Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText
Battista Guarini
Il pastor fido

IntraText CT - Lettura del testo

Precedente - Successivo

Clicca qui per nascondere i link alle concordanze

SCENA VIII

 

Mirtillo.

 

Ah pur troppo son desto e troppo miro

Così nato senz'occhi

Foss'io più tosto, ò più tosto non nato

A che, fiero destìn, serbarmi in vita

Per condurmi à vedere

Spettacolocrudo e sì dolente?

O più d'ogni infernale

Anima tormentata,

Tormentato Mirtillo,

Non stare in dubbio, , la tua credenza

Non sospender già più; tu l'hai veduta

Con gli occhi proprio, e con gli orecchi udita.

La tua Donna è d'altrui,

Non per legge del mondo,

Che la toglie ad ogni altro;

Ma per legge d'Amore,

Che la toglie à te solo.

O crudele Amarilli,

Dunque non ti bastava

Di dar'à questo misero la morte,

S'anco non lo schernivi?

Con quella insidiosa ed incostante

Bocca, che le dolcezze di Mirtillo

Gradì pur una volta?

Hor l'odiato nome,

Che forse ti sovvenne

Per tuo rimordimento,

Non hai voluto à parte

De le dolcezze tue, de le tue gioie,

E 'l vomitasti fuore,

Ninfa crudel, per non l'haver nel core.

Ma che tardi, Mirtillo?

Colei che ti vita,

A te l'ha tolta e l'ha donata altrui;

E tu vivi, meschino? e tu non mori?

Mori, Mirtillo, mori

Al tormento, al dolore,

Com'al tuo ben, com'al gioir morto.

Mori, morto Mirtillo:

Hai finita la vita,

Finisci anco il tormento.

Esci, misero amante,

Di questa dura & angosciosa morte,

Che per maggior tuo mal ti tiene in vita.

Ma che? debb'io morir senza vendetta?

Farò prima morir chi mi morte.

Tanto in me si sospenda

Il desio di morire,

Che giustamente habbia la vita tolta

A chi m'ha tolto ingiustamente il core.

Ceda il dolore, à la vendetta, ceda

La pietate à lo sdegno

E la morte à la vita,

Fin ch'habbia con la vita

Vendicata la morte.

Non beva questo ferro

Del suo signor l'invendicato sangue,

E questa man non sia

Ministra di pietate

Che non sia prima d'ira.

Ben ti farò sentire,

Chiunque che del mio ben gioisci,

Nel precipizio mio la tua ruina.

M'appiatterò qui dentro

Nel medesmo cespuglio, e, come prima

A la caverna avvicinar vedrollo,

Improvviso assalendolo, nel fianco

Il ferirò con questo acuto dardo.

Ma non sarà viltà ferir altrui

Nascosamente? sì sfidalo adunque

A singolar contesa, ove virtute

Del tuo giusto dolor possa far fede.

No, che potrebbon di leggieri in questo

Loco, à tutti sì noto e sì frequente,

Accorrere i pastori ed impedirci,

E ricercar'ancor, che peggio fora,

La cagion che mi move: e s'io la nego,

Malvagio, e s'io la fingo, senza fede

Ne sarò riputato, e s'io la scopro,

D'eterna infamia rimarrà macchiato

De la mia donna il nome, in cui ben ch'io

Non ami quel che veggio, almen quell'amo

Che sempre volli e vorrò fin ch'i' viva

E che sperai e che veder devrei.

Moia dunque l'adultero malvagio,

Ch'a lei l'honore, à me la vita invola

Ma, se l'uccido qui, non sarà il sangue

Chiaro indizio del fatto? E che tem'io

La pena del morir, se morir bramo?

A l'homicidio, alfin fatto palese,

Scoprirà la cagione; onde cadrai

Nel medesmo periglio de l'infamia

Che può venirne à questa ingrata; hor entra

Ne la spelonca e quì l'assali, è buono,

Questo mi piace entrerò cheto cheto,

Sì ch'ella non mi senta, e credo bene

Che ne la più segreta e chiusa parte,

Come accennò di far ne detti suoi,

Si sarà ricovrata, ond'io non voglio

Penetrar molto à dentro. Una fessura

Fatta nel sasso e di frondosi rami

Tutta coperta, à man sinistra à punto

Si trova à piè de l'alta scesa: quivi

Più che si può tacitamente entrando,

Il tempo attenderò di dar effetto

A quel che bramo, il mio nemico morto

A la nemica mia porterò innanzi:

Così d'ambidue lor farò vendetta;

Indi trapasserò col ferro stesso

A me medesmo il petto, e tre saranno

Gli estinti, duo dal ferro, una dal duolo.

Vedrà questa crudele

De l'amante gradito

Non men che del tradito

Tragedia miserabile e funesta;

E sarà questo speco,

Ch'esser dovea de le sue gioie albergo,

Così de l'un come de l'altro amante,

E, quel che più desio,

De le vergogne sue tomba, e sepolcro.

Ma voi, orme già tanto in van seguìte,

Così fido sentiero

Voi mi segnate? à così caro albergo

Voi mi scorgete? e pur v'inchino e seguo.

O Corisca, Corisca,

Or sì m'hai detto il vero, hor sì ti credo.

 


 

 




Precedente - Successivo

Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (V89) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2007. Content in this page is licensed under a Creative Commons License