Scena
quarta. Arnoldo solo
ARNOLDO
Il mio giuro, egli disse!
Il mio giuro?.. Giammai. Perché
a me stesso
Celar non posso in qual fatale oggetto
Son rapiti i miei sensi?
O tu la di cui fronte al serto aspira,
O mia Matilde, io t'amo,
T'adoro e l'onor mio
Per te, il dover, la patria, il padre oblio!
Contro la micidial valanga io fui
Di scudo a' giorni tuoi;
Figlia di regi, io ti salvai da morte,
Te che al trono destina empia mia sorte.
Ebbro di vana speme
Il cor, che per te langue,
Tutto per gli empi prodigò il suo sangue.
Aver comun con essi
La gloria delle pugne,
Ecco la mia vergogna. I pianti miei
L'han però cancellata...
Ma me la rende una passione ingrata.
Odesi un lontano suono di caccia.
Ma qual suon!.. Del superbo i rei seguaci
Scendon dal monte... Oh Dio!..
Ivi è Gessler, e seco è l'idol mio!..
Veder e udir io voglio
Colei che m'innamora...
Reo sarò forse, ma felice ancora.
(fa per allontanarsi, quando incontrasi in
Guglielmo ch'esce dalla sua capanna)