Scena seconda. Gioconda sola
Gioconda
(sola presso il tavolo guarda il pugnale,
lo tocca, poi prende l'ampolla del veleno)
Suicidio!... - In questi
fieri momenti
tu sol mi resti,
e il cor mi tenti.
Ultima voce
del mio destino,
ultima croce
del mio cammin.
E un dì leggiadre
volavan l'ore,
perdei la madre,
perdei l'amore,
vinsi l'infausta
gelosa febre!
or piombo esausta
fra le tenèbre!
Tocco alla mèta...
domando al cielo
di dormir queta
dentro l'avel...
(Duettino, Scena e Terzetto)
Gioconda
(guardando ancora l'ampolla)
Ecco il velen di Laura, a un'altra vittima
era serbato! lo berrò!... Quand'esso
questa notte qui giunga, io non vedrò
il loro immenso amplesso.
Ma chi provvede alla lor fuga?... ah! no!
(Getta il veleno sul tavolo.)
no, tentator, lungi da me! Conforta,
anima mia, le tue divine posse!
Laura è là... là sul letto... viva... morta...
nol so...
(con feroce gioia)
Se spenta fosse!!!
Io salvarla volea, mio Dio, lo sai!
Pur, s'ella è spenta!? un indistinto raggio
mi balena nel cor... vediam... coraggio.
(Prende la lanterna,
fa per avviarsi al letto e poi s'arresta.)
Ah no, giammai, giammai!
no, non mi sfugga questo dubbio arcano!
Ma... s'ella vive? ebben...Laura è in mia
man...
(biecamente)
siam sole... è notte... né persona alcuna
saper potria...profonda è la laguna...
Una voce
(da lontano)
Ehi! dalla gondola,
che nuove porti?
Un'altra voce
(da lontano)
Nel Canal Orfano
ci son dei morti!
Gioconda
Orror! orror!! orrore!!!
Sinistre voci! illuminata a festa
splende Venezia nel lontano... In cor
mi si ridesta la mia tempesta
immane! furibonda!
O amore! amor!! ah! Enzo! pietà!
pietà di me!...
(Disperata si getta piangendo
accasciandosi accanto al tavolo.)
|