Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText |
Battista Guarini Il pastor fido IntraText CT - Lettura del testo |
Mirtillo, Corisca.
[Mir.] |
Vdite, lagrimosi Spirti d'Averno, udite Nova sorte di pena e di tormento; Mirate crudo affetto In sembiante pietoso: La mia donna, crudel più de l'inferno, Perch'una sola morte Non può far sazia la sua ingorda voglia E la mia vita è quasi Una perpetua morte, Mi comanda ch'i' viva, Perche la vita mia Di mille morti il dì ricetto sia. |
Cor. |
M'infingerò di non l'haver veduto. Sento una voce querula e dolente Sonar d'intorno, e non so dir di cui. Oh sè tu, il mio Mirtillo? |
Mir. |
Così foss'io nud'ombra e poca polve |
Cor. |
E ben, come ti senti Da poi che lungamente ragionasti Con l'amata tua Donna? |
Mir. |
Come assetato infermo Che bramò lungamente Il vietato licor, se mai vi giunge, Meschin beve la morte, E spegne anzi la vita che la sete: Tal'io, gran tempo infermo E d'amorosa sete arso e consunto, In duo bramati fonti, Che stillan ghiaccio da l'alpestre vena D'un indurato core, Hò bevuto il veleno; E spento il viver mio Più tosto che 'l desio. |
Cor. |
Tanto è possente Amore Quanto dai nostri cor forza riceve, Caro Mirtillo; e, come l'Orsa suole Con la lingua dar forma A l'informe suo parto, Che per sè fora inutilmente nato, Così l'amante al semplice desire, Che nel suo nascimento Era infermo ed informe, Dando forma e vigore, Ne fa nascere amore. Il qual prima, nascendo, È delicato e tenero bambino, E, mentre è tale in noi, sempre è soave; Ma, se troppo s'avanza Divien'aspro e crudele: Ch'alfin, Mirtillo, un'invecchiato affetto Si fà pena e difetto. Che s'in un sol pensiero L'anima, immaginando, si condensa E troppo in lui s'affisa, L'amor, ch'esser dovrebbe Pura gioia, e dolcezza, Si fà malinconia E, quel ch'è peggio, alfin morte ò pazzia. Però saggio è quel core, Che spesso cangia amore. |
Mir. |
Prima che mai cangiar voglia, ò pensiero, Cangerò vita in morte, Però che la bellissima Amarilli, Così com'è crudel, com'è spietata, Sola è la vita mia, Nè può già sostener corporea salma Più d'un cor, più d'un'alma. |
Cor. |
Ò misero pastore, Come sai mal usare Per lo suo dritto amore Amar chi m'odia e seguir chi mi fugge? I' mi morrei ben prima. |
Mir. |
Come l'oro nel foco, Così la fede nel dolor s'affina, Corisca mia, nè può senza fierezza Dimostrar sua possanza Amorosa invincibile costanza. Questo solo mi resta, Fra tanti affanni miei, dolce conforto. Arda pur sempre ò mora O languisca il cor mio, A lui fien lievi pene Per sì bella cagion pianti, e sospiri, Strazio, pene, tormenti, esiglio e morte, Pur che prima la vita, Che questa fè, si scioglia: Ch'assai peggio di morte è il cangiar voglia. |
Cor. |
Oh bella impresa, òvaloroso amante, Come ostinata fera, Come insensato scoglio, Rigido e pertinace. Non è la maggior peste Nè 'l più fero e mortifero veleno A un'anima amorosa, de la fede. Infelice quel core Che si lascia ingannar da questa vana Fantasima d'errore, e de' più cari Amorosi diletti Turbatrice importuna. Dimmi, povero amante: Con cotesta tua folle Virtù de la costanza, Che cosa ami in colei che ti disprezza? Ami tu la bellezza, Che non è tua? la gioia che non hai? La pietà che sospiri? La mercè che non speri? Altro non ami alfin, se dritto miri, Che 'l tuo mal, che 'l tuo duol, che la tua morte. E sè sì forsennato, Ch'amar vuoi sempre, e non esser amato? Deh risorgi, Mirtillo: Riconosci te stesso. Forse ti mancheran gli amori? forse Non troverai chi ti gradisca e pregi? |
Mir. |
M'è più dolce il penar per Amarilli, Che il gioir di mill'altre; E se gioir di lei Mi vieta il mio destino, hoggi si moia Per me pure ogni gioia. Viver io fortunato Per altra donna mai, per altro amore? Nè, volendo, il potrei Nè, potendo, il vorrei. E, s'esser può che 'n alcun tempo mai Ciò voglia il mio volere O possa il mio potere, Prego il cielo ed Amor che tolto pria Ogni voler, ogni poter mi sia. |
Cor. |
Oh core ammaliato Per una cruda, dunque, Tanto sprezzi te stesso? |
Mir. |
Chi non spera pietà, non teme affanno, Corisca mia. Cor. Non t'ingannar, Mirtillo, |
Che forse da dovero Non credi ancor ch'ella non t'ami e ch'ella Da dovero ti sprezzi. Se tu sapessi quello Che sovente di te meco ragiona |
|
Mir. |
Tutti questi pur sono Amorosi trofei da la mia fede. Trionferò con questa Del cielo e de la terra, De la sua cruda voglia, De le mie pene e de la dura sorte, Di fortuna, del mondo e de la morte. |
Cor. |
Che farebbe costui quando sapesse D'esser da lei sì grandemente amato? O qual compassione T'hò io, Mirtillo, di cotesta tua Misera frenesia Dimmi: amasti tu mai Altra donna che questa? |
