Scena
ottava. Dandini entrando con Clorinda e Tisbe sotto il braccio; Don
Magnifico e Don Ramiro
Dandini
Ma bravo, bravo, bravo!
Caro il mio Don Magnifico! Di vigne,
Di vendemmie e di vino
M'avete fatto una disertazione,
Lodo il vostro talento
Si vede che ha studiato.
(a Don Ramiro)
Si porti sul momento
Dove sta il nostro vino conservato
E se sta saldo e intrepido
Al trigesimo assaggio
Lo promovo all'onor di cantiniero
Io distinguo i talenti e premio il saggio.
Don Magnifico
Prence! L'Altezza Vostra
E un pozzo di bontà. Più se ne cava,
Più ne resta a cavar.
(piano alle figlie)
(Figlie! Vedete?
Non regge al vostro merto;
N'è la mia promozion indizio certo.)
(forte)
Clorinduccia, Tisbina,
Tenete allegro il Re. Vado in cantina.
(parte)
Ramiro
(piano a Dandini)
(Esamina, disvela, e fedelmente
Tutto mi narrerai. Anch'io fra poco
Il cor ne tenterò. Del volto i vezzi
Svaniscon con l'età. Ma il core...)
Dandini
(Il core
Credo che sia un melon tagliato a fette,
Un timballo l'ingegno,
E il cervello una casa spigionata.)
(forte, come seguendo il discorso fatto sottovoce)
Il mio voler ha forza d'un editto.
Eseguite trottando il cenno mio.
Udiste?
Ramiro
Udii.
Dandini
Fido vassallo, addio.
Parte Don Ramiro.