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Cap.19
Nuove macchine ne' Pagani contra i nostri in Napoli,
ed in Roma, e protezione dell'Eminentissimo Spinelli, e di Monsig. Rossi,
Arcivescovo di Salerno.
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Se tante volte colla
frode avevansi fatto strada i nostri contrari in Napoli, ed in Roma, colla
frode, non perdendosi di animo, avvalorarono di nuovo le loro forze. Non
sapendo come farsi sloggiare i Missionarj, e farli ritrovare senza casa, e
senza tetto, si fa comparire nel Sacro Regio Consiglio la Sorella del Contaldi.
Cercò questa, volendo godere de' Capitoli del Regno, che da' Missionarj non
s'innovasse cosa circa il possesso de' beni; che si desistesse dalla fabbrica,
e non si edificasse ne' Pagani Chiesa, o altra Casa Religiosa. A' venti di
Luglio fu spedita per editto la citazione, per sentirsi in quel augusto Tribunale
se ci fosse ragione in contrario.
Abitava questa in altro
palazzo; ma mezz'ora prima, che affissa si fosse in piazza la citazione,
volendo far vedere, ch'essa, e non i Padri erano in possesso della casa, di nascosto
vi s'intromette con altre venti persone; ed avendo alla mano due Notari, se ne
forma l'atto, com' ella, e non i Padri,
ne stava in possesso.
Fu troppo amaro per
Alfonso, sentendo ne' Ciorani, questo nuovo attentato. Rincrescendoli comparire
in giudizio, non sapeva ove attenersi. Ogni savio non però, essendosi portato
in Nocera, e specialmente Monsig. Vescovo, volle che l'inferno non l'avesse per
vinta.
Prese a petto la difesa
per esso, e per la Congregazione il celebre Avvocato D. Vitale di Vitale, che,
per l'integrità sua, e dottrina, fu poco dopo condecorato della toga
dall'augustissimo Re Carlo. Capita la frode nel Sacro Consiglio, anche in
questo restarono delusi gli avversari, essendosi decretato, che i Padri, e non
la donna restar dovessero in possesso della casa.
Benchè fatta questa
giusta difesa ne' termini più onesti dal Vitale, offese non però, ed irritò vie
più i partitanti, ed il Contaldi, ne sono da credersi i gravi cimenti, ne'
quali si videro Alfonso, ed i compagni. Essendosi querelato, ma trai denti, del
torto, che se li faceva, volendosi discacciato di casa, persona prepotente, ed
era ecclesiastica, lo caricò di tali elogi; che ne anche convenivano ad un
facchino: quando volete andar rubando,
gli disse tra l'altro con sommo sdegno, e
spogliando la gente a forza, uscite a rubare al passo in mezzo della strada.
Non se ne offese
Alfonso: Benedetto Iddio, rispose, ho lasciato la casa mia per esser trattato
come ladro in Nocera. Eravi presente il Sacerdote D. Paolo Moscati de'
Baroni dell'Olevano. Vedendo questi malmenato un - 156 -
uomo così degno, mancatagli la flemma, s'avventa
tutto fuoco contra del Prete per buttarlo dal balcone; e fatto l'avrebbe in
quel moto istantaneo, se dai nostri non si fosse impedito. Pianse Alfonso vedendo
il Moscati, ed il Prete in tale cimento, e molto più per l'offesa, che
ridondavane a Dio.
Una furia infernale
uopo è dire, che agitasse i contrari. Ancorchè troppo duro in Roma sperimentato
si fosse il terreno, tuttavolta all'entrare di Agosto di nuovo Alfonso si vide
attaccato dal Clero secolare, e regolare, e da i due Eletti de' Pagani.
Non potendosi malignare la di lui persona, perchè in venerazione presso tutti,
si addentrano i compagni, e l'Istituto. Più di questo non ci volle per vedersi
in armi ne' Pagani, ed in Nocera i più rispettabili Cittadini. Uniti i tre
Sindaci generali costituiscono in Roma a conto proprio Avvocato, e Procuratore
in difesa di Alfonso, e della Congregazione.
Volendo maggiormente
rilevare Papa Benedetto XIV il merito di Alfonso, e cosa fosse la nascente
Congregazione, fece commettere dal Cardinal Spinola un nuovo informo
all'Eminentissimo Spinelli in Napoli, ed a Monsig. Rossi Arcivescovo in
Salerno. Altro nuovo tratto di provvidenza fu quest'informo. Iddio così dispose,
per maggiormente vedersi accreditato presso del Papa Alfonso, e l'Opera, ed
aversi innanzi tempo, per la conferma dell'Istituto, il voto di un Cardinale di
tanto peso, qual'era lo Spinelli, ed il sentimento di un Metropolitano di tanto
riguardo.
Questa commessa non fu
troppo gradita. Non avendo che sperare i contrari specialmente in Salerno,
perchè troppo persuaso l'Arcivescovo dell'onestà di Alfonso, e de' compagni, si
lusingavano far guadagno col Cardinale. Stando questi a di porto nella Torre
del Greco, non furono tardi i Parochi, ed altri a prevenirlo. Con essi ci fu
ancora un Avvocato.
Fa orrore, se riferir
volessi, quanto fu nero il carattere, che fu fatto di Alfonso, ed in quale
aspetto furono posti i suoi Alunni. Si fatto parlare stomacò il Cardinale; ma
riclamando i Parochi, sul termine di Congregazione, che millantavasi da'
Missionarj, e non ci era, sputò il Cardinale, che avrebbe voluto più tosto non
una Congregazione dipendente da un Capo, come quella de' Pii Operarii, e de'
PP. di S. Vincenzo, ma tante case disunite dipendenti da' soli Vescovi, come
quelle dell'Oratorio.
