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Battista Guarini
Il pastor fido

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SCENA V

 

Nicandro, Amarilli.

 

[Nic.]

Ben duro cor havrebbe, ò non havrebbe

Più tosto cor nè sentimento humano,

Chi non havesse del tuo mal pietate,

Misera ninfa, e non sentisse affanno

De la sciagura tua tanto maggiore

Quanto men la pensò chi più la 'ntende:

Che 'l veder sol cattiva una donzella,

Venerabile in vista e di sembiante

Celeste e degna à cui consagri il mondo,

Per divina beltà, vittime e Tempi,

Condur vittima al Tempio, è cosa certo

Da non veder se non con occhi molli.

Ma chi sà poi di te, come sè nata

Ed à che fin sè nata, e che sè figlia

Di Titiro e che nuora di Montano

Esser dovevi, e ch'ambidue pur sono

Questi d'Arcadia i più pregiati, e chiari

Non so se debbia dir pastori ò padri;

E che tale e che tanta e sì famosa

E sì vaga donzella, e sì lontana

Dal natural confin de la tua vita,

Così t'appressi al rischio de la morte;

Chi sà questo e non piange e non sen duole,

Huomo non è, ma fera in volto humano.

Am.

Se la miseria mia fosse mia colpa,

Nicandro, e fosse, come credi, effetto

Di malvagio pensiero,

Siccome in vista par, d'opra malvagia;

Men grave assai mi fora

Che di grave fallire

Fosse pena il morire,

E ben giusto sarebbe

Che dovesse il mio sangue

Lavar l'anima immonda,

Placar l'ira del cielo,

E dar suo dritto à la giustizia humana.

Così pur i' potrei

Quetar l'anima afflitta,

E, con un giusto sentimento interno

Di meritata morte

Mortificando i sensi,

Avvezzarmi al morire,

E con tranquillo varco

Passar fors'anco à più tranquilla vita.

Ma troppo, oime, Nicandro,

Troppo mi pesa in sì giovane etate,

In sì alta fortuna,

Il dover così subito morire,

E morir innocente.

Nic.

Piacesse al ciel che gli huomini più tosto

Havesser contra te, ninfa, peccato,

Che tu peccato incontra 'l cielo havessi,

Ch'assai più agevolmente hoggi potremmo

Ristorar te del violato nome,

Che lui placar del violato nume.

Ma non sò già veder chi t'habbia offesa,

Se non te stessa tu, misera ninfa.

Dimmi: non sè tu stata in loco chiuso

Trovata con l'adultero? e con lui

Sola con solo? e non sè tu promessa

Al figlio di Montano? e tu per questo

Non hai la fede marital tradita?

Come dunque innocente? Am. e pur, in tanto

E sì grave fallir, contra la legge

Non hò peccato, ed innocente sono.

Nic.

Contra la legge di natura forse

Non hai Ninfa, peccato; Ama, se piace;

Ma ben hai tu peccato incontra quella

Degli huomini e del cielo, Ama, se lice.

Am.

Han peccato per me gli huomini e 'l cielo,

Se pur è ver che di la sù derivi

Ogni nostra ventura;

Ch'altri che'l mio destino,

Non può voler che sia

Il peccato d'altrui, la pena mia.

Nic.

Ninfa, che parli? frena,

Frena la lingua, da soverchio sdegno

Trasportata là dove

Mente devota à gran fatica sale.

Non incolpar le stelle:

Che noi soli à noi stessi

Fabbri siam pur de le miserie nostre.

Am.

Già nel ciel non accuso

Altro che 'l mio destino empio e crudele;

Ma, più del mio destino,

Chi m'ha ingannata accuso.

Nic.

Dunque te sol, che t'ingannasti, accusa.

Am.

M'ingannai sì, ma ne l'inganno altrui.

Nic.

Non si fà inganno à cui l'inganno è caro.

Am.

Dunque m'hai tu per impudica tanto.

Nic.

Ciò non sò dirti: à l'opra pure il chiedi.

Am.

Spesso del cor segno fallace è l'opra.

Nic.

Pur l'opra solo, e non il cor, si vede.

Am.

Con gli occhi de la mente il cor si vede.

Nic.

Ma ciechi son, se non gli scorge il senso.

Am.

Se ragion nol governa, ingiusto è il senso.

Nic.

E ingiusta è la ragion, se dubbio è il fatto.

Am.

Comunque sia, sò ben che 'l core hò giusto.

Nic.

E chi ti trasse, altri che tu, ne l'antro?

Am.

La mia semplicitade, e 'l creder troppo.

Nic.

Dunque à l'amante l'honestà credesti?

Am.

A l'amica infedel, non à l'amante.

Nic.

A qual amica? à l'amorosa voglia?

Am.

A la suora d'Ormin, che m'ha tradita.

Nic.

Oh dolce con l'amante esser tradita

Am.

Mirtillo entrò, che nol sepp'io, ne l'antro.

Nic.

Come dunque v'entrasti? ed à qual fine?

Am.

Basta che per Mirtillo io non v'entrai.

Nic.

Convinta sei, s'altra cagion non rechi.

Am.

Chiedasi à lui de l'innocenza mia.

Nic.

A lui che fù cagion de la tua colpa?

Am.

