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Francesco Melosio
Orione

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  • ATTO SECONDO
    • Scena decimaterza. Amore, e i suddetti
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Scena decimaterza. Amore, e i suddetti

 

Amore
Sfidar il figlio, e minacciar la madre?
Ei me la pagherà.

Aurora
Così sdegnato Amore,
Dove, dove si va?

Amore
A sfogar il desio d'una vendetta.

Aurora
Sovra di chi? Perché?

Amore
L'ama costei: non posso dirlo, a .
Ma perché così mesti oggi vi trovo?

Titone
Di capricciosa moglie
Soffro l'iniqua sorte.

Aurora
E l'inferno prov'io
Di geloso consorte.

Amore
L'uno e l'altro tormento è gran tormento.

Titone
D'Orïone costei s'è resa amante.

Aurora
Sin de l'ombra costui fatto è geloso.

Amore
La vostra lite è vana,
Dattene pace Aurora,
Ei tutto è volto ad adorar Dïana.

Aurora
Titone, Amor, giuro per l'onda eterna
De la palude inferna
Ch'io nemica ne vivo
Ch'ho il suo sembiante a schivo,
E che neppur un guardo,
Se pur col guardo uccider nol potessi,
Gli volgerei giammai.

Titone
L'amasti almeno.

Aurora
No, no, ch'io non l'amai.

Titone
Guarda, ch'Amor è qui.

Aurora
Non è bastante a farmi dir di sì.

Amore
Ma perché contro lui cotanto sdegno?

Aurora
Mi sprezzò, mi schernì, vuoi tu ch'ognora
Replichi ciò ch'ei disse?
Curo poco d'Apollo
E nulla de l'Aurora.

Amore
Or, non credo che menta:
Che sprezzata beltà furia diventa.

 




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