

Cor.

Proval sola una volta,

E poi torna al tuo solito tormento,

Perche sappi almen dire

Com'è fatto gioire.

Mir.

Corrotto gusto ogni dolcezza abhorre.

Cor.

Fallo almen per dar vita

A chi del sol de' tuo' begli occhi vive.

Crudel; tu sai pur anco

Che cosa è povertate

E l'andar mendicando, ah se tu brami

Per te stesso pietate,

Non la negare altrui.

Mir.

Che pietà posso dare,

Non la potendo havere?

Insomma io son fermato

Di serbar fin ch'io viva

Fede à colei ch'adoro, ò cruda ò pia

Ch'ella sia stata e sia.

Cor.

Oh veramente cieco ed infelice,

Oh stupido Mirtillo

A chi serbi tu fede?

Non volea già contaminarti e pena

Giugner à la tua pena;

Ma troppo tradito,

Ed io, che t'amo, sofferir no'l posso.

Credi tu ch'Amarilli

Ti sia cruda per zelo

O di religione ò d'honestate?

Folle ben se 'l credi.

Occupata è la stanza,

Misero ed à te tocca

Pianger quand'altri ride.

Tu non parli? muto?

Mir.

Stà la mia vita in forse

Tra 'l viver e 'l morire,

Mentre stà in dubbio il core

Se ciò creda ò non creda;

Però son io così stupido e muto.

Cor.

Dunque tu non me'l credi?

Mir.

S'io tel credessi; certo

Mi vedresti morire; e, s'egli è vero,

I' vo' morire hor'hora.

Cor.

Vivi, meschino, vivi,

Sèrbati à la vendetta.

Mir.

Ma non tel credo e che non è vero.

Cor.

Ancor non credi, e pur cercando vai

Ch'io dica quel che d'ascoltar ti duole.

Vedi tu quell'antro?

Quello è fido custode

De la , de l'honor de la tua donna.

Quivi di te si ride,

Quivi con le tue pene

Si condiscon le gioie

Del fortunato tuo lieto rivale.

Quivi, per dirti in somma,

Molto sovente suole

La tua fida Amarilli

A rozzo pastorel recarsi in braccio.

Hor , piagni e sospira; hor serva fede:

Tu n'hai cotal mercede.

Mir.

Oime Corisca, dunque

Il ver mi narri e pur convien ch'i'l creda?

Cor.

Quanto più vai cercando,

Tanto peggio udirai

E peggio troverai.

Mir.

E l'hai veduto tu, Corisca? ahi lasso.

Cor.

Non pur l' vedut'io,

Ma tu ancor il potrai

Per te stesso vedere, ed hoggi à punto,

Ch'hoggi l'ordine è dato, e questa è l'ora.

Talche, se tu t'ascondi

Tra qualch'una di queste

Fratte vicine, la vedrai tu stesso

Scender ne l'antro ed indi à poco il vago.

Mir.

tosto da morir? Cor. Vedila appunto,

Che per la via del tempio

Vien pian piano scendendo.

La vedi tu, Mirtillo?

E non ti par che mova

Furtivo il piè, com'ha furtivo il core?

Hor qui l'attendi, e ne vedrai l'effetto.

Ci rivedrem da poi.

Mir.

Già ch'io son sì vicino

A chiarirmi del vero,

Sospenderò con la credenza mia

E la vita e la morte.

 


 

 




Precedente - Successivo

Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (V89) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2007. Content in this page is licensed under a Creative Commons License