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Battista Guarini
Il pastor fido

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SCENA V

 

Amarilli, Corisca.

 

[Am.]

Care selve beate,

E voi solinghi e taciturni horrori,

Di riposo e di pace alberghi veri;

O, quanto volentieri

A rivedervi i' torno; e se le stelle

M'havesser dato in sorte

Di viver à me stessa e di far vita

Conforme à le mie voglie,

Io già co' campi Elisi,

Fortunato giardin de' semidèi,

La vostr'ombra gentil non cangerei.

Che, se ben dritto miro,

Questi beni mortali

Altro non son che mali:

Men'ha chi più n'abonda,

E posseduto è più, che non possede:

Ricchezze no, ma lacci

De l'altrui libertate.

Che val ne' più verdi anni

Titolo di bellezza

O fama d'honestate,

E 'n mortal sangue nobiltà celeste;

Tante grazie del cielo e de la terra:

Quì larghi e lieti campi,

E là felici piagge,

Fecondi paschi e più fecondo armento,

Se 'n tanti beni il cor non è contento?

Felice pastorella,

Cui cinge à pena il fianco

Povera sì, ma schietta

E candida gonnella:

Ricca sol di se stessa,

E de le grazie di natura adorna;

Che 'n dolce povertate

Nè povertà conosce nè i disagi

De le ricchezze sente;

Ma tutto quel possede,

Per cui desio d'haver non la tormenta,

Nuda sì, ma contenta

Co' doni di natura

I doni di natura anco nudrìca;

Col latte il latte avviva;

E col dolce de l'api

Condisce il mel de le natie dolcezze.

Quel fonte ond'ella beve,

Quel solo anco la bagna e la consiglia;

Paga lei, pago 'l mondo.

Per lei di nembi il ciel s'oscura indarno

E di grandine s'arma,

Che la sua povertà nulla paventa:

Nuda sì, ma contenta.

Sola una dolce e d'ogn'affanno sgombra

Cura le stà nel core:

Pasce le verdi herbette

La greggia à lei commessa, ed ella pasce

De' suo' begli occhi il pastorello amante,

Non qual le destinâro

O gli huomini ò le stelle,

Ma qual le diede Amore.

E trà l'ombrose piante

D'un favorito lor Mirteto adorno,

Vagheggiata, il vagheggia, nè per lui

Sente foco d'amor, che non gli scopra,

Ned ella scopre ardor, ch'egli non senta:

Nuda sì, ma contenta.

Oh vera vita, che non sà che sia

Morire innanzi morte

Potess'io pur cangiar teco mia sorte

Ma vedi là Corisca. Il ciel ti guardi,

Dolcissima Corisca. Cor. Chi mi chiama?

Oh, più degli occhi miei, più de la vita

A me cara Amarilli, e dove vai

Così soletta? Am. In nessun altro loco,

Se non dove mi trovi e dove meglio

Capitar non potea, poi che te trovo.

Cor.

Tu trovi chi da te non parte mai,

Amarilli mia dolce, e di te stava

Pur or pensando e fra mio cor dicea:

S'io son l'anima sua, come può ella

Star senza me sì lungamente? E, 'n questo,

Tu mi sè sopraggiunta, anima mia.

Ma tu non ami più la tua Corisca.

Am.

E perche ciò? Cor. Come perche? tu 'l chiedi?

Hoggi tu sposa... Am. Io sposa? Cor. Sì, tu sposa

Ed à me nol palesi? Am. E come posso

Palesar quel che non m'è noto? Cor. Ancora

Tu t'infingi e mel neghi? Am. Ancor mi beffi?

Cor.

Anzi tu beffi me. Am. Dunque m'affermi

Ciò tu per vero? Cor. Anzi tèl giuro; e certo

Non ne sai nulla tu? Am. Sò che promessa

Già fui; ma non so già che sì vicine

Sien le mie nozze. E tu da chi 'l sapesti?

Cor.

Da mio fratello Ormino. Esso l'ha inteso,

Dice da molti; & non si parla d'altro.

Par che tu te ne turbi. È forse questa

Novella da turbarsi? Am. Gli è un gran passo,

Corisca; e già la madre mia mi disse

Che quel dì si rinasce. Cor. A miglior vita

Si rinasce per certo; e tu per questo

Viver lieta dovresti, à che sospiri?

Lascia pur sospirar à quel meschino.

Am.

Qual meschino? Cor. Mirtillo, che trovossi

Presente à ciò che 'l mio fratel mi disse,

E poco men che di dolor nol vidi

Morire. E certo e' si moriva, s'io

Non l'havessi soccorso, promettendo

Di sturbar queste nozze; e, ben che tutti

Dicessi sol per suo conforto, io pure

Sarei donna per farlo. Am. E ti darebbe

L'animo di sturbarle? Cor. e di che sorte

Am.

E come ciò faresti? Cor. Agevolmente,

Pur che tu ti disponga e ci consenta.

Am.

Se ciò sperassi e la tua fè mi dessi

Di non l'appalesar, ti scovrirei

Un pensier che nel cor gran tempo ascondo.

Cor.

Io palesarti mai? aprasi prima

La terra e per miracolo m'inghiotta.

Am.

Sappi, Corisca mia, che, quand'i' penso

Ch'i' debbo ad un fanciullo esser soggetta,

Che m'ha in odio, e mi fugge, e ch'altra cura

Non ha che i boschi, e ch'una fera e un cane

Stima più che l'amor di mille Ninfe,

Mal contenta ne vivo e poco meno

Che disperata; ma non oso à dirlo,

Sì perche l'honestà non me'l comporta,

Sì perche al padre mio n'hò di già data

E, quel ch'è peggio, à la gran Dea, la fede.