Quest'espressione, così
buttata dal Cardinale, fece ingigantire i Parochi, spacciando, ritornati che
furono ne' Pagani, che il Cardinale non era per approvare la Regola, e festeggiavano
perchè restava abolita la Congregazione, e nulla la donazione già fatta.
In vista di tale
trionfo, si portarono subito, senza perdita di tempo, da Sua Eminenza uniti con
D. Lucio Tortora, e con altri Gentiluomini, i nuovi Sindaci eletti a' quindeci
di Agosto. In vederli il Cardinale, si pose in contegno, credendo la seconda
de' Parochi. Parlò - 157 -
D.
Lucio; e sentendo il Cardinale encomiare la Congregazione, lo zelo di Alfonso,
e de' Missionarj ed il gran bene, che operavano in Nocera, se ne compiacque
estremamente: Signori miei, lor
disse, quanto mi edifica il vostro
parlare, altretanto restai scandalizato avantieri del parlare de' Parochi.
Avendo dimandato quali
Sindaci fossero, in sentire, che vi era anche il Sindaco particolare de'
Pagani, come! disse, egli è comparso in Roma contra i Missionarj,
ed ora me ne parla in favore? Essere stato l'antecessore, rispose il
Sindaco D. Gaetano Criscuoli, e che si era rivocata la procura. Se ne
compiacque il Cardinale; e con volto giulivo compromise tutta l'opera sua in
favore di Alfonso, e della Congregazione.
Non lasciava mezzo
Monsig. de Dominicis, tra questo tempo in cui pendevano le relazioni, per veder
bonacciata la tempesta. Si fa arbitro, e progettando accomodo, pregò i nostri a
voler sottomettere.
Ci venne Alfonso, e ci
venne il Contaldi. Con Alfonso ci furono i Padri Sportelli, e Mazzini, e col
Contaldi altri suoi partitanti.
Essendosi venuto a'
progetti, uno se ne fece per parte del Contaldi, e fu, che restava a suo conto
pagare i contratti debiti per la fabbrica; ma che i Padri partir dovessero da'
Pagani, e non volendo partire, che serrassero la Chiesetta di S. Domenico, e
trattenuti si fossero come in casa propria da semplici Preti, senza operar cosa
ne' Pagani.
Resta stupito Monsignore
in sentire tal progetto: irato alza mano al congresso; e rivolto ai Padri
disse: tirate avanti così in Napoli, che
in Roma, ed assistete all'Eminentissimo Spinelli, che Iddio sta per voi.
Adora Alfonso i divini giudizi, si stringe nelle spalle, e col capo chino fece
ritorno a casa.
Troppo appassionato era
Monsig. de Dominicis per quest'Opera, nè lasciava mezzo per assodarla; ma non
senza afflizione di Alfonso, de' nostri, e di tutti gl'interessati, sorpreso si
vide dalla morte a' ventidue di Agosto di questo medesimo anno 1744.
Quest'accidente non
dispiacque, anzi rallegrò i contrari, perchè sfiancato credevano di protezione
Alfonso, ed i suoi. La Provvidenza non però supplì la mancanza di Monsig. de
Dominicis con un degno successore, qual fù D. Gerardo Volpe, uomo, com'è noto,
a niuno secondo nella prudenza, e nel zelare l'onore di Dio, ed il bene
dell'Anime.
Uniformi furono le due
relazioni dell'Eminentissimo Spinelli, e di Monsig. Rossi Arcivescovo di
Salerno. Il nuovo Istituto (così si spiega il Cardinale) o sia Congregazione
de' Preti Secolari detti del Santissimo Salvatore, si è fatto, e tuttavia si fa
conoscere di sommo, e singolare profitto.
Il suo principale oggetto è aiutare i poveri, che derelitti, e sparsi si
veggono per le campagne: le loro case sono stabilite lontane dalle principali
Città: girano per le Diocesi, ove son situati, con Missioni, ed altri
spirituali esercizj, e chiamati non mancano - 158 -
accorrere in ajuto di altre Diocesi. In Casa, oltre
varie pratiche di pietà, porgono gli Spirituali Esercizj non che agli
Ordinandi, e Cleri, anche alle persone Secolari.
Stimandosi di molto
profitto, furono stabiliti in Nocera dal defunto Monsig. de Dominicis, col
consenso ed applauso di tutto il Capitolo della Cattedrale, così dai Rettori,
Parochi, e Clero non solo della Città, ma di tutte le sette Università che la
compongono. Tutto fù fatto congregati in generale parlamento, precedente i
banni per tutt'i luoghi soliti delle dette Università, anche con acclamazione
degli altri luoghi di quella Diocesi.
Monsignore ne visse
sempre ben soddisfatto, e vivono con esatta subordinanza agli Ordinari de'
luoghi. Non è vero, che vanno mendicando, ma si mantengono, benchè strettamente,
colle loro vendite, e fatiche. Non merita considerazione la vendita, che si
asserisce di crocifissetti, e cateniglie, avendo informato essa Sacra
Congregazione con tutta verità il medesimo defunto Vescovo di Nocera".
Fin quì l'Eminentissimo
Spinelli; e tale fu la relazione di Monsig. Rossi Arcivescovo di Salerno.
Tanto dispose la
Provvidenza. Così con quattro ricorsi in contrario e quasi otto mesi di
travagli in Roma, non risparmiando i Preti, e i Regolari, nè denaro, nè
cavilli, nè contumelie, la Congregazione anziche denigrata, restò conosciuta,
ed applaudita dal Capo visibile della Chiesa, verificandosi, come profetizzò
Zaccheria, la salute dall'inimico.
Di questo calice bensì vi era per anche la feccia, e
tranguggiar dovevasi da Alfonso, e da' suoi.
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