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Battista Guarini Il pastor fido IntraText CT - Lettura del testo |
Corisca, Amarilli.
[Cor.] |
Non t'asconder già più, sorella mia. |
Am. |
Meschina me, son discoperta. Cor. Il tutto Hò troppo ben inteso. Hor non m'apposi? Non ti diss'io ch'amavi? Or ne son certa. E da me tu ti guardi? à me l'ascondi? A me che t'amo sì? Non t'arrossire, Non t'arrossir, che questo è mal comune. |
Am. |
Io son vinta, Corisca, e tèl confesso. |
Cor. |
Hor che negar no'l puoi, tu me'l confessi. |
Am. |
E ben m'avveggio, ahi, lassa Che troppo angusto vaso è debil core A traboccante amore. |
Cor. |
Ò cruda al tuo Mirtillo, E più cruda à te stessa |
Am. |
Non è fierezza quella Che nasce da pietate. |
Cor. |
Aconito, e Cicuta Nascer da salutifera radice Non si vide già mai. Che differenza fai Da crudeltà ch'offende, A pietà che non giova? Am. oime, Corisca |
Cor. |
Il sospirar, sorella, È debolezza, e vanità di core, E proprio è de le femmine da poche. |
Am. |
Non sarei più crudele, Se 'n lui nudrissi Amor senza speranza? Il fuggirlo è pur segno Ch'i' hò compassione Del suo male e del mio. |
Cor. |
Perche senza speranza? |
Am. |
Non sai tu che promessa à Silvio sono? Non sai tu che la legge Condanna à morte ogni donzella ch'aggia Violata la fede? |
Cor. |
Ò semplicetta ed altro non t'arresta? Qual è tra noi più antica, La legge di Diana ò pur d'Amore? Questa ne' nostri petti Nasce, Amarilli, e con l'età s'avanza; Nè s'apprende ò s'insegna, Ma negli humani cuori, Senza maestro, la natura stessa Di propria man l'imprime; E dov'ella comanda, Ubbidisce anco il ciel, non che la terra. |
Am. |
E pur, se questa legge Mi togliesse la vita, Quella d'Amor non mi darebbe aita. |
Cor. |
Tu sè troppo guardinga. Se cotali Fusser tutte le donne E cotali rispetti havesser tutte, Buon tempo, à Dio, soggette à questa pena Stimo le poche prattiche Amarilli; Per quelle, che son sagge, Non è fatta la legge. Se tutte le colpevoli uccidesse, Credimi, senza donne Resterebbe il paese; e se le sciocche V'inciampano, è ben dritto Che 'l rubar sia vietato A chi leggiadramente Non sa celare il furto, Ch'altro alfin l'honestate Non è che un'arte di parere honesta. Creda ognun à suo modo: io così credo. |
Am. |
Queste son vanità, Corisca mia. Gran senno è lasciar tosto Quel che non può tenersi: |
Cor. |
E chi tel vieta, sciocca? Troppo breve è la vita Da trapassarla con un solo amore; Troppo gli huomini avari, (o sia difetto ò pur fierezza loro) Ci son de le lor grazie. E sai? tanto siam care, Tanto gradite altrui, quanto siam fresche. Levaci la beltà, la giovinezza, Come alberghi di pecchie Restiamo, senza favi e senza mele, Negletti aridi tronchi. Lascia gracchiar agli huomini, Amarilli, Però ch'essi non sanno Nè sentono i disagi de le donne, E troppo differente Da la condizion de l'huomo è quella De la misera donna. Quanto più invecchia, l'huomo Diventa più perfetto, E, se perde bellezza, acquista senno. Ma in noi con la beltate E con la gioventù, da cui sì spesso Il viril senno e la possanza è vinta, Manca ogni nostro ben; nè si può dire Nè pensar la più sozza Cosa nè la più vil di donna vecchia. Hor, prima che tu giunga A questa nostra universal miseria, Conosci i pregi tuoi. Se t'è la vita destra, Non l'usar à sinistra. Che varrebbe al leone La sua ferocità, se non l'usasse? Che gioverebbe à l'huomo, L'ingegno suo, se non l'usasse à tempo? Così noi la bellezza, Ch'è virtù nostra, così propria come La forza del Leone E l'ingegno de l'huomo, Usiam mentre l'habbiamo. Godiam, sorella mia, Godiam, che 'l tempo vola e posson gl'anni Ben ristorar i danni De la passata lor fredda vecchiezza; Ma, s'in noi giovinezza Una volta si perde, Mai più non si rinverde. Ed à canuto e livido sembiante Può ben tornar Amor, ma non amante. |
Am. |
Tu, come credo, in questa guisa parli Per tentarmi, più tosto Che per dir quel che senti, ò quel che brami E però sij pur certa Che, se tu non mi mostri agevol modo, E sopra tutto honesto, Di fuggir queste nozze, Hò fatto irrevocabile pensiero Di più tosto morir che macchiar mai L'honestà mia, Corisca. |
Cor. |
Non hò veduto mai la più ostinata Femmina di costei. Poi che questo conchiudi, eccomi pronta. Dimmi un poco, Amarilli: Credi tu forse che 'l tuo Silvio sia Tanto di fede amico Quanto tu d'honestate? |
Am. |