Che se per opra tua, ma però sempre

Salva la fede mia, salva la vita

E la religion e l'honestate,

Troncar di questo à me sì grave nodo

Si potesser le fila; hoggi saresti

Tu ben la mia salute e la mia vita.

Cor.

Se per questo sospiri, hai gran ragione.

Amarilli: deh quante volte il dissi:

Una cosa sì bella à chi la sprezza?

Sì ricca gioia à chi non la conosce?.

Ma tu sè troppo savia, à dirti il vero,

Anzi pur troppo sciocca. E che non parli?

Che non ti lasci intendere? Am. hò vergogna.

Cor.

Hai un gran mal, sorella, i' vorrei prima

Haver la febbre, il fistolo, la rabbia.

Ma, credi à me, la perderai tu ancora,

Amarilli, sì ben basta una sola

Volta che tu la superi e rinieghi.

Am.

Vergogna, che 'n altrui stampò natura,

Non si può rinegar, che, se tu tenti

Di cacciarla dal cor, fugge nel volto.

Cor.

O Amarilli mia, chi, troppo savia,

Tace il suo male, alfin da pazza il grida.

Se questo tuo pensiero havessi prima

Scoperto à me, saresti fuor d'impaccio.

Oggi vedrai quel che sa far Corisca.

Ne le più sagge man, ne le più fide

Tu non potevi capitar. Ma, quando

Sarai per opra mia già liberata

D'un cattivo marito, non vorrai tu

D'un buon amante provvederti? Am. A questo

Penseremo à bell'agio. Cor. Veramente

Non puoi mancare al tuo fedel Mirtillo.

E tu sai pur s'hoggi è pastor di lui,

Nè per valor, nè per sincera fede,

Nè per beltà, de l'amor tuo più degno.

E tu 'l lasci morire? ah troppo cruda,

Senza che dir ti possa, almeno, io moro?.

Ascoltalo una volta. Am. Oh quanto meglio

Farebbe à darsi pace, e la radice

Sveller di quel desio ch'è senza speme

Cor.

Dagli questo conforto anzi che moia.

Am.

Sarà piuttosto un raddoppiargli affanno.

Cor.

Lascia di questo tu la cura à lui.

Am.

E di me che sarebbe, se mai questo

Si risapesse? Cor. Oh animo da poco.

Am.

Da poco e' sia, pur ch'à bontà mi vaglia.

Cor.

Amarilli, se lecito ti fai

Di mancarmi tu in questo, anch'io ben posso

Giustamente mancarti, à Dio. Am. Corisca,

Non ti partir; ascolta. Cor. Una parola

Sola non udirei, se non prometti...

Am.

Ti prometto d'udirlo, ma con questo,

Ch'ad altro non m'astringa. Cor. Altro non chiede.

Am.

E tu gli faci à credere che nulla

Saputo i' n'habbia. Cor. Mostrerò che tutto

Habbia portato il caso. Am. E ch'indi possa

Partirmi à mio piacer, nè mi contrasti.

Cor.

Quando ti piacerà, pur che l'ascolti.

Am.

E brevemente si spedisca. Cor. E questo

Ancora si farà. Am. Nè mi s'accosti

Quanto è lungo il mio dardo. Cor. Oime, che pena

M'è hoggi il riformar cotesta tua

Semplicità Fuor che la lingua, ogn'altro

Membro gli legherò, sì che sicura

Star ne potrai: vuoi altro? Am. Altro non voglio.

Cor.

E quando il farai tu? Am. Quando à te piace,

Pur che tanto di tempo or mi conceda

Ch'i' torni à casa, ove di queste nozze

Mi vò meglio informar. Cor.Vanne, ma guarda

Di farlo accortamente. Hor odi quello

Ch'io vò pensando: c'hoggi su'l meriggio

Qui, sola, fra quest'ombre e senz'alcuna

De le tue ninfe tu ten venghi, dove

Mi troverò per questo effetto anch'io.

Meco saran Nerine, Aglauro, Elisa,

E Fillide, e Licori, tutte mie

Non meno accorte, e sagge, che fedeli,

E segrete compagne, ove, con loro

Facendo tu, come sovente suoli,

Il giuoco de la cieca, agevolmente

Mirtillo crederà che non per lui,

Ma per diporto tuo ci sij venuta.

Am.

Questo mi piace assai; ma non vorrei

Che quelle Ninfe fossero presenti

A le parole di Mirtillo, sai?

Cor.

T'indendo, e ben avvisi e fie mia cura

Che tu di questo alcun timor non haggia,

Vattene pur, e ti ricorda in tanto

D'amar la tua fidissima Corisca.

Am.

Se posto hò il cor ne le sue mani, à lei

Starà di farsi amar quanto le piace.

Cor.

Parti ch'ella stia salda? A questa rocca

Maggior forza bisogna. S'à l'assalto

De le parole mie può far difesa,

A quelle di Mirtillo certamente

Resister non potrà. Sò ben'anch'io

Quel che nel cor di tenera fanciulla

Possano i preghi di gradito amante.

Se ridur ci si lascia, à tal partito

La stringerò ben io con questo giuoco,

Che non l'havrà da giuoco. Ed io non solo

Da le parole sue, voglia ò non voglia,

Potrò spiar, ma penetrar ancora

Fin ne l'interne viscere il suo core.

Come questo habbia in mano e già padrona

Sia del segreto suo, farò di lei

Ciò che vorrò, senza fatica alcuna,

E condurrolla à quel che bramo, in guisa

Ch'ella stessa, non ch'altri, agevolmente

Creder potrà che l'habbia à ciò condotta

Il suo sfrenato amor, non l'arte mia.

 


 

 




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