Ella, che mi tradì, fede ne faccia.

Nic.

E qual fede può far chi non hà fede?

Am.

Io giurerò nel nome di Diana.

Nic.

Spergiurato pur troppo hai tu con l'opre.

Ninfa, non ti lusingo e parlo chiaro,

Perche poscia confusa al maggior uopo

Non abbi à restar tu. Questi son sogni.

Onda di fiume torbido non lava,

Nè torto cor fa parlar dritto; e, dove

Il fatto accusa, ogni difesa offende.

Tu la tua castità guardar dovevi

Più de la luce assai degli occhi tuoi.

Che pur vaneggi? à che te stessa inganni?

Am.

Così dunque morire, oime Nicandro,

Così morir debb'io?

Nè sarà chi m'ascolti ò mi difenda?

Così da tutti abbandonata e priva

D'ogni speranza? accompagnata solo

Da un'estrema, infelice

E funesta pietà che non m'aita?

Nic.

Ninfa, queta il tuo core;

E se 'n peccar sì poco saggia fusti,

Mostra almen senno in sostener l'affanno

De la fatal tua pena.

Drizza gli occhi nel cielo,

Se derivi dal cielo.

Tutto quel, che c'incontra

O di bene ò di male,

Sol di là su deriva, come fiume

Nasce da fonte, ò da radice pianta;

E quanto quì par male,

Dove ogni ben con molto male è misto,

È ben là sù, dov'ogni ben s'annida.

Sallo il gran Giove, à cui pensiero humano

Non è nascosto; sallo

Il venerabil nume

Di quella Dea di cui ministro i' sono,

Quanto di te m'incresca;

E, se t'hò col mio dir così trafitta,

Hò fatto come suol medica mano

Pietosamente acerba,

Che và con ferro ò stilo

La latebre tentando

Di profonda ferita,

Ov'ella è più sospetta e più mortale.

Quètati dunque homai,

Nè voler contrastar più lungamente

A quel ch'è già di te scritto nel cielo.

Am.

Oh sentenza crudele,

Ovunque ella sia scritta, ò 'n cielo ò 'n terra

Ma in ciel già non è scritta

Che là su nota è l'innocenza mia.

Ma che mi val, se pur convien ch'i' mora:

Ahi, questo è pure il duro passo ahi, questo

È pur l'amaro calice, Nicandro

Deh per quella pietà che tu mi mostri,

Non mi condur, ti prego,

Sì tosto al tempio. Aspetta ancora, aspetta.

Nic.

Ò Ninfa, Ninfa à chi 'l morir è grave,

Ogni momento è morte.

Che tardi tu il tuo male?

Altro mal non ha morte

Che 'l pensar à morire.

E chi morir pur deve,

Quanto più tosto more,

Tanto più tosto al suo morir s'invola.

Am.

Mi verrà forse alcun soccorso intanto.

Padre mio, caro padre,

E tu ancor m'abbandoni?

Padre d'unica figlia,

Così morir mi lasci e non m'aiti?

Almen non mi negar gli ultimi baci.

Ferirà pur duo petti un ferro solo;

Verserà pur la piaga

Di tua figlia il tuo sangue.

Padre, un tempo sì dolce e caro nome

Ch'invocar non soleva indarno mai,

Così le nozze fai

De la tua cara figlia?

Sposa il mattino, e vittima la sera?

Nic.

Deh non penar più, ninfa.

A che tormenti indarno

E te stessa ed altrui?

È tempo homai che ti conduca al tempio,

Nè'l mio debito vuol che più s'indugi.

Am.

Dunque à Dio care selve

Care mie selve, à Dio;

Ricevete questi ultimi sospiri:

Fin che, sciolta da ferro ingiusto e crudo,

Torni la mia fredd'ombra

A le vostr'ombre amate,

Che nel penoso inferno

Non può gir innocente,

Nè può star tra beati

Disperata e dolente.

O Mirtillo, Mirtillo

Ben fù misero il dì che pria ti vidi

E 'l dì che pria ti piacqui,

Poi che la vita mia,

Più cara à te che la tua vita assai,

Così pur non dovea

Per altro esser tua vita,

Che per esser cagion de la mia morte.

Così, chi 'l crederia?

Per te dannata more

Colei, che ti fù cruda

Per viver innocente.

O per me troppo ardente

E per te poco ardito; era pur meglio

O peccar, ò fuggire.

In ogni modo, i' moro, e senza colpa

E senza frutto e senza te, cor mio.

Oime moro, oime Mirtillo. Nic. Certo ella more.

Oh meschina accorrete,

Sostenetela meco, ò fiero caso

Nel nome di Mirtillo

Ha finito il suo corso

E l'amor e'l dolor ne la sua morte

Hà prevenuto il ferro.

Oh misera donzella

Pur vive ancora, e sento

Al palpitante cor segni di vita.

Portiamla al fonte qui vicino. Forse

Rivocheremo in lei

Con l'onda fresca gli smarriti spirti.

Ma chi sà che non sia

Opra di crudeltà l'esser pietoso

A chi muor di dolore

Per non morir di ferro?

Comunque sia, pur si soccorra e quello

Facciasi, che conviene

A la pietà presente,

Che del futuro sol presago è'l cielo.

 

 

 




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