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Battista Guarini Il pastor fido IntraText CT - Lettura del testo |
Nicandro, Amarilli.
[Nic.] |
Ben duro cor havrebbe, ò non havrebbe Più tosto cor nè sentimento humano, Chi non havesse del tuo mal pietate, Misera ninfa, e non sentisse affanno De la sciagura tua tanto maggiore Quanto men la pensò chi più la 'ntende: Che 'l veder sol cattiva una donzella, Venerabile in vista e di sembiante Celeste e degna à cui consagri il mondo, Per divina beltà, vittime e Tempi, Condur vittima al Tempio, è cosa certo Da non veder se non con occhi molli. Ma chi sà poi di te, come sè nata Ed à che fin sè nata, e che sè figlia Di Titiro e che nuora di Montano Esser dovevi, e ch'ambidue pur sono Questi d'Arcadia i più pregiati, e chiari Non so se debbia dir pastori ò padri; E che tale e che tanta e sì famosa E sì vaga donzella, e sì lontana Dal natural confin de la tua vita, Così t'appressi al rischio de la morte; Chi sà questo e non piange e non sen duole, Huomo non è, ma fera in volto humano. |
Am. |
Se la miseria mia fosse mia colpa, Nicandro, e fosse, come credi, effetto Di malvagio pensiero, Siccome in vista par, d'opra malvagia; Men grave assai mi fora Che di grave fallire Fosse pena il morire, E ben giusto sarebbe Che dovesse il mio sangue Lavar l'anima immonda, Placar l'ira del cielo, E dar suo dritto à la giustizia humana. Così pur i' potrei Quetar l'anima afflitta, E, con un giusto sentimento interno Di meritata morte Mortificando i sensi, Avvezzarmi al morire, E con tranquillo varco Passar fors'anco à più tranquilla vita. Ma troppo, oime, Nicandro, Troppo mi pesa in sì giovane etate, In sì alta fortuna, Il dover così subito morire, E morir innocente. |
Nic. |
Piacesse al ciel che gli huomini più tosto Havesser contra te, ninfa, peccato, Che tu peccato incontra 'l cielo havessi, Ch'assai più agevolmente hoggi potremmo Ristorar te del violato nome, Che lui placar del violato nume. Ma non sò già veder chi t'habbia offesa, Se non te stessa tu, misera ninfa. Dimmi: non sè tu stata in loco chiuso Trovata con l'adultero? e con lui Sola con solo? e non sè tu promessa Al figlio di Montano? e tu per questo Non hai la fede marital tradita? Come dunque innocente? Am. e pur, in tanto E sì grave fallir, contra la legge Non hò peccato, ed innocente sono. |
Nic. |
Contra la legge di natura forse Non hai Ninfa, peccato; Ama, se piace; Ma ben hai tu peccato incontra quella Degli huomini e del cielo, Ama, se lice. |
Am. |
Han peccato per me gli huomini e 'l cielo, Se pur è ver che di la sù derivi Ogni nostra ventura; Ch'altri che'l mio destino, Non può voler che sia Il peccato d'altrui, la pena mia. |
Nic. |
Ninfa, che parli? frena, Frena la lingua, da soverchio sdegno Trasportata là dove Mente devota à gran fatica sale. Non incolpar le stelle: Che noi soli à noi stessi Fabbri siam pur de le miserie nostre. |
Am. |
Già nel ciel non accuso Altro che 'l mio destino empio e crudele; Ma, più del mio destino, Chi m'ha ingannata accuso. |
Nic. |
Dunque te sol, che t'ingannasti, accusa. |
Am. |
M'ingannai sì, ma ne l'inganno altrui. |
Nic. |
Non si fà inganno à cui l'inganno è caro. |
Am. |
Dunque m'hai tu per impudica tanto. |
Nic. |
Ciò non sò dirti: à l'opra pure il chiedi. |
Am. |
Spesso del cor segno fallace è l'opra. |
Nic. |
Pur l'opra solo, e non il cor, si vede. |
Am. |
Con gli occhi de la mente il cor si vede. |
Nic. |
Ma ciechi son, se non gli scorge il senso. |
Am. |
Se ragion nol governa, ingiusto è il senso. |
Nic. |
E ingiusta è la ragion, se dubbio è il fatto. |
Am. |
Comunque sia, sò ben che 'l core hò giusto. |
Nic. |
E chi ti trasse, altri che tu, ne l'antro? |
Am. |
La mia semplicitade, e 'l creder troppo. |
Nic. |
Dunque à l'amante l'honestà credesti? |
Am. |
A l'amica infedel, non à l'amante. |
Nic. |
A qual amica? à l'amorosa voglia? |
Am. |
A la suora d'Ormin, che m'ha tradita. |
Nic. |
Oh dolce con l'amante esser tradita |
Am. |
Mirtillo entrò, che nol sepp'io, ne l'antro. |
Nic. |
Come dunque v'entrasti? ed à qual fine? |
Am. |
Basta che per Mirtillo io non v'entrai. |
Nic. |
Convinta sei, s'altra cagion non rechi. |
Am. |
