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Battista Guarini Il pastor fido IntraText CT - Lettura del testo |
CHe piangerò di te prima, mia figlia, Che di padre mortal sè tu ben nata, E'n vece de la tua Piangerò la mia vita hoggi serbata E mali intesi oracoli, e col tuo Disprezzator superbo, à cotal fine L'hai tu condotta, ahi, quanto meno incerti Degli oracoli tuoi A giovinetto core, |
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Mes. |
Se non è morto ò se per l'aria i venti Non l'han portato, i' devrei pur trovarlo. Quando meno il pensai. O da me tardi e per te troppo à tempo, |
Mes. |
Questo non già, ma poco meno. E come |
Benedetto sij tu, che m'hai da morte Tornato in vita hr come non è salva, S'a lei sta il non morire? |
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Mes. |
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Viver non vuole? E qual follia l'induce A sprezzar sì la vita? Mes. L'altrui morte, E, se tu non la smovi, |
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Mes. |
Non sai tu, che toccar la sacra soglia, Se non à piè sacerdotal non lice |
E s'ella desse intanto Al fiero suo proponimento effetto? |
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Mes. |
Non può, ch'è custodita. |
In questo mezzo dunque |
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Mes. |
Gionta dinanzi al Sacerdote (ahi, vista Piena d'horror) la tua dolente figlia, Che trasse, non dirò dai circostanti, Ma, per mia fè, da le colonne ancora Del tempio stesso e da le dure pietre, Che senso haver parean, lagrime amare; Accusata, convinta, e condennata. |
Mes. |
Perche de la difesa eran gli indizi Troppo maggiori, e certa Sua ninfa, ch'ella in testimon recava De l'innocenza sua, Nè quivi era presente, nè fù mai E gli accidenti mostruosi, e pieni Di spavento e d'orror, che son nel tempio, Tanto più gravi à noi quanto più nuovi, E più mai non sentiti Dal dì che minacciar l'ira celeste, Vendicatrice dei traditi amori Sola cagion d'ogni miseria nostra. Suda sangue la Dea, trema la terra, D'insoliti ululati e di funesti Gemiti, e fiato sì putente spira, Più grave non cred'io l'esali Averno. Per condur la tua figlia à cruda morte, Il sacerdote s'inviava, quando, Vedendola Mirtillo (ò che stupendo Di dar con la sua morte à lei la vita, Sciogliete quelle mani, ah, lacci indegni |
Mes. |
Sì da la tema del morire oppressa, A le parole di Mirtillo invitta, Con intrepido cor così rispose: O miracolo ingiusto Su, ministri, Ah, che tanta pietà non volev'io, Che cotesta pietà sì dispietata Troppo di me la miglior parte offende. A me tocca il morire, anzi à me pure Rispondeva Amarilli, che per legge Son condennata, e quivi Si contendea tra lor, come s'à punto Fosse vita il morire, il viver morte. Oh anime bennate, ò copia degna Di sempiterni honori O vivi, e morti gloriosi amanti Se tante lingue havessi e tante voci Quant'occhi il cielo e quante arene il mare, Perderien tutte il suono e la favella Nel dir à pien le vostre lodi immense. Che l'opre de mortali al tempo involi, Accogli tu la bella istoria e scrivi |
Mes. |
Vinse Mirtillo, ò, che mirabil guerra, E inusitata, dove Visse il perdente, e'l vincitor morio Disse à la figlia tua, quetati, Ninfa, Che campar per altrui Non può chi per altrui s'offerse à morte. Così la legge nostra à noi prescrive. Poi comandò che la donzella fosse Sì ben guardata, che 'l dolore estremo A disperato fin non la traesse. |
Insomma egli è pur vero: Le rive e i poggi e senza i verdi onori Vedrai le selve à la stagion novella, Prima che senza amor vaga donzella. |
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Mes. |
Qui meglio assai ch'altrove, Che questo à punto è 'l loco, ov'esser deve Il buon pastore in sacrificio offerto. |
Mes. |
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Mes. |
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Mes. |
Dal ministro maggior, così dic'egli Da l'antico Tirenio haver inteso Che 'l fido Aminta, e l'infedel Lucrina Ma tempo è di partire, ecco che scende Sarà forse ben fatto Che per quest'altra via |