Tu mi farai ben ridere: di fede Amico Silvio? e come, S'è nemico d'Amore? |
Cor. |
Silvio d'amor nemico? Ò semplicetta Tu nol conosci, e' sa far e tacere, Ti so dir io. Quest'anime sì schife, eh? Non ti fidar di loro. Non è furto d'amor tanto sicuro Nè di tanta finezza, Quanto quel che s'asconde Sotto il vel d'honestate. Ama dunque il tuo Silvio, Ma non già te, sorella. |
Am. |
E quale è questa Dea, Che certo esser non può donna mortale Che l'ha d'amore acceso? |
Cor. |
Nè Dea nè anco ninfa. Am. ò che mi narri |
Cor. |
Conosci tu la mia Lisetta? Am. quale Lisetta tua? la pecoraia? Cor. Quella. |
Am. |
Di' tu vero, Corisca? Cor. questa è dessa, Questa è l'anima sua. |
Am. |
Hor vedi se lo schifo S'è d'un leggiadro amor ben provveduto |
Cor. |
E sai come ne spasima e ne muore? Ogni giorno s'infinge D'ire à la caccia. |
Am. |
Ogni mattina à punto Sento su l'alba il maladetto corno. |
Cor. |
E su'l fitto meriggio, Mentre che gli altri sono Più fervidi ne l'opra, ed egli alhotta Da' compagni s'invola e vien soletto Per via non trita al mio giardino, ov'ella Tra le fessure d'una siepe ombrosa, Che 'l giardin chiude, i suoi sospiri ardenti, I suoi prieghi amorosi ascolta, e poi, A me gli narra e ride, hor odi quello Che pensato hò di fare, anzi hò già fatto, Per tuo servigio. Io credo ben che sappi Che la medesma legge, che comanda A la donna il servar fede al suo sposo, Ha comandato ancor, che ritrovando Ella il suo sposo in atto di perfidia, Possa, mal grado de' parenti suoi, Negar d'essergli sposa, e d'altro amante Honestamente provvedersi. Am. questo So molto bene, & anco alcuno esempio Veduto n'hò: Leucippe à Ligurino, Egle à Licota, ed à Turingo Armilla, Trovati senza fè, la data fede Ricoveraron tutte. Cor. hor tu m'ascolta. Lisetta mia, così da me avvertita, Ha col fanciullo amante e poco cauto D'esser in quello speco hoggi con lei Ordine dato, ond'egli è 'l più contento Garzon che viva, e sol n'attende l'ora. Quivi vò che tu 'l colga, i' sarò teco Per testimon del tutto, che senz'esso Vana sarebbe l'opra, e così sciolta Sarai senza periglio, e con tuo honore E con honor del padre tuo, da questo Sì noioso legame. Am. oh quanto bene Hai pensato, Corisca Hor che ci resta? |
Cor. |
Quel c'hora intenderai. Tu bene osserva Le mie parole. A mezzo de lo speco, Ch'è di forma assai lunga e poco larga, Su la man dritta, è nel cavato sasso Una, non so ben dir se fatta sia O per natura ò per industria humana, Picciola cavernetta, d'ogni intorno Tutta vestita d'edera tenace, A cui dà lume un picciolo pertugio Che d'alto s'apre, assai grato ricetto Ed à furti d'amor comodo molto. Hor tu, gli amanti prevenendo, quivi Fa che t'asconda, e 'l venir loro attendi. Invierò la mia Lisetta intanto; Poi, le vestigia di lontan seguendo Di Silvio, come pria sceso ne l'antro Vedrollo, entrando anch'io subitamente, Il prenderò perche non fugga, e 'nsieme Farò, che così seco hò divisato Con Lisetta grandissimi rumori, À quali tosto accorrerai tu ancora E, secondo 'l costume, esequirai Contra Silvio la legge; e poi n'andremo Ambedue con Lisetta al Sacerdote, E così il marital nodo sciorrai. |
Am. |
Dinanzi al padre suo? Cor. Che 'mporta questo? Pensi tu che Montano il suo privato Comodo debbia al publico anteporre? Ed al sacro il profano? Am. Or dunque, gli occhi Chiudendo, fedelissima mia scorta, A te regger mi lascio. |
Cor. |
Ma non tardar; entra, ben mio. Am. Vò prima Girmene al tempio à venerar gli Dei, Che fortunato fin non può sortire, Se non la scorge il ciel, mortale impresa. |
Cor. |
Ogni loco, Amarilli, è degno tempio Di ben devoto core. Perderai troppo tempo. |
Am. |
Non si può perder tempo Nel far preghi à coloro Che comandano al tempo. |
Cor. |
Vanne dunque, e vien' tosto. Hor, s'io non erro, à buon camin son vòlta. Mi turba sol questa tardanza. Pure Potrebbe anco giovarmi, hor mi bisogna Tesser novello inganno, à Coridone Amante mio creder farò che seco Trovar mi voglia; e nel medesim'antro Dopo Amarilli il manderò, là dove Farò venir per più segreta strada Di Diana i ministri à prender lei, La qual, come colpevole, à morire Sarà senz'alcun dubbio condennata. Spenta la mia rivale, alcun contrasto Non avrò più per ispugnar Mirtillo, Che per lei m'è crudele. Eccolo à punto. Oh come à tempo I' vo' tentarlo alquanto, Mentre Amarilli mi dà tempo. Amore, Vien' ne la lingua mia tutto e nel volto. |