Mir. |
Primo amor del cor mio Fù la bella Amarilli, E la bella Amarilli Sarà l'ultimo ancora. |
Cor. |
Dunque, per quel ch'i' veggia, Non provasti tu mai Se non crudele Amor, se non sdegnoso. Deh, s'una volta sola Il provassi soave E cortese e gentile Provalo un poco, provalo; e vedrai Com'è dolce il gioire Per gratissima donna che t'adori Quanto fai tu la tua Crudele ed amarissima Amarilli; Com'è soave cosa Tanto goder quanto ami, Tanto haver quanto brami; Sentir che la tua donna Ai tuoi caldi sospiri, Caldamente sospiri, E dica poi, ben mio, Quanto son, quanto miri, Tutto è tuo, s'io son bella, A te solo son bella, à te s'adorna Questo viso, quest'oro & questo seno; In questo petto mio Alberghi tu, caro mio cor, non io. Ma questo è un picciol rivo Rispetto à l'ampio mar de le dolcezze Che fa gustar'Amore; Ma non le sa ben dir chi non le prova. |
Mir. |
Oh mille volte fortunato e mille Chi nasce in tale stella |
Cor. |
Ascoltami, Mirtillo (quasi m'uscì di bocca: anima mia) Una ninfa gentile, Fra quante ò spieghi al vento ò 'n treccia annodi Chioma d'oro leggiadra, Degna de l'amor tuo Come sè tu del suo, Honor di queste selve, Amor di tutti i cori; Dai più degni pastori In van sollecitata, in van seguìta, Te solo adora ed ama Più de la vita sua, più del suo core. Se saggio sè, Mirtillo, Tu non la sprezzerai. Come l'ombra del corpo, Così questa fia sempre De l'orme tue seguace; Al tuo detto, al tuo cenno Ubbidiente ancella, à tutte l'ore De la notte e del dì teco l'havrai. Deh non lasciar, Mirtillo, Questa rara ventura. Non è piacere al mondo Più soave di quel, che non ti costa Nè sospiri, nè pianto Nè periglio nè tempo. Un comodo diletto, Una dolcezza à le tue voglie pronta, A l'appetito tuo sempre, al tuo gusto Apparecchiata, oime non è tesoro Che la possa pagar. Mirtillo, lascia, Lascia di piè fugace La disperata traccia, E chi ti cerca, abbraccia. Nè di speranze vane Ti pascerò, Mirtillo: A te stà comandare. Non è molto lontan chi ti desia. Se vuoi ora, ora sia. |
Mir. |
Non è il mio cor soggetto D'amoroso diletto. |
Cor. |
Proval sola una volta, E poi torna al tuo solito tormento, Perche sappi almen dire Com'è fatto gioire. |
Mir. |
Corrotto gusto ogni dolcezza abhorre. |
Cor. |
Fallo almen per dar vita A chi del sol de' tuo' begli occhi vive. Crudel; tu sai pur anco Che cosa è povertate E l'andar mendicando, ah se tu brami Per te stesso pietate, Non la negare altrui. |
Mir. |
Che pietà posso dare, Non la potendo havere? Insomma io son fermato Di serbar fin ch'io viva Fede à colei ch'adoro, ò cruda ò pia Ch'ella sia stata e sia. |
Cor. |
Oh veramente cieco ed infelice, Oh stupido Mirtillo A chi serbi tu fede? Non volea già contaminarti e pena Giugner à la tua pena; Ma troppo sè tradito, Ed io, che t'amo, sofferir no'l posso. Credi tu ch'Amarilli Ti sia cruda per zelo O di religione ò d'honestate? Folle sè ben se 'l credi. Occupata è la stanza, Misero ed à te tocca Pianger quand'altri ride. Tu non parli? sè muto? |
Mir. |
Stà la mia vita in forse Tra 'l viver e 'l morire, Mentre stà in dubbio il core Se ciò creda ò non creda; Però son io così stupido e muto. |
Cor. |
Dunque tu non me'l credi? |
Mir. |
S'io tel credessi; certo Mi vedresti morire; e, s'egli è vero, I' vo' morire hor'hora. |
Cor. |
Vivi, meschino, vivi, Sèrbati à la vendetta. |
Mir. |
Ma non tel credo e sò che non è vero. |
Cor. |
Ancor non credi, e pur cercando vai Ch'io dica quel che d'ascoltar ti duole. Vedi tu là quell'antro? Quello è fido custode De la fè, de l'honor de la tua donna. Quivi di te si ride, Quivi con le tue pene Si condiscon le gioie Del fortunato tuo lieto rivale. Quivi, per dirti in somma, Molto sovente suole La tua fida Amarilli A rozzo pastorel recarsi in braccio. Hor và, piagni e sospira; hor serva fede: Tu n'hai cotal mercede. |
Mir. |
Oime Corisca, dunque Il ver mi narri e pur convien ch'i'l creda? |
Cor. |
Quanto più vai cercando, Tanto peggio udirai E peggio troverai. |
Mir. |
E l'hai veduto tu, Corisca? ahi lasso. |
Cor. |
Non pur l'hò vedut'io, Ma tu ancor il potrai Per te stesso vedere, ed hoggi à punto, Ch'hoggi l'ordine è dato, e questa è l'ora. Talche, se tu t'ascondi Tra qualch'una di queste Fratte vicine, la vedrai tu stessoScender ne l'antro ed indi à poco il vago. |
Mir. |
Sì tosto hò da morir? Cor. Vedila appunto, Che per la via del tempio Vien pian piano scendendo. La vedi tu, Mirtillo? E non ti par che mova Furtivo il piè, com'ha furtivo il core? Hor qui l'attendi, e ne vedrai l'effetto. Ci rivedrem da poi. |
Mir. |
Già ch'io son sì vicino A chiarirmi del vero, Sospenderò con la credenza mia E la vita e la morte. |