Chiedasi à lui de l'innocenza mia. |
Nic. |
A lui che fù cagion de la tua colpa? |
Am. |
Ella, che mi tradì, fede ne faccia. |
Nic. |
E qual fede può far chi non hà fede? |
Am. |
Io giurerò nel nome di Diana. |
Nic. |
Spergiurato pur troppo hai tu con l'opre. Ninfa, non ti lusingo e parlo chiaro, Perche poscia confusa al maggior uopo Non abbi à restar tu. Questi son sogni. Onda di fiume torbido non lava, Nè torto cor fa parlar dritto; e, dove Il fatto accusa, ogni difesa offende. Tu la tua castità guardar dovevi Più de la luce assai degli occhi tuoi. Che pur vaneggi? à che te stessa inganni? |
Am. |
Così dunque morire, oime Nicandro, Così morir debb'io? Nè sarà chi m'ascolti ò mi difenda? Così da tutti abbandonata e priva D'ogni speranza? accompagnata solo Da un'estrema, infelice E funesta pietà che non m'aita? |
Nic. |
Ninfa, queta il tuo core; E se 'n peccar sì poco saggia fusti, Mostra almen senno in sostener l'affanno De la fatal tua pena. Drizza gli occhi nel cielo, Se derivi dal cielo. Tutto quel, che c'incontra O di bene ò di male, Sol di là su deriva, come fiume Nasce da fonte, ò da radice pianta; E quanto quì par male, Dove ogni ben con molto male è misto, È ben là sù, dov'ogni ben s'annida. Sallo il gran Giove, à cui pensiero humano Non è nascosto; sallo Il venerabil nume Di quella Dea di cui ministro i' sono, Quanto di te m'incresca; E, se t'hò col mio dir così trafitta, Hò fatto come suol medica mano Pietosamente acerba, Che và con ferro ò stilo La latebre tentando Di profonda ferita, Ov'ella è più sospetta e più mortale. Quètati dunque homai, Nè voler contrastar più lungamente A quel ch'è già di te scritto nel cielo. |
Am. |
Oh sentenza crudele, Ovunque ella sia scritta, ò 'n cielo ò 'n terra Ma in ciel già non è scritta Che là su nota è l'innocenza mia. Ma che mi val, se pur convien ch'i' mora: Ahi, questo è pure il duro passo ahi, questo È pur l'amaro calice, Nicandro Deh per quella pietà che tu mi mostri, Non mi condur, ti prego, Sì tosto al tempio. Aspetta ancora, aspetta. |
Nic. |
Ò Ninfa, Ninfa à chi 'l morir è grave, Ogni momento è morte. Che tardi tu il tuo male? Altro mal non ha morte Che 'l pensar à morire. E chi morir pur deve, Quanto più tosto more, Tanto più tosto al suo morir s'invola. |
Am. |
Mi verrà forse alcun soccorso intanto. Padre mio, caro padre, E tu ancor m'abbandoni? Padre d'unica figlia, Così morir mi lasci e non m'aiti? Almen non mi negar gli ultimi baci. Ferirà pur duo petti un ferro solo; Verserà pur la piaga Di tua figlia il tuo sangue. Padre, un tempo sì dolce e caro nome Ch'invocar non soleva indarno mai, Così le nozze fai De la tua cara figlia? Sposa il mattino, e vittima la sera? |
Nic. |
Deh non penar più, ninfa. A che tormenti indarno E te stessa ed altrui? È tempo homai che ti conduca al tempio, Nè'l mio debito vuol che più s'indugi. |
Am. |
Dunque à Dio care selve Care mie selve, à Dio; Ricevete questi ultimi sospiri: Fin che, sciolta da ferro ingiusto e crudo, Torni la mia fredd'ombra A le vostr'ombre amate, Che nel penoso inferno Non può gir innocente, Nè può star tra beati Disperata e dolente. O Mirtillo, Mirtillo Ben fù misero il dì che pria ti vidi E 'l dì che pria ti piacqui, Poi che la vita mia, Più cara à te che la tua vita assai, Così pur non dovea Per altro esser tua vita, Che per esser cagion de la mia morte. Così, chi 'l crederia? Per te dannata more Colei, che ti fù cruda Per viver innocente. O per me troppo ardente E per te poco ardito; era pur meglio O peccar, ò fuggire. In ogni modo, i' moro, e senza colpa E senza frutto e senza te, cor mio. Oime moro, oime Mirtillo. Nic. Certo ella more. Oh meschina accorrete, Sostenetela meco, ò fiero caso Nel nome di Mirtillo Ha finito il suo corso E l'amor e'l dolor ne la sua morte Hà prevenuto il ferro. Oh misera donzella Pur vive ancora, e sento Al palpitante cor segni di vita. Portiamla al fonte qui vicino. Forse Rivocheremo in lei Con l'onda fresca gli smarriti spirti. Ma chi sà che non sia Opra di crudeltà l'esser pietoso A chi muor di dolore Per non morir di ferro? Comunque sia, pur si soccorra e quello Facciasi, che conviene A la pietà presente, Che del futuro sol presago è'l cielo. |