Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText |
Battista Guarini Il pastor fido IntraText CT - Lettura del testo |
O Dea, che non sè Dea se non di gente
E con religion stolta e profana
Ma che tempii diss'io? più tosto asili
Per honestar la loro
De la tua deitate.
Ne le vergogne altrui si veggan meno,
Rallenti lor d'ogni lascivia il freno,
Macchinatrice sol d'opre furtive,
Corruttela de l'alme,
Calamità de gli huomini e del mondo,
Che con aura di speme allettatrice
Prima lusinghi e poi
Che madre di tempeste, e di furore
Ecco in quanta miseria
Tu hai precipitati
D'esser onnipotente,
Và tu, perfida Dea; salva, se puoi,
Che tu, con tue dolcezze
Avvelenate hai pur condotta à morte.
Oh per me fortunato
Quel dì che ti sacrai l'animo casto,
Santa mia deità, mio vero nume,
Quanto son più lodevoli e sicuri
De cari amici tuoi l'opre e gli studi,
Che non son quei de gli infelici servi
Uccidono i Cinghiali i tuoi devoti;
Ma i devoti di lei miseramente
O arco, mia possanza e mio diletto;
Con le sue armi effeminate, venga
Al paragon di voi,
Ma che? troppo t'honoro,
La ferza à gastigarti
Eco, ò più tosto Amor, che così d'Eco
A punto i' ti volea; ma dimmi: certo
Sè tu poi desso? Esso.
Il figlio di colei che per Adone
Già si miseramente ardea? Dea.
Come ti piace, su di quella dea
Concubina di Marte, che le stelle
Oh, quanto è lieve il cinguettare al vento
Vien' fuori, vien'; nè star ascoso. Oso.
Ed io t'hò per vigliacco. Ma di lei
O buon nè figlio di Vulcan per questo
E Dio di che? del core immondo? Mondo.
E quali son le pene
Ch'à tuoi rubelli e contumaci dai
E di me, che ti sprezzo, che farai,
Se 'l cor più duro hò di diamante? Amante.
Quando sarà che 'n questo cor pudico
Dunque sì tosto s'innamora? Ora.
E qual sarà colei
Che far potrà ch'hoggi l'adori? Dori.
Vuoi dir in tua mozza favella? Ella.
Dorinda, ch'odio più che lupo agnella?
Chi farà forza in questo
Al voler mio? Io.
E come? e con qual'armi? e con qual arco?
Forse col tuo? Col tuo.
Come col mio? vuoi dir quando l'havrai
Con la lascivia tua corrotto? Rotto.
Mi faran guerra? e romperailo tu? Tu.
Oh, questo sì mi fa veder affatto
Dove fien queste maraviglie? qui? Quì.
Vedi come sè stato hoggi indovino
Colà, posando in quel cespuglio starsi
Ch'a lupo s'assomiglia.
Ben mi par desso, ed è per certo il lupo.
Oh, come è smisurato, ò per me giorno
Destinato à le prede, ò dea cortese,
Che favori son questi? in un dì solo
Ecco, nel nome tuo questa saetta
Scelgo per la più rapida e pungente
Di quante n'habbia la faretra mia.
A te la raccomando:
Levala tu, saettatrice eterna,
Di man de la fortuna e ne la fera
Col tuo nume infallibile la drizza,
A cui fò voto di sacrar la spoglia,
Oh bellissimo colpo,
Dove l'occhio e la man l'ha destinato
Prima che mi s'involi e si rinselvi
Ma, non avendo altr'arme,
Il ferirò con quelle de la terra.
Ben rari sono in questa chiostra i sassi,
Se quest'altro quadrello
Il va à ferir nel vivo; oime che veggio?
Hai ferito un pastor sotto la scorza
D'un lupo, ò fiero caso oh caso acerbo,
Da viver sempre misero, e dolente
E mi par di conoscerlo, il meschino;
E Linco è seco, che 'l sostene e regge.
Oh funesta saetta oh voto infausto
E tu che la scorgesti,
E tu che l'esaudisti,
Nume di lei più infausto e più funesto
Io dunque reo de l'altrui sangue? io dunque
Cagion de l'altrui morte? io, che fui dianzi
Per la salute altrui
Sì largo sprezzator de la mia vita,
Sprezzator del mio sangue?
Và, getta l'armi e senza gloria vivi,
Profano cacciator, profano arciero
Ma ecco lo infelice,
Di te però men infelice assai.