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P. Antonio Maria Tannoia Della Vita ed Istituto del venerabile servo di Dio Alfonso M. Liguori... IntraText CT - Lettura del testo |
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a chi legge Accade talvolta, ed è disgrazia degli Eroi, che benchè ricchi essi sieno di gesta gloriose, perchè incontrati si veggono in Scrittori, o infacondi di natura, o perchè non curanti, rilevate non si veggono le loro azioni: così è anche disgrazia degli Scrittori, che benchè impegnati essi siano a voler metter in prospetto le gesta di un soggetto, degno in se per esser immortalato colla penna, anche, perchè l'ammasso delle di lui memorie non fu curato, sconfidati si veggono, se sepolto si è nell'obblìo il nobile materiale, che di quello si aveva. Nell'uno, e nell'altro infortunio è Monsignor de' Liguori. Questo Eroe de' nostri tempi, esemplare, come è noto, degli Uomini Apostolici, specchio de' Vescovi, e de' Prelati, non comparirà sulle carte quello ch'è, e che da tutti si spera, si perchè è toccato a me tesser la storia di sua vita: sì perchè mancano i manipoli di sua messe, ancorchè ricca sia stata, e sommamente ubertosa.
Più che ogni altro ha influito in questo la lunga età di Monsignore. Trattasi rinvangare le cose di un secolo addietro; e 'l tempo, che tutto rode, anche ha consumato tante sue belle notizie, preziose in se, e degne di memoria. Sono già all'eternità quei che non poco potevano darci di sua vita; cioè gli amici, e coetanei: Monsignor Borgia Vescovo di Aversa, Monsignor Volpe Vescovo di Nocera, Monsignor Lambertini Vescovo di Caserta, Monsignor Torni, che fu suo Maestro; ed oltre tantialtri, i due Eminentissimi Sersale, e Spinelli, che tanto si avvalsero delle sue fatiche; e più Sersale, che con esso da Canonico operò in molte Missioni. Così mancano tanti, e tanti Missionarj Napoletani, che unitamente furono impegnati nella salvezza delle anime.
Compiangesi il P. D. Tommaso Pagani Gerolomino, che fin da figliuolo li fu Padre nello spirito: così Monsignor Falcoja, il P. D. Paolo Cafora, ed il P. D. Andrea Villani, che ressero la sua coscienza; nè sono tra vivi altri suoi primi Compagni, che con esso travagliarono, stabilendosi la Congregazione.
Scarse, per non dire scarsissime, sono ancora le notizie del Vescovado. Anche tanti vecchi, che erano suoi confidenti, come l'Arcidiacono Rainone, il Decano Dadio, i due Maestri Domenicani, Eanti, e Caputo, sono tutti all'altro Mondo. Se cosa si raccoglie, non è che a stento, come se tagliata la messe, raccoglier si volessero quelle poche spighe, che scappate si veggono a valenti mietitori.
Forse si daranno a credere taluni, che tra di noi registrati si siano, di tempo in tempo, i suoi detti, non che i suoi fatti. Ma non è stato così. Emuli i nostri de' primi Fedeli, avendo avuto in mira il ben fare piuttosto che registrarlo in carta, tutt'altro han curato, che tramandarci ciò, che di più segnalato in esso si ammirava.
Più di tutto però ha influito in questo la somma umiltà del medesimo Monsignor Liguori. Egli, che altro impegno non aveva, che veder soppressa qualunque sua memoria, non lasciò mezzo per venirne a capo. Ci potevano giovare non poco le tante lettere, che a motivo di consiglio, li capitavano non solo da Vescovi, da Ministri, e Cavalieri, e da altri personaggi di questo Regno; ma sibbene dall'Italia tutta, specialmente da Roma. Così quelle di tanti rispettabili Oltramontani, che da lui facevan capo, o per regolare il proprio spirito, o per controversie letterarie. Tutte furono da lui non curate, e poste in pezzi.
Spesso spesso Monsignore veniva consultato non solo da varj Cardinali, per affari attenenti alla Chiesa, come Crescenzi, Boschi, Castelli, Rezonico, ed altri; ma lo fu ancora dai due Sommi Pontefici Clemente XIII., e XIV. Perchè queste lettere ridondar potevano in sua lode, ritirandosi in Congregazione, e partendo da Arienzo, fè gettarle nel comune da Alessio Pollio suo servitore. Sacrificio degno di lui, ma per noi materia di pianto, e di afflizione.
Così passano le cose di Monsignor Liguori. Se vi è memoria, che di lui rilevasi, posso con franchezza asserire, (esecrando ogni jattanza,) esser tutto dovuto ad una mia special sollecitudine, che m'investì fin da giovinetto, per la di lui persona, si per la venerazione, che sentiva in me stesso, che per esser grato a chi tanto doveva, e che tanto mi amava. Non ho io avuto con esso una fissa permanenza. Sollecito bensì m'informava da nostri delle sue azioni; e se rapporto varj suoi sentimenti, me li ritrovo, avendo avuto premura, in tempo, che stiedi in Nocera, incompensar persona, che di soppiatto notati li avesse, facendo egli le conferenze ai nostri.
Cinquant'anni addietro, ancorchè Chierico, ebbi premura abboccarmi con sua Madre. Così espiscai in un'ora di tempo, non poche cose della fanciullezza, e gioventù. Altre notizie le rilevai da D. Ercole suo Fratello. Tre anni prima della morte di Monsignore strappai cosa di più dall'altro Fratello D. Gaetano; e fu tratto di Provvidenza, che, se non era a tempo, trovato l'avrei partito per l'altro mondo.
