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Francesco Melosio
Orione

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  • ATTO SECONDO
    • Scena nona. Venere, e Cupido
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Scena nona. Venere, e Cupido

 

Amore
Strane cose mi narri.

Venere
E pur non mento.

Amore
Ma qual temea periglio
Entro il mare Orïone,
Se di Nettuno è figlio,
E s'ogni esperto notator di Delo,
E fin me stesso, al nuoto
Oggi sfidare ardio?

Venere
Non Orïon, ma Filoter temea.

Amore
Ed ei scoglio divenne.

Venere
Ciò che temea gli avvenne.

Amore
E perciò contro te si volse irato
Orïone l'ingrato:
Ei non andrà impunito.

Venere
De la comun vendetta,
Prenditi Amor la cura,
Ch'io da lui ricercata,
Più non posso per Delo errar sicura.

Amore
Statti ovunque ti piace,
E se in lui non castigo un tanto orgoglio,
Rompimi l'arco, e smorzami la face.

 




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