Memoria non vi era dell'operato da Monsignore per due anni, comandato dall'Eminentissimo Spinelli nella Diocesi di Napoli. Sapendo, che il Canonico Testa, di poi Vescovo di Regio, e Cappellano Maggiore era stato uno di quei tanti, che accompagnato l'avevano in quelle Missioni, fui a ritrovarlo, ove presedeva, nella Paggerìa Reale. Questi mi accennò molte cose, e mi esibì un registro delle Missioni già fatte. Mi promise cosa di vantaggio, ma partito per Regio, non fui in tempo di esser consolato.
Similmente non avendosi veruna notizia della dimora da esso fatta nel Collegio della Sacra Famiglia, o sia de' Cinesi, importuno mi presentai dal P. D. Gennaro Fatigati, che con esso convisse ne' primi tempi di quella Congregazione. Così seppi da questi per più giorni, ma in atto della comune ricreazione, anche parte delle tante virtù, che Monsignore in quel sacro luogo vi aveva esercitato; ed anche questo fu tratto di Provvidenza, perchè l'anno appesso lo ritrovai sulla bara.
Se rapporto nella tessitura della Storia quelle tante opposizioni, che Monsignore, fondando la nostra Congregazione, soffrì in Napoli, le ho ricavate da quello, che lasciò scritto il P. D. Matteo Ripa, Fondatore della medesima Congregazione, detta de' Cinesi, dalla viva voce di Monsignor medesimo, e de' nostri primi Padri Villani, e Mazzini; e soprattutto da due lettere, che conservo, una di Monsignor Torni, come Superiore delle Apostoliche Missioni, e l'altra del P. D. Tommaso Pagani suo direttore.
Vedendo due anni prima della morte di Monsignore, che tutti i vecchi sen morivano, sollecito mi portai in varj luoghi, ove Monsignore avevaci fatto delle Missioni; e sortita la sua morte, fui ancora nella Diocesi di S. Agata. Così raccolsi varie notizie, intorno alle Missioni, ed al Vescovado. Questo poco però, che a stento ho raccolto, mi lusingo, che sembrerà molto a più d'uno; ma non è tale rispetto al tutto, che di Monsignore vi era, e che potevasi avere.
Quest'è quanto ho fatto, per richiamare in vita le morte memorie di Monsignor Liguori. Confesso non esser io un Possidio, che registrar possa le gesta di Agostino, nè come Bernardo, quelle di Malachia, o un Sulpizio la vita di Paolino. Qualunque siasi però questa mia fatica, altro non è, che un atto di mia sincera gratitudine verso un Padre, che sel merita, e che con tenerezza mi ha amato. Altri di altro Polso, mi persuado, che non mancheranno tesser queste memorie con altro stile, e col di più, che ritrar si potrà da processi giurati, che tuttora, per ordine della Santità di Pio VI si stanno compilando nelle due Curie Vescovili di Nocera de' Pagani, e di S. Agata de' Goti.
Se nella tessitura della Storia vi à molto della Congregazione, mi spiego, che attenuto mi sono al metodo tenuto da Daniele Bartoli nella vita di S. Ignazio, che colle gesta del Santo non perdette di mira la Storia della Compagnia. In fatti le azioni di Monsignore tutte riguardano la Congregazione, e quello ch'è Storia della Congregazione, anche è vita di Monsignore. Mi sono diffuso molto più, perchè non essendoci memoria registrata, se non registravali da me, come più vecchio, non vi sarebbe stato, chi della Congregazione avrebbe potuto individuarne il concepimento, la nascita, e la puerizia, e coll'adolescenza anche l'età in istato perfetto, in cui di presente la vediamo.
Scarse che siano queste notizie, che io dò, di Monsignor nostro Padre, posso dire bensì, che sono una scuola di perfezione, non solo per li nostri Congregati, ma sibbene per altri ancora. Egli è modello alla Gioventù, di rispetto a propri parenti, e di somma onestà, divozione, e particolar ossequio per Gesù Sacramentato, e per Maria Santissima. Contemplandola il Caussidico, vi ritrova sollecitudine per li clienti, integrità, e candidezza. Egli è modello di zelo a Sacerdoti per le Anime, e per la gloria di Gesù Cristo : norma di umiltà a Superiori Regolari coi Sudditi, insieme di Carità, e di fortezza : a Letterati, per impiegare con frutto il tempo, e del come contenersi nelle contese letterarie, sostenendosi la verità senza che vi resti lesa la Carità cristiana. Soprattutto egli è di specchio a' Vescovi, ammirandosi in esso tutte quelle virtù, che l'Apostolo vi richiede, e che fanno il loro carattere. Tanto rifletto ; e mi lusingo, che presso tutti incontrar voglia questa mia fatica un comune compiacimento, non per la tessitura, ma per quello, che contiene.
La Storia è dipartita in cinque libri. Il primo abbraccia le vicende di Alfonso dal suo nascimento fino alla fondazione dell'Istituto. Il secondo. lo stabilimento della Congregazione, e suoi progressi. Il terzo la sua Elezione in Vescovo, suo zelo, e travagli sofferti per la Chiesa, e per la Congregazione. Il quarto la sua rinunzia del Vescovado, il ritiramento tra di noi, altri anfratti della Congregazione, e sua preziosa morte. Ed il quinto contiene le particolari sue virtù, i suoi miracoli, ed il giudizio introdotto in Roma in ordine alla di lui Beatificazione.
Mi protesto, anche in ossequio de' decreti di Papa Urbano VIII, e di altri Sommi Pontefici, che altra fede non esiggo in questa Storia, se non privata, quale si conviene ad un privato Scrittore, rimettendomi, senza che si accresca verun culto a Monsignore, e mi sottometto, come figlio obedientissimo, a quello farà per decidere la S. Chiesa Cattolica Romana.
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